The Specials
The Specials
di Marco Sideri
“MI CHIEDI a cosa serve mischiare pop e politica”, cantava Billy Bragg nel 1988. “Posso offrirti il mio imbarazzo e le solite scuse”, si rispondeva nel verso successivo. Ed effettivamente è dura, raccontare il matrimonio di due cose tanto diverse. Al di là del facile sovrapporsi di una canzone orecchiabile con uno slogan votabile (vedi le infinite querelle sull’uso di questo o quel brano per questa o quella campagna elettorale) il pop e la politica sono strutturalmente incompatibili. Il primo è, deve essere, semplice; la seconda è, deve essere, complessa. Per incontrarsi, veramente, hanno bisogno di una congiunzione astrale assoluta; una di quelle occasioni perfette.
Nello stesso 1988, l’11 giugno, Jerry Dammers (mente, padre e padrone degli Specials, da Coventry, Inghilterra) è in piedi davanti alla tastiera a Londra, sul palco dello stadio di Wembley, per il concerto di tributo a Nelson Mandela in occasione del suo settantesimo compleanno. Dammers è tra gli organizzatori, nell’ambito del progetto Artists Against Apartheid. Jerry sta per attaccare Nelson Mandela, una canzone che sta nel terzo disco degli Specials (“In The Studio”, di quattro anni prima). Lo stadio, stracolmo, applaude e balla. Neppure due anni dopo, Nelson Mandela in persona sale sullo stesso palco durante un secondo concerto, organizzato dopo la liberazione. Nelson Mandela è una canzone che puoi ballare facendo il trenino a un qualunque matrimonio; eppure Nelson Mandela è (stata) anche un ingranaggio in qualcosa di enorme e politico. Mischiare pop e politica è una cosa difficile e delicata. Gli Specials sono stati tra i pochi a farlo senza stonare; senza tradire la semplicità del primo e la complessità della seconda. In uno di quei film musicali dove un gruppo inventato nasce in cantina e, tra mille difficoltà, sfonda, i concerti di Wembley sarebbero stati la perfetta scena finale, il climax definitivo: un mare di persone, un palcoscenico enorme, il riconoscimento di ogni fatica. Neppure lo sceneggiatore più audace, a pensarci, avrebbe scritto una scena tanto perfetta: il mondo, finalmente libero, che balla al ritmo degli Specials. Titoli di coda. E tutti vissero felici e contenti. […]
…segue per 6 pagine nel numero 208 di Blow Up, un nuovo NUMERO SPECIALE di 180 pagine in edicola a Settembre 2015 al costo di 8 euro
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#208) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
“MI CHIEDI a cosa serve mischiare pop e politica”, cantava Billy Bragg nel 1988. “Posso offrirti il mio imbarazzo e le solite scuse”, si rispondeva nel verso successivo. Ed effettivamente è dura, raccontare il matrimonio di due cose tanto diverse. Al di là del facile sovrapporsi di una canzone orecchiabile con uno slogan votabile (vedi le infinite querelle sull’uso di questo o quel brano per questa o quella campagna elettorale) il pop e la politica sono strutturalmente incompatibili. Il primo è, deve essere, semplice; la seconda è, deve essere, complessa. Per incontrarsi, veramente, hanno bisogno di una congiunzione astrale assoluta; una di quelle occasioni perfette.
Nello stesso 1988, l’11 giugno, Jerry Dammers (mente, padre e padrone degli Specials, da Coventry, Inghilterra) è in piedi davanti alla tastiera a Londra, sul palco dello stadio di Wembley, per il concerto di tributo a Nelson Mandela in occasione del suo settantesimo compleanno. Dammers è tra gli organizzatori, nell’ambito del progetto Artists Against Apartheid. Jerry sta per attaccare Nelson Mandela, una canzone che sta nel terzo disco degli Specials (“In The Studio”, di quattro anni prima). Lo stadio, stracolmo, applaude e balla. Neppure due anni dopo, Nelson Mandela in persona sale sullo stesso palco durante un secondo concerto, organizzato dopo la liberazione. Nelson Mandela è una canzone che puoi ballare facendo il trenino a un qualunque matrimonio; eppure Nelson Mandela è (stata) anche un ingranaggio in qualcosa di enorme e politico. Mischiare pop e politica è una cosa difficile e delicata. Gli Specials sono stati tra i pochi a farlo senza stonare; senza tradire la semplicità del primo e la complessità della seconda. In uno di quei film musicali dove un gruppo inventato nasce in cantina e, tra mille difficoltà, sfonda, i concerti di Wembley sarebbero stati la perfetta scena finale, il climax definitivo: un mare di persone, un palcoscenico enorme, il riconoscimento di ogni fatica. Neppure lo sceneggiatore più audace, a pensarci, avrebbe scritto una scena tanto perfetta: il mondo, finalmente libero, che balla al ritmo degli Specials. Titoli di coda. E tutti vissero felici e contenti. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000