Sven Vath
Sven Vath
di Christian Zingales

[nell'immagine: Sven Vath by WOELLER]


IL ’93 ESPLOSE la trance tedesca, e prima che arrivasse un bastimento carico di dinamitarde uscite della Eye Q e della Harthouse, fondate a Francoforte da Sven Vath, Matthias Hoffmann e Heinz Roth, laboratori di euro panzer che incrociavano accelerazioni techno con un dialetto post-moroderiano e una grandeur epico-sinfonica post-wagneriana, la segnaletica fu il 12” L’Esperanza, dove Sven, ex popstar ’80 come Off e DJ al mitico Dorian Gray costruito nell’aeroporto frankfurtiano, battezzato ipno nella Ibiza già pre-ottantottina, svettava in copertina come disegnato da Liberatore, metal hurlant freak su sfondo fucsia in una dismessa posizione del loto con gambe e braccia aperte in non celato ammiccamento sessuale, attorno l’aura di una stella, look motor-rave con pantaloni Dainese a slanciare cignon e pizzetto da sulfureo joker fine millennio. Era l’inizio dell’estate e un paio di mesi dopo lo vidi all’Energy di Zurigo, un mix di giullaresco e carismatico, nel pomeriggio al comando di uno dei carri della sfilata di DJ nel centro storico, sul camion Ata, fondatore del negozio di dischi Delirium, a mixare Show Me Love di Robin S con gli Hardfloor, e Sven, con gli stessi Dainese, a mischiarsi tra la folla, divertita anche tra i più anziani. La sera all’Allenstadion eccolo torso nudo da vichingo e occhi accesi tanto dall’attività psicotropa quanto da un’indole stregonesca, passai con qualche travaglio la prova del nove del trance rush affrontando con una rossa in corpo il climax del suo set, la parossistica versione dei Visions Of Shiva de L’Esperanza. La settimana dopo al Tribal Gathering di Monaco c’erano tanti trance gods, senz’altro Mark Spoon, ma Sven non era previsto. Un flash quindi vederlo comparire nel marasma, torso nudo stavolta coperto da un gilet di pelo di pecora, sempre raggiante e stregato/stregante, aveva un set in città da un’altra parte ed era di passaggio. Nel ’94 al Montreaux Jazz Festival ricordo il suo sguardo carpire certi miei dissesti mentali mentre suonava Sychophantasy dei Rejuvination. […]

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