Underworld
Underworld
di Christian Zingales

[nell'immagine: Underworld, foto Westenberg]

Non c’è una regola ma ultimamente i testi degli Underworld tendono a un’asciuttezza zen ben esemplificata nelle proporzioni haiku della fluttuante Brussels, uno dei tasselli che compongono il mosaico di “Drift”. Nel pezzo un Karl Hyde in remoto ripete semplicemente “The art of conversation/ no fail, no fail”. Quando nel 1993 si materializzò Mmm… Skyscraper I Love You, il singolo manifesto degli Underworld fase 2, il testo, declamato in uno spiritato flusso di coscienza, arrivava come il segno di un mondo che stava avvicinandosi al mitologico 2000, qualcosa che sorvola qualcosa, uno sguardo dall’alto sulle metropoli di fine secolo e sui concetti stessi di tempo ed estetica, tutto creato in una pioggia di cut-up. “30.000 piedi sopra la terra/ è una cosa meravigliosa/ e tu sei una cosa meravigliosa/ 30.000 piedi sopra la terra/ è una cosa meravigliosa/ ognuno è una cosa meravigliosa/ mmm grattacielo ti amo/ e vedo Elvis!/ Elvis!/ vedo cani porno che sniffano il vento/ sniffano il vento per qualcosa di nuovo/ cani porno che sniffano il vento per trovare qualcosa di violento da fare/ cani porno che sniffano il vento/ sniffano il vento per qualcosa di nuovo/ cani porno che sniffano il vento per qualcosa di violento per me e per te/ tu sarai il mio grande giocattolo/ il mio grande totale disorientatore/ il mio grande giocattolo/ la mia forza ninja/ il mio calcolatore/ si si si no si si/ si si si si no no/ e vedo Elvis!/ e sento Dio al telefono (…)/ la città è una troia stanotte/ e vedo Dio che parla/ Elvis!/ Dio che parla/ festa porno maiale grasso Gesù Cristo giro notturno/ Elvis carne fresca e un po’ di panna montata/ porno veloce grasso cereale (…)/ Mmm grattacielo ti amo”. Deflagrante l’impatto allora e ora davanti a quel pezzo. “Prendo un sacco di appunti mentre viaggio”, spiegò Karl, “scrivo delle idee, stavo volando sopra New York e guardando giù ho pensato ‘è una cosa meravigliosa’, ed è esattamente quello che ho scarabocchiato sul mio blocknotes. E quando il direttore di volo ha detto ‘siamo 30.000 piedi sopra la terra’ ho segnato anche quello. È diventato l’incipit di Skyscraper, e il resto è materiale che scrivevo vagabondando per le strade newyorchesi nel corso di quella settimana. Qualcosa preso dal Village Voice e da Screw, altro scritto in un vicolo nel Greenwich Village alle 4 di mattina. Quando sono tornato a casa, ho fatto un taglia e cuci, ho montato le parti che preferivo. È una sorta di modo cubista di scrivere un testo, cerco di centrare un affresco di qualcosa piuttosto che focalizzare un soggetto”. […]

…segue per 6 pagine nel numero 259 di Blow Up, in edicola a dicembre 2019

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