Romanthony
Romanthony
di Christian Zingales
Angel Heart
Alla larga dal romanticismo post-mortem d’accatto, dall’epica pronta da usare. È dovere morale e indicazione di praticità se si vuole decodificare la figura di Romanthony oggi, a cinque anni dalla sua prematura scomparsa. Anche se questo non significa dimenticare i fatti. Che ci parlano di una parabola con tutti i crismi e stereotipi del bluesman che deve riconsegnare l’anima al diavolo, un novecentesco Johnny Favourite già condannato, o comunque la vuoi vedere dell’angelo caduto riaccolto a braccia aperte da Dio. Era Anthony Moore, 1967, New Jersey. I genitori assecondano la sua inclinazione musicale e quando è bambino lo mandano a prendere lezioni di chitarra. Da ragazzino si chiude in garage a suonare sopra i classici, che per lui sono Robert Johnson e Muddy Waters ma anche Prince, Led Zeppelin, Beatles. Impara a suonare poi basso, tastiera e batteria. Quando Tony Humphries diventa DJ resident dello Zanzibar al 430 Broad Street di Newark, in un momento che è una pietra miliare della scena garage house, viene folgorato. Capisce perfettamente la dinamica e il feeling dell’house. Nel 1991 lancia la sua label Blackmale dove inizia a fare uscire della roba subito anarchica rispetto alla garage tradizionale, pezzi dove vedi serpeggiare tutte le sue influenze, e quindi soul, funk e hip-hop, ma poi - a differenziarlo di brutto - rock e pop, in strutture ruvide, selvatiche, più in linea con Chicago che con New York, ma comunque non allineate a nulla se non a estro e modalità produttive personalissime, che contemplano poi un approccio viscerale e istintivo capace di lambire altezze ed eleganze ma anche una golosità di zone basse. Nella sua musica ha la cadenza dell’uomo in fuga da sé stesso. È palesemente princiano, vocalmente e in certi quadri fino al pastiche, ma paradossalmente questo farà risaltare ancora di più le sue peculiarità. Nel 1993 iniziano ad uscire una serie di singoli per la londinese Azuli di Dave Piccioni che lo consacrano in Europa e sono la piattaforma da cui uscirà nel ’96 l’album capolavoro “Romanworld”. […]
…segue per 12 pagine nel numero 247 di Blow Up, in edicola a dicembre 2018: speciale 196 pagine!
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#247) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Angel Heart
Alla larga dal romanticismo post-mortem d’accatto, dall’epica pronta da usare. È dovere morale e indicazione di praticità se si vuole decodificare la figura di Romanthony oggi, a cinque anni dalla sua prematura scomparsa. Anche se questo non significa dimenticare i fatti. Che ci parlano di una parabola con tutti i crismi e stereotipi del bluesman che deve riconsegnare l’anima al diavolo, un novecentesco Johnny Favourite già condannato, o comunque la vuoi vedere dell’angelo caduto riaccolto a braccia aperte da Dio. Era Anthony Moore, 1967, New Jersey. I genitori assecondano la sua inclinazione musicale e quando è bambino lo mandano a prendere lezioni di chitarra. Da ragazzino si chiude in garage a suonare sopra i classici, che per lui sono Robert Johnson e Muddy Waters ma anche Prince, Led Zeppelin, Beatles. Impara a suonare poi basso, tastiera e batteria. Quando Tony Humphries diventa DJ resident dello Zanzibar al 430 Broad Street di Newark, in un momento che è una pietra miliare della scena garage house, viene folgorato. Capisce perfettamente la dinamica e il feeling dell’house. Nel 1991 lancia la sua label Blackmale dove inizia a fare uscire della roba subito anarchica rispetto alla garage tradizionale, pezzi dove vedi serpeggiare tutte le sue influenze, e quindi soul, funk e hip-hop, ma poi - a differenziarlo di brutto - rock e pop, in strutture ruvide, selvatiche, più in linea con Chicago che con New York, ma comunque non allineate a nulla se non a estro e modalità produttive personalissime, che contemplano poi un approccio viscerale e istintivo capace di lambire altezze ed eleganze ma anche una golosità di zone basse. Nella sua musica ha la cadenza dell’uomo in fuga da sé stesso. È palesemente princiano, vocalmente e in certi quadri fino al pastiche, ma paradossalmente questo farà risaltare ancora di più le sue peculiarità. Nel 1993 iniziano ad uscire una serie di singoli per la londinese Azuli di Dave Piccioni che lo consacrano in Europa e sono la piattaforma da cui uscirà nel ’96 l’album capolavoro “Romanworld”. […]
…segue per 12 pagine nel numero 247 di Blow Up, in edicola a dicembre 2018: speciale 196 pagine!
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#247) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000