Paul Roland
Paul Roland
di Roberto Curti
[Paul Roland, foto di Franz Soprani]
Ho letto in un’intervista che l’idea di “White Zombie” risale al 2011, e c’è voluto un bel po’ di tempo per svilupparla. È interessante il legame col film con Bela Lugosi L’isola degli zombies (1932, di Victor Halperin, in originale White Zombie), che si ricollega all’altro tuo progetto di sonorizzazione di La stregoneria attraverso i secoli (Haxan, 1922, di Benjamin Christensen). Ripercorriamone la genesi.
La mia intenzione originaria era di comporre e registrare nuove partiture per una serie di film muti di pubblico dominio, che a mio avviso avrebbero tratto grande beneficio dall’aggiunta di nuove musiche. Così stesi una lista di titoli possibili, che includeva Il pensionante (The Lodger, 1927) di Hitchcock, Il fantasma dell’Opera (The Phantom of the Opera, 1925, di Rupert Julian, con Lon Chaney), La caduta della casa Usher (La Chute de la maison Usher, 1928, di Jean Epstein) e Il carretto fantasma (Körkarlen, 1921, di Victor Sjöström), e ne parlai con un gruppo di amici disposti a collaborare con me a questo progetto a lunga scadenza. Tra costoro c’era anche un montatore video che mi avrebbe aiutato a ripulire digitalmente le immagini, creare nuovi sottotitoli (per cui avrei scritto io il testo) e rieditare il film per eliminare i fotogrammi danneggiati. Eravamo tutti entusiasti della possibilità di creare nuove edizioni significativamente migliorate di queste pellicole, e provai un’incredibile sensazione di appagamento quando completammo la nostra versione di Haxan. Avevamo anche raggiunto un accordo con un’etichetta tedesca per un’uscita in DVD…
Che però non c’è mai stata.
Esatto, perché lo Swedish Film Institute rivendicò il copyright della pellicola e fece abortire il progetto. Fu molto scoraggiante, ma ero determinato a pubblicare la musica, dato che mi sentivo responsabile per aver coinvolto tutta quella gente che aveva lavorato così duro. Fortunatamente avevo composto tre canzoni per il CD della colonna sonora (una sola delle quali si sarebbe sentita nel film, sui titoli di coda) di cui avevo registrato dei demo, e scrissi qualche altro pezzo sullo stesso stile in modo da avere abbastanza musica per mettere assieme un album. Ma ero particolarmente ansioso di far uscire i brani strumentali, sia i miei che quelli composti dal mio amico Ralf Jesek: i suoi erano incredibilmente efficaci, e i miei mi avevano portato in un’area creativa completamente nuova, ne ero davvero soddisfatto. C’era voluto quasi un anno per completare il progetto, ma in quel periodo avevo imparato a suonare in maniera rudimentale la tastiera, il che significava che ora potevo scrivere parti per altri strumenti, e avevo anche imparato le basi dell’orchestrazione. […]
…segue per 10 pagine nel numero 223 di Blow Up, in edicola a Dicembre 2016 al costo di 8 euro: numero speciale di 180 pagine!
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#223) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[Paul Roland, foto di Franz Soprani]
Ho letto in un’intervista che l’idea di “White Zombie” risale al 2011, e c’è voluto un bel po’ di tempo per svilupparla. È interessante il legame col film con Bela Lugosi L’isola degli zombies (1932, di Victor Halperin, in originale White Zombie), che si ricollega all’altro tuo progetto di sonorizzazione di La stregoneria attraverso i secoli (Haxan, 1922, di Benjamin Christensen). Ripercorriamone la genesi.
La mia intenzione originaria era di comporre e registrare nuove partiture per una serie di film muti di pubblico dominio, che a mio avviso avrebbero tratto grande beneficio dall’aggiunta di nuove musiche. Così stesi una lista di titoli possibili, che includeva Il pensionante (The Lodger, 1927) di Hitchcock, Il fantasma dell’Opera (The Phantom of the Opera, 1925, di Rupert Julian, con Lon Chaney), La caduta della casa Usher (La Chute de la maison Usher, 1928, di Jean Epstein) e Il carretto fantasma (Körkarlen, 1921, di Victor Sjöström), e ne parlai con un gruppo di amici disposti a collaborare con me a questo progetto a lunga scadenza. Tra costoro c’era anche un montatore video che mi avrebbe aiutato a ripulire digitalmente le immagini, creare nuovi sottotitoli (per cui avrei scritto io il testo) e rieditare il film per eliminare i fotogrammi danneggiati. Eravamo tutti entusiasti della possibilità di creare nuove edizioni significativamente migliorate di queste pellicole, e provai un’incredibile sensazione di appagamento quando completammo la nostra versione di Haxan. Avevamo anche raggiunto un accordo con un’etichetta tedesca per un’uscita in DVD…
Che però non c’è mai stata.
Esatto, perché lo Swedish Film Institute rivendicò il copyright della pellicola e fece abortire il progetto. Fu molto scoraggiante, ma ero determinato a pubblicare la musica, dato che mi sentivo responsabile per aver coinvolto tutta quella gente che aveva lavorato così duro. Fortunatamente avevo composto tre canzoni per il CD della colonna sonora (una sola delle quali si sarebbe sentita nel film, sui titoli di coda) di cui avevo registrato dei demo, e scrissi qualche altro pezzo sullo stesso stile in modo da avere abbastanza musica per mettere assieme un album. Ma ero particolarmente ansioso di far uscire i brani strumentali, sia i miei che quelli composti dal mio amico Ralf Jesek: i suoi erano incredibilmente efficaci, e i miei mi avevano portato in un’area creativa completamente nuova, ne ero davvero soddisfatto. C’era voluto quasi un anno per completare il progetto, ma in quel periodo avevo imparato a suonare in maniera rudimentale la tastiera, il che significava che ora potevo scrivere parti per altri strumenti, e avevo anche imparato le basi dell’orchestrazione. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000