RPM Lloyd Cole "Rattlesnakes"
RPM Lloyd Cole "Rattlesnakes"
di Giancarlo Turra

“Mi nutro di romanzi. Tutto quello su cui riesco a mettere le mani, importa poco che siano belli o brutti. Ho fatto anche grandi abbuffate di Dylan: l’ho ascoltato e riascoltato per capire il segreto dei suoi testi, così belli e appropriati. Credo proprio che si debba leggere molto per scrivere belle canzoni. Tanto e senza prevenzioni.” (Lloyd Cole)

CON I TEMPI che corrono e soprattutto scorrono, alla fine dello scorso aprile un post apparso sul sito di Lloyd Cole e successivamente rimbalzato tra i social aveva destato una certa preoccupazione. In sintesi, il nostro uomo annunciava che si sarebbe preso un po’ di riposo per non meglio specificati problemi di salute che lo avevano tormentato lungo l’ultimo tour lasciando anche degli strascichi dal punto di vista psicologico. La cancellazione degli impegni concertistici e la dichiarata necessità di ridiscutere lavoro e vita parevano preoccupanti nonostante la determinazione a curarsi e della risolutezza espresse dal diretto interessato. Per fortuna, entro un paio di mesi un altro dispaccio riportava una condizione in via di miglioramento e auspicava il ritorno sulle scene. Possiamo tirare un sospiro di sollievo, siccome vogliamo un sacco di bene a un artista che, rimasto sempre fedele a se stesso pur assecondando la voglia di mutare, ha continuato a fare dischi più che dignitosi anche se per forza di cose non paragonabili al capolavoro che lo ha consegnato agli annali. Un disco che entra nei fatidici “anta” allorché vi apprestate a leggere il presente numero di “Blow Up”.
Stiamo parlando di “Rattlesnakes”, trentacinque minuti di perfezione che incarnano il vertice espressivo di un linguaggio che, chissà quanto inconsapevolmente, prova nell’anno di Orwell ad arginare il thatcherismo (rieletta nel giugno 1983, la Iron Lady sta rapidamente smantellando il welfare state con le ben note conseguenze), il parallelo affievolirsi del post-punk e la degenerazione New Pop. Un fenomeno che in realtà era partito con il piede giusto, proponendo il sofisticato enigma Associates, la conformazione che deformava dei Soft Cell e il senso per la commerciabilità policroma e lucente identificato nei New Gold Dream e Glittering Prize dei Simple Minds. Eppure quell’onda si infrange lasciando spazio a bellimbusti cuciti su misura per la nascente MTV, lesta a inserire nel palinsesto gli spot per villaggi vacanze dei Duran Duran, il dandismo da discount degli Spandau Ballet e il ciarpame spacciato da Culture Club e Thompson Twins. Quando persino i Gang Of Four tentano con esiti disastrosi di darsi una riverniciata, appare chiaro che la faccenda è a un punto di non ritorno. […]

…segue per 6 pagine nel numero 317 di Blow Up, ottobre 2024

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