NEL 1971 in cui questa storia è ambientata i Kinks e in particolare il loro demiurgo, Ray Davies, vivevano una sorta di doppia vita intrecciata. Erano rockstar ambiziose e smaniose di riscontro planetario, pronti a invadere l'America come i cugini Stones e Who dopo esserne stati banditi per anni per i ben noti fatti del 1965. Avevano un album caldo nelle classifiche, Lola Vs.Powerman And Moneygoround, e una canzone-sigla furba e contagiosa. Una multinazionale a corto di talenti rock, la RCA, li voleva a tutti i costi e prometteva l'attenzione & promozione & denaro che la PYE non aveva saputo offrire prima. Tutto questo da un lato. Dall'altro invece Ray e i suoi amici/nemici/complici/ sabotatori erano persi in fantasie di tempi lontani, una specie di “terapia del ricordo” per difendersi da giorni che non amavano. Macchè Nazione di Woodstock e popolo dei festival rock, i Kinks non abitavano lì. Abitavano nel Village Green che con splendido anticonformismo avevano cantato nei giorni dell'underground psichedelico e del maggio francese, resistevano in una “altra” Londra che si sgretolava pezzo a pezzo sotto i colpi della “modernità”. La loro resistenza era ricordo, testimonianza, fedeltà al passato; senza venerazioni nostalgiche, con molto impeto e venenum non solo in cauda, come già avevano dimostrato Village Green e Arthur, i primi album della maturità. Il rock poteva essere solo “progressista” o era consentita una resistenza del genere? […]

…segue per 4 pagine nel numero 185 di Blow Up, in edicola a Ottobre 2013 al costo di 6 euro

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