Robert Fripp
Robert Fripp
di Christian Zingales
Per carità, i King Crimson non sono niente male, ma Robert Fripp è l’uomo che già nel 1973 ha inventato la new-wave consegnando il rock e la chitarra elettrica a un futuro abrasivo nel vitreo cheek to cheek di “No Pussyfooting” chez Eno, per il quale in “Here Comes The Warm Jets” poi nello stesso anno ha scatenato l’inferno con le parti metal hurlant style di pezzi come Baby’s On Fire, Driving Me Backwards e Blank Frank. In un solo anno ha provocato un cataclisma neuronale nell’idea di rock come la si intendeva, apprestandosi a mettere in stand by l’ingombrante macchina crimsoniana a cui sarà sempre legato da un karma preciso, e tornando a colpire nel 1977. Tra segni del tempo di quell’anno come il boom del punk e I Feel Love di Moroder, ecco la rantolante ragnatela tessuta con malia psichica per Heroes di Bowie, che di fatto aveva intuito in nuce la mutazione frippiana e gli aveva chiesto se gli andava “di suonare del rock’n’roll per il suo nuovo disco”, e nell’album “Heroes” altri assalti kamikaze come Blackout. Nel ’78 accerchia la ninna nanna post-atomica di Fade Away And Radiate di Blondie con tremolanti segnali di allarme (e con loro farà di lì a poco una mitologica resa live proprio di I Feel Love di Donna Summer, lui a replicare il riff moroderiano alla chitarra come un Terry Riley psicopatico). Ma anche nel ‘78 apre una cupa scatola pre-Eighties nel secondo di Peter Gabriel (con cui aveva suonato nel primo e suonerà nel terzo), producendolo e graffiando le lugubri ostensioni plastiche di On The Air, White Shadow e Exposure. Nel ’79 governa l’afro geometrica di I Zimbra dei Talking Heads, nell’80 asfalta la cover presleyana di Hound Dog fatta da Walter Steding e crea la mutazione pop fuorissima di Babs And Babs di Daryl Hall dentro il “Sacred Songs” da lui diretto, e torna urticante con Bowie in “Scary Monsters”, tra l’altro!
Molto altro, con anche qualcosa che non si realizza tra il tantissimo che si realizza, tipo la produzione per gli allora nuovi album di Charles Mingus e Nona Hendrix, e un ruolo da attore con Debbie Harry in un rifacimento del godardiano “Alphaville”. […]
…segue per 6 pagine nel numero 293 di Blow Up, in edicola a ottobre 2022
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Per carità, i King Crimson non sono niente male, ma Robert Fripp è l’uomo che già nel 1973 ha inventato la new-wave consegnando il rock e la chitarra elettrica a un futuro abrasivo nel vitreo cheek to cheek di “No Pussyfooting” chez Eno, per il quale in “Here Comes The Warm Jets” poi nello stesso anno ha scatenato l’inferno con le parti metal hurlant style di pezzi come Baby’s On Fire, Driving Me Backwards e Blank Frank. In un solo anno ha provocato un cataclisma neuronale nell’idea di rock come la si intendeva, apprestandosi a mettere in stand by l’ingombrante macchina crimsoniana a cui sarà sempre legato da un karma preciso, e tornando a colpire nel 1977. Tra segni del tempo di quell’anno come il boom del punk e I Feel Love di Moroder, ecco la rantolante ragnatela tessuta con malia psichica per Heroes di Bowie, che di fatto aveva intuito in nuce la mutazione frippiana e gli aveva chiesto se gli andava “di suonare del rock’n’roll per il suo nuovo disco”, e nell’album “Heroes” altri assalti kamikaze come Blackout. Nel ’78 accerchia la ninna nanna post-atomica di Fade Away And Radiate di Blondie con tremolanti segnali di allarme (e con loro farà di lì a poco una mitologica resa live proprio di I Feel Love di Donna Summer, lui a replicare il riff moroderiano alla chitarra come un Terry Riley psicopatico). Ma anche nel ‘78 apre una cupa scatola pre-Eighties nel secondo di Peter Gabriel (con cui aveva suonato nel primo e suonerà nel terzo), producendolo e graffiando le lugubri ostensioni plastiche di On The Air, White Shadow e Exposure. Nel ’79 governa l’afro geometrica di I Zimbra dei Talking Heads, nell’80 asfalta la cover presleyana di Hound Dog fatta da Walter Steding e crea la mutazione pop fuorissima di Babs And Babs di Daryl Hall dentro il “Sacred Songs” da lui diretto, e torna urticante con Bowie in “Scary Monsters”, tra l’altro!
Molto altro, con anche qualcosa che non si realizza tra il tantissimo che si realizza, tipo la produzione per gli allora nuovi album di Charles Mingus e Nona Hendrix, e un ruolo da attore con Debbie Harry in un rifacimento del godardiano “Alphaville”. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000