di Paolo Bertoni

[Rome, foto di Achim Webel • www.nightshadow.de]

Appena il mese scorso, nella lista dei ‘20 Essentials’ del folk noir, c’era “Die Aesthetik Der Herrschafts-Freiheit”, eletto come l’ultimo classico, ad oggi, di un genere in cui però sarebbe forzatura circoscrivere Rome, nonostante parte del suo repertorio pienamente vi rientri ed i suoi frequenti riferimenti alla Storia ne rafforzino, per tematiche, l’appartenenza. Jerome Reuter ha festeggiato il decennale del suo progetto con “Anthology 2005-2015”, che lo riassume, non cronologicamente ma senza privilegiare nessuno dei capitoli firmati dal trentaquattrenne lussemburghese, e con un tour che nel 2015 ha toccato sedici paesi europei, con contorno di date in Israele, Stati Uniti e Vietnam.
È appunto nel novembre 2005 che Jerome, nei trascorsi spicca, a titolo di curiosità, la militanza, tra la fine dei novanta e l’inizio del decennio successivo, nella Oi! band Skinflicks, si battezza Rome, sigla roboante nel suo sottendere il macigno di secoli di Storia, ma che altro non è che contrazione del suo nome. […]

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