RPM: Talking Heads "Remain In Light"
RPM: Talking Heads "Remain In Light"
di Giovanni Vacca
Il punk ci aveva lasciati indenni. Nel 1977, ginnasiali quattordicenni allora, avevamo appena scoperto sugli scaffali dei fratelli maggiori dei nostri amici i dischi dei Pink Floyd, di Emerson, Lake and Palmer, dei Genesis, degli Yes e dei Jethro Tull: troppa la fascinazione per questa musica, impossibile potersi di colpo convertire all’estetica dei Sex Pistols, dei Television o dei Ramones, gruppi dei quali si cominciava a sentir parlare. Non potevamo che considerarla roba per analfabeti, qualcosa che stava oscurando il ‘vero’ rock che per noi era soprattutto inglese. Per il mondo a stelle e strisce, infatti, ascoltavamo soprattutto Dylan, Neil Young, i Doors, il blues delle origini e poco altro. Ci voleva, insomma, del tempo. E fu così che, per quanto mi riguarda, la svolta prese corpo nel 1984, data del mio primo viaggio in Inghilterra. Un giovane suddito britannico, mio vicino di stanza a Cambridge, mi passò delle cassette di Brian Eno: Another Green World e Before and After Science. Furono una rivelazione. Le battute iniziale di No One Receiving, prima traccia di quest’ultimo, una vera epifania: bisognava aggiornarsi. Tornato in Italia telefonai ad un amico che da tempo aveva chiuso con la vecchia musica e lo obbligai a prestarmi tutti gli album più significativi che erano usciti nei sei, sette anni precedenti. Intere discografie da metabolizzare in tempi rapidi, insomma, e così fu: incredibile quanto tempo si possa avere a quell’età. E se ognuno, come è giusto che sia, costruisce i propri percorsi musicali, in quegli anni io costruii il mio, selezionando in quel mare magnum di vinili che ascoltai, un numero limitato di lavori che costituirono i miei punti fermi utili per interpretare quel momento storico, oggi consapevole che anche su altri avrei fatto bene a soffermarmi di più. […]
…segue per 6 pagine nel numero 269 di Blow Up, in edicola a ottobre 2020
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#269) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Il punk ci aveva lasciati indenni. Nel 1977, ginnasiali quattordicenni allora, avevamo appena scoperto sugli scaffali dei fratelli maggiori dei nostri amici i dischi dei Pink Floyd, di Emerson, Lake and Palmer, dei Genesis, degli Yes e dei Jethro Tull: troppa la fascinazione per questa musica, impossibile potersi di colpo convertire all’estetica dei Sex Pistols, dei Television o dei Ramones, gruppi dei quali si cominciava a sentir parlare. Non potevamo che considerarla roba per analfabeti, qualcosa che stava oscurando il ‘vero’ rock che per noi era soprattutto inglese. Per il mondo a stelle e strisce, infatti, ascoltavamo soprattutto Dylan, Neil Young, i Doors, il blues delle origini e poco altro. Ci voleva, insomma, del tempo. E fu così che, per quanto mi riguarda, la svolta prese corpo nel 1984, data del mio primo viaggio in Inghilterra. Un giovane suddito britannico, mio vicino di stanza a Cambridge, mi passò delle cassette di Brian Eno: Another Green World e Before and After Science. Furono una rivelazione. Le battute iniziale di No One Receiving, prima traccia di quest’ultimo, una vera epifania: bisognava aggiornarsi. Tornato in Italia telefonai ad un amico che da tempo aveva chiuso con la vecchia musica e lo obbligai a prestarmi tutti gli album più significativi che erano usciti nei sei, sette anni precedenti. Intere discografie da metabolizzare in tempi rapidi, insomma, e così fu: incredibile quanto tempo si possa avere a quell’età. E se ognuno, come è giusto che sia, costruisce i propri percorsi musicali, in quegli anni io costruii il mio, selezionando in quel mare magnum di vinili che ascoltai, un numero limitato di lavori che costituirono i miei punti fermi utili per interpretare quel momento storico, oggi consapevole che anche su altri avrei fatto bene a soffermarmi di più. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000