Robert Ashley
Robert Ashley
di Luca Majer (e Christian Zingales)
[nell'immagine: Robert Ashley, foto di Roberto Masotti]
“Perfect Lives is just the great Mid-West, and no story has a beginning or an end. It's all digressions.”
[Robert Ashley, 1989]
38 anni fa (uf!) nel rischiosissimo lavoro di predire il futuro, dopo aver visto due episodi di "Perfect Lives" di Robert Ashley rappresentati al Teatro di Porta Romana a Milano, terminavo il mio commento al concerto così:
“... affiancare gli estremi razionalmente inconciliabili: Jarrett va - quasi - alla Scala, Beethoven nei Palasport, il Pop Group in discoteca, l'Art Ensemble of Chicago in un anfiteatro greco, Bob Dylan alla baggina, Fripp nei negozi di dischi. Solo Ashley deve restare in teatro?”
("Due sorpassi", Discoteca Hi-Fi, maggio 1980)
Oggi Ashley è stato suonato anche nei corridoi di un supermercato; in un bar; per strada. E - pure - Jarrett è andato alla Scala. E altri "estremi inconciliabili" si sono avverati. Ma quell'anno Ottanta ci faceva credere che - nello spirito - sarebbero state belle cose. E in un certo senso lo sono state. Dipendendo dal punto di vista. Oggi è diverso. Con una catena del valore dell'arte sconvolta grazie soprattutto alla Tecnica, il gesto artistico vale quasi quanto il lavoro dei braccianti agricoli e il valore è stato risucchiato da pochi, monopolistici gangli elettronici (tipo YouTube - primus inter pares della pirateria musicale, per dirla con Gianfranco Marziano) che hanno il destro di distribuirla. L'arte, come bilie gettate su un pavimento, s'è sparpagliata ovunque, gioco forza, e si è felici a poter eseguire Morton Feldman anche solo servisse da introduzione alla mostra di "monili creati con capsule Nespresso usate". I concerti sono l'unico modo di vivere di musica, ma è sempre più difficile riempire le sale senza comprarsi i pacchetti di "likes" e crearsi un seguito virtuale che ne attragga uno vero. Così va l'arte - sponsorizzata fino all'ultimo bottone - e a Milano paghi una banca per veder la sua collezione di quadri. […]
…segue per 8 pagine nel numero 236 di Blow Up, in edicola a gennaio 2018 al costo di 6 euro
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#236) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nell'immagine: Robert Ashley, foto di Roberto Masotti]
“Perfect Lives is just the great Mid-West, and no story has a beginning or an end. It's all digressions.”
[Robert Ashley, 1989]
38 anni fa (uf!) nel rischiosissimo lavoro di predire il futuro, dopo aver visto due episodi di "Perfect Lives" di Robert Ashley rappresentati al Teatro di Porta Romana a Milano, terminavo il mio commento al concerto così:
“... affiancare gli estremi razionalmente inconciliabili: Jarrett va - quasi - alla Scala, Beethoven nei Palasport, il Pop Group in discoteca, l'Art Ensemble of Chicago in un anfiteatro greco, Bob Dylan alla baggina, Fripp nei negozi di dischi. Solo Ashley deve restare in teatro?”
("Due sorpassi", Discoteca Hi-Fi, maggio 1980)
Oggi Ashley è stato suonato anche nei corridoi di un supermercato; in un bar; per strada. E - pure - Jarrett è andato alla Scala. E altri "estremi inconciliabili" si sono avverati. Ma quell'anno Ottanta ci faceva credere che - nello spirito - sarebbero state belle cose. E in un certo senso lo sono state. Dipendendo dal punto di vista. Oggi è diverso. Con una catena del valore dell'arte sconvolta grazie soprattutto alla Tecnica, il gesto artistico vale quasi quanto il lavoro dei braccianti agricoli e il valore è stato risucchiato da pochi, monopolistici gangli elettronici (tipo YouTube - primus inter pares della pirateria musicale, per dirla con Gianfranco Marziano) che hanno il destro di distribuirla. L'arte, come bilie gettate su un pavimento, s'è sparpagliata ovunque, gioco forza, e si è felici a poter eseguire Morton Feldman anche solo servisse da introduzione alla mostra di "monili creati con capsule Nespresso usate". I concerti sono l'unico modo di vivere di musica, ma è sempre più difficile riempire le sale senza comprarsi i pacchetti di "likes" e crearsi un seguito virtuale che ne attragga uno vero. Così va l'arte - sponsorizzata fino all'ultimo bottone - e a Milano paghi una banca per veder la sua collezione di quadri. […]
…segue per 8 pagine nel numero 236 di Blow Up, in edicola a gennaio 2018 al costo di 6 euro
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000