RPM: Joni Mitchell
RPM: Joni Mitchell
di Vittorio Castelnuovo
Ci piaceva collocare “Shadows and Light” di Joni Mitchell a metà tra “The Perfect Stranger” di Frank Zappa e “Un ‘Sung Stories” di Phil Alvin. Il primo era un appuntamento al buio tra il vertiginoso autore di “Hot Rats” e Pierre Boulez, che trovava il rock deprimente però gli americani li teneva d’occhio dai tempi della corrispondenza con John Cage. Il secondo era un juke-box epiphany nel quale l’ex-leader dei Blasters inseriva le monetine insieme a Sun Ra, celebre mistico bizantino a suo tempo mimetizzatosi band leader. Si ritiene mai disco di rock’n’roll sia stato più imprevisto. I tre album uscirono tra il 1980 e il 1986 e nessuno di essi appare invecchiato. Vale per poche incisioni, prime delle quali in disordine di preferenza restano le selvatiche registrazioni Sun di Elvis; che secondo il suo mentore Sam Philips cantava il mondo nuovo senza averne coscienza e con la stessa vulnerabilità dei cantanti di colore.
Dice che una cultura è morta quando non si rinnova. E infatti il rock ha smesso di rinnovarsi, almeno nei termini in cui era stato capace di farlo dai Beatles ai Talking Heads, e cioè avanzando nei propri esperimenti ma rendendo accessibile a tutti il contenuto della propria ricerca. Oggi sappiamo che si è trattato del lungo addio del linguaggio anticipato da Jean-Francois Lyotard in un libro di tanti anni fa (è dai tempi dell’abate Sieyès, che ipotizzò il Terzo Stato, che i francesi si svegliano prima degli altri e infatti se la tirano!) e che mano a mano quel distacco ha investito tutte le esperienze, dall’arte alla politica, provocando uno scollamento tra avanguardia e cultura di massa (datosi che dopo la guerra questa ha soppiantato la cultura popolare). Per cui se sono bravi diventano di culto, tipo Steve Roden, e se non sono bravi finiscono in maniera decrescente nelle rassegne culturali, nelle giurie dei premi, nelle scuole di musica, nelle fondazioni, nelle università, nel servizio pubblico genere terzo canale, e giù fino alla televisione o dove diavolo li sistema la politica attraverso il patto faustiano e tutta quella roba lì. […]
…segue per 6 pagine nel numero 244 di Blow Up, in edicola a settembre 2018 al costo di 9 euro: è il secondo numero doppio estivo!
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
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Dice che una cultura è morta quando non si rinnova. E infatti il rock ha smesso di rinnovarsi, almeno nei termini in cui era stato capace di farlo dai Beatles ai Talking Heads, e cioè avanzando nei propri esperimenti ma rendendo accessibile a tutti il contenuto della propria ricerca. Oggi sappiamo che si è trattato del lungo addio del linguaggio anticipato da Jean-Francois Lyotard in un libro di tanti anni fa (è dai tempi dell’abate Sieyès, che ipotizzò il Terzo Stato, che i francesi si svegliano prima degli altri e infatti se la tirano!) e che mano a mano quel distacco ha investito tutte le esperienze, dall’arte alla politica, provocando uno scollamento tra avanguardia e cultura di massa (datosi che dopo la guerra questa ha soppiantato la cultura popolare). Per cui se sono bravi diventano di culto, tipo Steve Roden, e se non sono bravi finiscono in maniera decrescente nelle rassegne culturali, nelle giurie dei premi, nelle scuole di musica, nelle fondazioni, nelle università, nel servizio pubblico genere terzo canale, e giù fino alla televisione o dove diavolo li sistema la politica attraverso il patto faustiano e tutta quella roba lì. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000