Ryuichi Sakamoto
Ryuichi Sakamoto
di Leonardo Marrone
Nell’immagine: Ryuichi Sakamoto (foto Zakkubalan)
TRA IL 2008 E IL 2009 era uscito “Black Sea” di Fennesz e anche Sakamoto stava per presentare “Out of Noise”, una sorta di gioco di specchi con il lavoro del compositore austriaco, viste soprattutto le forti assonanze e le similitudini tra le due opere. “Out of Noise” segnava un grande spostamento dell'asse creativo dell'autore. Non che Sakamoto, anche grazie alla sua versatilità, abbia mai avuto particolari momenti di stallo, ma questo disco sembrava riassumere esattamente le molte modalità di comunicazione e le esigenze espressive che in quegli anni l'autore stava perseguendo, spesso in collaborazione con artisti della filigrana di, per l'appunto, Fennesz o Alva Noto. Questa pubblicazione credo sia stata per molti una grande e felicissima sorpresa; l'inizio o comunque la manifestazione di una nuova fase. Anche se l'album ufficiale pubblicato solo l'anno dopo, “Utau”, in collaborazione con Taeko Ōnuki – dunque non una colonna sonora o una specie di auto celebrazione (come appariva, ad esempio, sia pur con risultati eccelsi, “Playing the Piano”) - era un disco affascinate, di certo era completamente diverso dal precedente. "Out of noise" era infatti un lavoro fortemente stratificato, mentre “Utau” era la risultanza di un dialogo estremamente paritario tra piano e voce (quella, appunto, della Ōnuki, cantante nipponica sulla breccia dagli anni '70).
Proprio in quel particolare periodo creativo, in piena forma fisica e con diversi chili in più rispetto a oggi, avrei dovuto incontrarlo nella città-laboratorio-museo di Akiyoshidai, tra le montagne carsiche nella provincia di Yamaguchi, in Honshū. Un posto "magico", dove l'arte si respira; in cui, per capirci, è stata commissionata a Isozaki la costruzione di un micro teatro apposta per accogliere il Prometeo di Luigi Nono. In questo complesso, simile a un grande ufo posato in una valle circondata da vecchie case con i tetti tradizionali di tegole o paglia, lui era lì, incastrato nella tela dei suoi tanti e diversi progetti in corso; ma nonostante questo si dimostrò disponibile, molto più di oggi. Il destino ha voluto che fossi io, allora e nonostante gli accordi con la manager, entusiasta di un incontro con un giornalista di una testata italiana, a dargli buca. […]
…segue per 6 pagine nel numero 230-231 di Blow Up, in edicola a giugno 2017 al costo di 8 euro: NUMERO SPECIALE DI 180 PAGINE!
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Nell’immagine: Ryuichi Sakamoto (foto Zakkubalan)
TRA IL 2008 E IL 2009 era uscito “Black Sea” di Fennesz e anche Sakamoto stava per presentare “Out of Noise”, una sorta di gioco di specchi con il lavoro del compositore austriaco, viste soprattutto le forti assonanze e le similitudini tra le due opere. “Out of Noise” segnava un grande spostamento dell'asse creativo dell'autore. Non che Sakamoto, anche grazie alla sua versatilità, abbia mai avuto particolari momenti di stallo, ma questo disco sembrava riassumere esattamente le molte modalità di comunicazione e le esigenze espressive che in quegli anni l'autore stava perseguendo, spesso in collaborazione con artisti della filigrana di, per l'appunto, Fennesz o Alva Noto. Questa pubblicazione credo sia stata per molti una grande e felicissima sorpresa; l'inizio o comunque la manifestazione di una nuova fase. Anche se l'album ufficiale pubblicato solo l'anno dopo, “Utau”, in collaborazione con Taeko Ōnuki – dunque non una colonna sonora o una specie di auto celebrazione (come appariva, ad esempio, sia pur con risultati eccelsi, “Playing the Piano”) - era un disco affascinate, di certo era completamente diverso dal precedente. "Out of noise" era infatti un lavoro fortemente stratificato, mentre “Utau” era la risultanza di un dialogo estremamente paritario tra piano e voce (quella, appunto, della Ōnuki, cantante nipponica sulla breccia dagli anni '70).
Proprio in quel particolare periodo creativo, in piena forma fisica e con diversi chili in più rispetto a oggi, avrei dovuto incontrarlo nella città-laboratorio-museo di Akiyoshidai, tra le montagne carsiche nella provincia di Yamaguchi, in Honshū. Un posto "magico", dove l'arte si respira; in cui, per capirci, è stata commissionata a Isozaki la costruzione di un micro teatro apposta per accogliere il Prometeo di Luigi Nono. In questo complesso, simile a un grande ufo posato in una valle circondata da vecchie case con i tetti tradizionali di tegole o paglia, lui era lì, incastrato nella tela dei suoi tanti e diversi progetti in corso; ma nonostante questo si dimostrò disponibile, molto più di oggi. Il destino ha voluto che fossi io, allora e nonostante gli accordi con la manager, entusiasta di un incontro con un giornalista di una testata italiana, a dargli buca. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000