IN QUEL POMERIGGIO del 16 settembre 1978, la vetrina del Virgin Store (i mega sarebbero arrivati più avanti) era un autentico splendore: copertine e copertine di “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!”, a mostrare alcune il fronte e altre il retro, con un tot di dischi lasciati fuori dalle buste affinché si capisse che l’oggetto era disponibile in vinile nero, rosso, grigio, giallo e blu per dare all’acquirente la freedom of choice, la libertà di scelta, del colore favorito. Era solo una delle tante idee di una campagna di marketing inusuale e imponente che stava dando i suoi frutti: in circolazione da un paio di settimane, l’album aveva destato parecchio interesse e non a caso avrebbe toccato il dodicesimo gradino delle classifiche di vendita locali. Ritenetemi pure un bugiardo, ma non ne presi nemmeno uno: in quel leggendario negozio di Marble Arch, che purtroppo è stato smantellato da un pezzo e sostituito da un - mi pare - Kentucky Fried Chicken, comprai altro. Nei ‘70 lo Stato aveva fissato dei limiti sulla valuta esportabile e le carte di credito erano un lusso da gente facoltosa: non avrebbe avuto senso spendere preziosissime sterline per un 33 giri che, essendo marchiato da un’etichetta importante come la Virgin, certo sarebbe giunto pure in Italia. Una scintilla di saggezza frenò le libidini feticiste e fu un’ottima cosa, visto che Londra sapeva come appagare i sogni bagnati degli appassionati di musica, tanto più se provenienti della periferia sfigata dell’Impero Rock. Avevo già visitato la capitale britannica, ma quello era il primo viaggio senza la scorta dei genitori: maggiorenne da cinque mesi e ancora infastidito dal misero 43 ottenuto all’esame di Maturità Classica per colpa di una commissione maledettamente stronza, nonché fresco di iscrizione a Giurisprudenza e di patente, mi ero fatto regalare due settimane al di là della Manica con tre ex compagni di liceo. […]

…segue per 6 pagine nel numero 185 di Blow Up, in edicola a Ottobre 2013 al costo di 6 euro

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