ZZ TOP
ZZ TOP
Stefano I. Bianchi
Anche gli ZZ TOP, una leggenda del rock blues americano, passano al “trattamento Rick Rubin” come accaduto ad altri grandi vecchi come Johnny Cash e Neil Diamond. Il risultato esce a nove anni di distanza dal precedente in studio: l’occasione giusta per ripercorrere le tappe di una carriera inossidabile.
[…] NON SONO CERTO refrattari a gestire la loro immagine e la loro musica traendone vantaggio (vedi La Grange prestata recentemente alla pubblicità della Chevrolet) ma quando nel 1984 la Gillette gli mise sul piatto un milione di dollari per radersi le barbe in uno spot delle omonime lamette, i tre (due) rifiutarono gentilmente dicendo che “siamo troppo brutti senza”. Che sfrontatezza, questa Gillette! Sarebbe stato come chiedere ad Angus Young di mettersi i pantaloni lunghi per uno spot della Levi’s. Potrebbero mai accettare di tradire la loro storia questi rozzi sessantenni? Cose simili possono permettersele i Sonic Youth e gli altri fighetti della downtown, abili naviganti nel mare della comunicazione, non i redneck delle praterie texane né i teppistelli della suburbia australiana. Quelli sono gente pratica e diretta, immersa nello showbiz ma sostanzialmente refrattaria ad esso. Così come lo è anche uno spiritello fratello che si chiama Steve Albini, che quando lo intervistai per Blow Up nel ’97 e gli chiesi maliziosamente quanto doveva agli ZZ Top mi rispose sorridendo “Tutto. Praticamente ho rubato tutto agli ZZ Top. Li amo molto, gli devo quasi tutto. Credo che i loro primi album siano perfetti. Mi hanno fatto incazzare quando li hanno rimixati tutti, circa cinque anni fa, facendoli suonare come una pubblicità televisiva, con tutti quei giochetti di synth. Ma i loro dischi su London sono grandiosi”. Chi si somiglia si piglia, dice l’adagio. E questi si somigliano eccome, non fate quelle facce stupite da indie nerds che schifano tutto ciò che odora di ‘vecchio’ non avendo il buon gusto d’interpretare il nuovo. Vi dice nulla un pezzo che si chiama Just Got Paid, nell’unico album dei Rapeman “Two Nuns and a Pack Mule”? Ecco, è una cover degli ZZ Top. E se poi non vi bastasse Albini o doveste ritenere anch’egli troppo grezzo, David Lynch potrebbe fare al caso vostro: “ZZ Top are the fast track to cool”, scrive il regista nel libro che accompagna il box compilativo “Chrome, Smoke & BBQ” del terzetto texano. Non vi basta neanche Lynch? Chiedete allora a Billy Bob Thornton: “There is only one ZZ Top. They were classic when they were born. The Reverend, The Dust, The Beardless One. They pur the pedal to the metal, and the metal couldn’t make it”.
Gli ZZ Top sono la formazione più longeva della storia del rock: quarant’anni insieme senza mai sostituire un solo membro una sola volta. Gli ZZ Top sono l’unica band a non aver mai cambiato mise in tutta la sua storia, nel senso che i vestiti sono proprio gli stessi e forse non li hanno mai neppure lavati (come dite? nei primi anni non avevano quelle barbe lunghe? e dategli il tempo di farle crescere, no?). Gli ZZ Top sono la band più popolare del rock sudista pur essendo la meno consona e la più isolata rispetto a quelle che ne hanno tradizionalmente declinato e definito i contorni (Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers, Marshall Tucker, Atlanta Rhythm Section ecc.): milioni di copie dei loro album e un seguito ancora oggi fanatico non sono acqua fresca. Gli ZZ Top sono stati anche una band sperimentale e persino rivoluzionaria perché, come vedremo, sperimentare e rivoluzionare non significa produrre suoni astrusi o di difficile ascolto ma elaborarne di nuovi che sappiano spostare in avanti o di lato, nel bene e nel male, ciò che è già acquisito. E poi gli ZZ Top mi fornirono la prima e più longeva sigla del mio primo programma radio, nel lontano 1978; soprattutto quest’ultimo mi pare un ottimo motivo per rendere loro un doveroso e reverentissimo omaggio, oggi che la cura Rick Rubin - uno che sembra nato per fare il quarto ZZ Top - ce li restituisce come non li ascoltavamo da più di trent’anni: 30 anni. […]
…segue per 8 pagine nel numero 172 di Blow Up, in edicola nel mese di settembre 2012 al costo di 6 euro.
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#172) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con l’invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è abbonarsi (abbonamento): risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[…] NON SONO CERTO refrattari a gestire la loro immagine e la loro musica traendone vantaggio (vedi La Grange prestata recentemente alla pubblicità della Chevrolet) ma quando nel 1984 la Gillette gli mise sul piatto un milione di dollari per radersi le barbe in uno spot delle omonime lamette, i tre (due) rifiutarono gentilmente dicendo che “siamo troppo brutti senza”. Che sfrontatezza, questa Gillette! Sarebbe stato come chiedere ad Angus Young di mettersi i pantaloni lunghi per uno spot della Levi’s. Potrebbero mai accettare di tradire la loro storia questi rozzi sessantenni? Cose simili possono permettersele i Sonic Youth e gli altri fighetti della downtown, abili naviganti nel mare della comunicazione, non i redneck delle praterie texane né i teppistelli della suburbia australiana. Quelli sono gente pratica e diretta, immersa nello showbiz ma sostanzialmente refrattaria ad esso. Così come lo è anche uno spiritello fratello che si chiama Steve Albini, che quando lo intervistai per Blow Up nel ’97 e gli chiesi maliziosamente quanto doveva agli ZZ Top mi rispose sorridendo “Tutto. Praticamente ho rubato tutto agli ZZ Top. Li amo molto, gli devo quasi tutto. Credo che i loro primi album siano perfetti. Mi hanno fatto incazzare quando li hanno rimixati tutti, circa cinque anni fa, facendoli suonare come una pubblicità televisiva, con tutti quei giochetti di synth. Ma i loro dischi su London sono grandiosi”. Chi si somiglia si piglia, dice l’adagio. E questi si somigliano eccome, non fate quelle facce stupite da indie nerds che schifano tutto ciò che odora di ‘vecchio’ non avendo il buon gusto d’interpretare il nuovo. Vi dice nulla un pezzo che si chiama Just Got Paid, nell’unico album dei Rapeman “Two Nuns and a Pack Mule”? Ecco, è una cover degli ZZ Top. E se poi non vi bastasse Albini o doveste ritenere anch’egli troppo grezzo, David Lynch potrebbe fare al caso vostro: “ZZ Top are the fast track to cool”, scrive il regista nel libro che accompagna il box compilativo “Chrome, Smoke & BBQ” del terzetto texano. Non vi basta neanche Lynch? Chiedete allora a Billy Bob Thornton: “There is only one ZZ Top. They were classic when they were born. The Reverend, The Dust, The Beardless One. They pur the pedal to the metal, and the metal couldn’t make it”.
Gli ZZ Top sono la formazione più longeva della storia del rock: quarant’anni insieme senza mai sostituire un solo membro una sola volta. Gli ZZ Top sono l’unica band a non aver mai cambiato mise in tutta la sua storia, nel senso che i vestiti sono proprio gli stessi e forse non li hanno mai neppure lavati (come dite? nei primi anni non avevano quelle barbe lunghe? e dategli il tempo di farle crescere, no?). Gli ZZ Top sono la band più popolare del rock sudista pur essendo la meno consona e la più isolata rispetto a quelle che ne hanno tradizionalmente declinato e definito i contorni (Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers, Marshall Tucker, Atlanta Rhythm Section ecc.): milioni di copie dei loro album e un seguito ancora oggi fanatico non sono acqua fresca. Gli ZZ Top sono stati anche una band sperimentale e persino rivoluzionaria perché, come vedremo, sperimentare e rivoluzionare non significa produrre suoni astrusi o di difficile ascolto ma elaborarne di nuovi che sappiano spostare in avanti o di lato, nel bene e nel male, ciò che è già acquisito. E poi gli ZZ Top mi fornirono la prima e più longeva sigla del mio primo programma radio, nel lontano 1978; soprattutto quest’ultimo mi pare un ottimo motivo per rendere loro un doveroso e reverentissimo omaggio, oggi che la cura Rick Rubin - uno che sembra nato per fare il quarto ZZ Top - ce li restituisce come non li ascoltavamo da più di trent’anni: 30 anni. […]
…segue per 8 pagine nel numero 172 di Blow Up, in edicola nel mese di settembre 2012 al costo di 6 euro.
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000