Prince
Prince
di Christian Zingales, Luca Majer, Daniele Rosa e Carlo Babando

Welcome 2 The World
“Welcome 2 America” era in origine il nome di un tour che Prince ha portato per gli Stati Uniti e poi esportato in Europa e Australia dal 2010 al 2012, ottanta date, ognuna pensata per essere diversa dall’altra, su parco circolare scolpito sulla forma del famoso simbolo princiano, con ospiti variabili in una lista di nomi che andava da Janelle Monae a Cassandra Wilson, Esperanza Spalding, Cindy Lauper, Jamie Foxx, Alicia Keys, Questlove, ma anche Naomi Campbell, Whoopi Goldberg o l’ultima Whitney Houston. Era la propaggine live di un concept nato nel 2010 con la registrazione di “Welcome 2 America” il disco, la cui pubblicazione era stata poi accantonata negli ultimi due anni di vita di Prince e che ora vede la luce, primo album completamente inedito tra il già sgargiante materiale postumo uscito, che finora consta della sublime session intima “Piano & A Microphone 1983”, degli “Originals” con le versioni di pezzi scritti per altri artisti, e delle generosissime, sontuose Deluxe di “Purple Rain”, “1999”, e “Sign ‘O’ The Times”. Materiale “from the vault”, dal mitico scrigno dell’artista di Minneapolis, che stando agli informati conterrebbe migliaia di tracce, qualcosa che potrebbe garantire “un album all’anno per cento anni”. La title-track dell’album è un cadenzato e atmosferico funk con un lungo spoken di Prince contrappuntato da cori femminili che incredibilmente sembra un suo messaggio dall’aldilà. Con i suoi richiami alla dittatura delle app e le altre pennellate sul torbido stato delle stelle e strisce, merita di essere riportato per intero: “Benvenuto in America / dove puoi fallire nel tuo lavoro, essere licenziato, riassunto / e ricevere una mancia di settecento miliardi di dollari / vieni dentro, siediti subito / e riempi le tue tasche, sì / mass media, sovraccarico di informazioni / Benvenuto in America / (Il seguente messaggio ti è stato inviato da Viacom) / Distratto dalle caratteristiche dell’iPhone / (Ho un’applicazione per ogni situazione) / In altre parole, preso da un bel viso / qualcuno ti sta guardando (ti vedo, ti vedo) / benvenuto in America / collegati più tardi all’iPad / e possiamo incontrarci a casa mia (benvenuto in America) / Benvenuto (benvenuto in America) / in America / dove tutto e niente di ciò che Google dice è alla moda / (L'imposta sulle vendite per i seguenti articoli / sigarette, sarà sollevato immediatamente) / non alzeremo le tasse / leggi le nostre labbra / benvenuti al grande spettacolo (in America) / tutti cercano qualcosa / quando non c’è nessun posto dove andare (benvenuto in America) / tranne all'interno dell’America (America) / questo è l’unico posto che conosco (in America) / la trasformazione avviene nel profondo, sì o no? / Sì / benvenuto in America / una delle nostre più grandi esportazioni era una cosa chiamata jazz / credi che la musica di oggi durerà? / (Smantella tutti i monopoli) / Benvenuto in America / speranza e cambiamento, tutto dura per sempre / e la verità è una nuova minoranza (verità) / oh, benvenuto in America / oggi vorremmo discutere del piano americano per sistemare il sistema educativo / il pegno di fedeltà ora si leggerà come segue / Giuro fedeltà alla terra degli Stati Uniti dell’Universo / benvenuto in America / non si discute con il libro (quando imparerò qualcosa di nuovo?) / Non si discute con il libro (chi me lo insegnerà, tu?) / Non si discute con il libro (cosa c'è fuori dal mio davanzale?) / Non c’è (come potrebbe esserci) / discussione (il nostro libero arbitrio?) / Tu dici di sì, io dico di no, eppure l’amore scorre / l’America può offrire molte opportunità / per la giovane donna che desidera lavorare (per lo Stato) / per il suo stesso avanzamento dal sottoproletariato / per diventare / benvenuta in America / Vai a scuola per diventare una celebrità / (F-A-M-O-S-O) ma non fare tardi / perché tutti hanno un sex tape pronto / Strappiamo bassisti, non borse / continua a giocare, c’è di peggio / Terra dei liberi, patria dei coraggiosi / Ops, voglio dire / Terra dei liberi, casa dello schiavo / Mettiti in ginocchio, colpiscimi / Benvenuto in America / Benvenuti al grande spettacolo / Tutti cercano qualcosa / quando non c'è nessun posto dove andare (signori e signore, è tutto) / tranne all'interno dell’America / questo è l’unico posto che conosco (cinese) / la trasformazione avviene nel profondo, sì o no? / (o mettiti in ginocchio)”.
Uno squarcio sociale e temporale americano come già in passato in pezzi come America o Sign “O” The Times, e ormai il mondo ha ridotto il gap con l’import delle sciagure transatlantiche così che Welcome 2 America suona oggi come un Welcome 2 The World, una globalizzata terra degli schiavi, e la vena politica di Prince si è espressa principalmente nella simbologia dello slave, maschera che lui vestiva nella sua lotta contro l’industria discografica incorporando però tutte le slaveitudini sociali e ovviamente razziali. Il messaggio dell’album “Welcome 2 America” che conosciamo ora era perentorio: “Il mondo è dominato dalla disinformazione. La visione del futuro di George Orwell è qui. Dobbiamo rimanere saldi e avere fede in questi tempi difficili che ci aspettano”. […]

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