The Necks
The Necks
di Nazim Comunale

CHRIS Abrahams (piano, organo Hammond), Lloyd Swanton (contrabbasso) e Tony Buck (batteria): questa, da sempre, la formazione dei Necks, una delle band in assoluto più di culto tra quelle che frequentano i suoni ai margini dell’impero; capace di catturare l’attenzione dei fan dell’improvvisazione più intransigente e del jazz come dei segugi dell’ambient e dell’elettronica più raffinata o dei rabdomanti del post-rock e dintorni. Con l’ultimo “Travel” (BU#297) hanno nuovamente convinto tutti e, mentre erano in tour in Europa (tappe a Milano e Foligno, torneranno questo mese). Ne abbiamo approfittato per intercettarli e farci raccontare questi quasi quarant’anni di viaggio insieme.

Come siete finiti nel pozzo senza fondo della musica improvvisata?
Chris Abrahams: Sono sempre stato un improvvisatore. Ho imparato il pianoforte a undici anni ma presto ho scoperto che eseguire con competenza musica preordinata davanti a un pubblico era estremamente stressante. Non ha aiutato il fatto che non fossi particolarmente bravo. Durante il liceo sono stato lasciato a me stesso con lo strumento in camera mia. Ora mi esercito da solo su pezzi classici a casa mia, ma non ho intenzione di portarli a un pubblico più ampio. Sono stati Miles Davis, Charlie Parker e Charles Mingus che, attraverso gli LP presi in prestito dal dipartimento di musica del mio liceo, mi hanno portato dall’essere un bassista per hobby ispirato ai Led Zeppelin/Frank Zappa ad un aspirante pianista jazz moderno. Lloyd e io formammo un quartetto post-Coltrane nei primissimi anni ottanta, che si sciolse nel 1985 (Tony qualche volta suonava con noi). Abbiamo formato i Necks un anno dopo. Anche se ho suonato in molti progetti in ambito rock, sia dal vivo che su disco, il mio viaggio verso l’abisso senza fondo della musica improvvisata non è stato così tortuoso. […]

[nell'immagine: The Necks, foto di Camille Walsh]

…segue per 8 pagine nel numero 317 di Blow Up, ottobre 2024

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