Terry Reid
Terry Reid
di Eddy Cilìa
“OGGI COME OGGI a Londra di interessante non ci sono che i Beatles, i Rolling Stones e Terry Reid.”
Non è certo (dipende da a chi date credito) chi affermò quanto sopra: se Aretha Franklin o il suo produttore Tom Dowd, che assistevano fianco a fianco a un concerto del giovanissimo autore, interprete, cantante, chitarrista e ne uscivano entusiasti. Chiunque fu, Lady Soul o Dowd (che dell’album che i più ritengono il disco imprescindibile di Reid, misconosciuto classico del suo tempo e fuori dal tempo, si troverà a curare la regia), ovviamente esagerava. A mettersi a fare un elenco ragionato, pur minimo, di quanto accadeva nella capitale britannica nel 1968, anno favoloso per antonomasia, c’è di che farsi cogliere dalle vertigini. Nondimeno la frase è significativa in quanto chiarisce che, 1), il giovincello era già ben più che una promessa e, 2), all’epoca non ci si chiedeva se sarebbe diventato una star, ma solamente quando. Eppure già le cose stavano andando per il verso sbagliato, l’esordio a 33 giri assurdamente pubblicato soltanto negli USA (nel Regno Unito non vedrà la luce che nel 1992, in CD; non esiste una stampa UK del primo Terry Reid in vinile) e non all’altezza, causa una scaletta raffazzonata e la mancanza di una guida sicura, unita a qualche interferenza fuori luogo, del produttore Mickie Most, del clamoroso potenziale del titolare. A quel punto un veterano.
Nato a Huntingdon, una cittadina del Cambridgeshire, figlio unico di una coppia trasferitasi in quell’area prevalentemente rurale (risiede nella minuscola Holywell) e dal clima mite fuggendo un Nord grigio non solo per il meteo cronicamente avverso ma per le miniere anche a cielo aperto, Terry diletta il parentame che l’ha raggiunta e i vicini cantando, bambino, in ogni occasione sociale si presenti. Vince una gara che ha in palio come premio due magnum di champagne e la prima delusione, come un presagio di quanto il destino ha in serbo per lui, è che non abbia ancora l’età per potere assaggiare il prezioso nettare. Dodicenne chiede in regalo al padre una chitarra e la ottiene: una da pochi soldi. La promessa è che se si impegnerà abbastanza a imparare a suonarla lo strumento verrà sostituito con uno di maggior pregio. Non passa che un anno e già può maneggiare una passabile Hofner, elettrica, naturalmente con tanto di amplificatorino. Avete gettato un occhio al calendario? Avanzano al proscenio i Beatles e in men che non si dica il ragazzetto ne sa riprodurre alla perfezione il repertorio. Impressionato, papà gli compra una Gretsch professionale e un amplificatore Vox. Per il resto del decennio gli farà quando necessario da autista, improvvisandosi, da primo fan che è diventato, roadie e tour manager. […]
…segue per 8 pagine nel numero 258 di Blow Up, in edicola a novembre 2019
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#258) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
“OGGI COME OGGI a Londra di interessante non ci sono che i Beatles, i Rolling Stones e Terry Reid.”
Non è certo (dipende da a chi date credito) chi affermò quanto sopra: se Aretha Franklin o il suo produttore Tom Dowd, che assistevano fianco a fianco a un concerto del giovanissimo autore, interprete, cantante, chitarrista e ne uscivano entusiasti. Chiunque fu, Lady Soul o Dowd (che dell’album che i più ritengono il disco imprescindibile di Reid, misconosciuto classico del suo tempo e fuori dal tempo, si troverà a curare la regia), ovviamente esagerava. A mettersi a fare un elenco ragionato, pur minimo, di quanto accadeva nella capitale britannica nel 1968, anno favoloso per antonomasia, c’è di che farsi cogliere dalle vertigini. Nondimeno la frase è significativa in quanto chiarisce che, 1), il giovincello era già ben più che una promessa e, 2), all’epoca non ci si chiedeva se sarebbe diventato una star, ma solamente quando. Eppure già le cose stavano andando per il verso sbagliato, l’esordio a 33 giri assurdamente pubblicato soltanto negli USA (nel Regno Unito non vedrà la luce che nel 1992, in CD; non esiste una stampa UK del primo Terry Reid in vinile) e non all’altezza, causa una scaletta raffazzonata e la mancanza di una guida sicura, unita a qualche interferenza fuori luogo, del produttore Mickie Most, del clamoroso potenziale del titolare. A quel punto un veterano.
Nato a Huntingdon, una cittadina del Cambridgeshire, figlio unico di una coppia trasferitasi in quell’area prevalentemente rurale (risiede nella minuscola Holywell) e dal clima mite fuggendo un Nord grigio non solo per il meteo cronicamente avverso ma per le miniere anche a cielo aperto, Terry diletta il parentame che l’ha raggiunta e i vicini cantando, bambino, in ogni occasione sociale si presenti. Vince una gara che ha in palio come premio due magnum di champagne e la prima delusione, come un presagio di quanto il destino ha in serbo per lui, è che non abbia ancora l’età per potere assaggiare il prezioso nettare. Dodicenne chiede in regalo al padre una chitarra e la ottiene: una da pochi soldi. La promessa è che se si impegnerà abbastanza a imparare a suonarla lo strumento verrà sostituito con uno di maggior pregio. Non passa che un anno e già può maneggiare una passabile Hofner, elettrica, naturalmente con tanto di amplificatorino. Avete gettato un occhio al calendario? Avanzano al proscenio i Beatles e in men che non si dica il ragazzetto ne sa riprodurre alla perfezione il repertorio. Impressionato, papà gli compra una Gretsch professionale e un amplificatore Vox. Per il resto del decennio gli farà quando necessario da autista, improvvisandosi, da primo fan che è diventato, roadie e tour manager. […]
…segue per 8 pagine nel numero 258 di Blow Up, in edicola a novembre 2019
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#258) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000