Synthpunk 3
Synthpunk 3
di Federico Guglielmi
[nell'immagine: Suicide]
Negli anni tra i ’70 e gli ’80, Los Angeles e San Francisco generarono varie band che conciliavano un approccio e un sound catalogabili come punk con l’uso intensivo e non di mero contorno di sintetizzatori e/o tastiere elettroniche (o “trattate” in modo da sembrare tali), divenendo teatri di autentiche scene. Non andò invece così nel resto degli Stati Uniti, dove le esperienze di questo tipo furono per lo più isolate e spesso si svilupparono in aree lontane dagli spot dei media e della discografia, con conseguente condanna a rimanere nell’ombra. La distanza geografica e di mentalità dai luoghi che potevano favorire la conquista del (magari effimero) successo permise a parecchi musicisti di operare in totale libertà creativa, senza le ansie da prestazione e le scelte forzate che frequentemente condizionano quanti si muovono in ambienti pieni di colleghi che “ce l’hanno fatta” o paiono potercela fare; prigionieri del loro decentramento, ma non necessariamente frustrati da esso, gli autodidatti della Grande Provincia estrassero dal cilindro proposte in molti casi personali e intriganti, delle quali sono però stati in pochi ad accorgersi; che oggi di loro si ricordino solo cultori delle oscurità e collezionisti è un’ottima ragione per narrarne le gesta. […]
…segue per 8 pagine nel numero 249 di Blow Up, in edicola a febbraio 2019
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#249) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nell'immagine: Suicide]
Negli anni tra i ’70 e gli ’80, Los Angeles e San Francisco generarono varie band che conciliavano un approccio e un sound catalogabili come punk con l’uso intensivo e non di mero contorno di sintetizzatori e/o tastiere elettroniche (o “trattate” in modo da sembrare tali), divenendo teatri di autentiche scene. Non andò invece così nel resto degli Stati Uniti, dove le esperienze di questo tipo furono per lo più isolate e spesso si svilupparono in aree lontane dagli spot dei media e della discografia, con conseguente condanna a rimanere nell’ombra. La distanza geografica e di mentalità dai luoghi che potevano favorire la conquista del (magari effimero) successo permise a parecchi musicisti di operare in totale libertà creativa, senza le ansie da prestazione e le scelte forzate che frequentemente condizionano quanti si muovono in ambienti pieni di colleghi che “ce l’hanno fatta” o paiono potercela fare; prigionieri del loro decentramento, ma non necessariamente frustrati da esso, gli autodidatti della Grande Provincia estrassero dal cilindro proposte in molti casi personali e intriganti, delle quali sono però stati in pochi ad accorgersi; che oggi di loro si ricordino solo cultori delle oscurità e collezionisti è un’ottima ragione per narrarne le gesta. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000