Not in My Name: Sally Rooney, Alexandra Kleeman etc.
Not in My Name: Sally Rooney, Alexandra Kleeman etc.
di Maurizio Bianchini
1.
Un nuovo genere letterario si avanza, tra i millennial: un raccontare in taglio basso di doglianze e impotenze, compulsioni e coazioni che popola romanzi lamentosi, introflessi e risentiti. Potremmo chiamare complaint tale questo vorrei-ma-non-posso, o potrei-ma-non-voglio. Viene al mondo, in genere, fornito già di supporto promozionale, collocato sotto l’egida di un grande autore (l’impressione è sempre di più che scriverli, i libri, sia diventato solo un preliminare del ‘piazzarli sul mercato’). Salinger è il più richiesto tra gli scrittori-rifugio, ma tira anche De Lillo; assenti Bernhard, Beckett o la Woolf che pure echeggiano tra righe. L’intento è di persuadere il possibile acquirente che la polpa nelle pagine è quella del modello, non della copia, anzi delle copie, visto che in gran parte quegli stessi romanzi paiono usciti dallo stesso tornio di scrittura ‘creativa’, o dalle forbici dello stesso editor: costruiti tutti intorno a un Io narrante dietro il quale si intravvede un Io empirico dietro al quale geme un Io generazionale ai ferri corti con l’esistente. Un piagnisteo da cui mi è arduo immaginare una cosa più lontana di ganci promozionali che rimandano alla più riottosa modernità (il Salinger che alla ‘happy young America’ della réclame anni ’50 contrappone l’olocausto adolescenziale dei Glass Bros; il De Lillo di Rumore Bianco in cui l’implosione consumista è fissata in termini icastici e iterativi, come una post-normalità ominosa). Troppo mutato e avulso il contesto storico: quella modernità è collassata già da un pezzo nella poltiglia entropica della junk-economy e dei giochi di specchi digitali. Va bene la guerra fra la generazioni, e passi pure la sana paranoia edipica contro i padri, ma complotti generazionali, no, non ce n’è, magari fosse; c’è solo la resa indiscriminata al convulso mondo senza futuro partorito dal capitalismo finanziario e dalla globalizzazione senza regole (l’ultima sponda degli ingegneri di anime e dei meccanici del moto sociale: i liberisti ottimizzatori del count-down): una nave impazzita che senza più strumenti di bordo punta a piena velocità gli scogli (e d’altro canto di qualcosa si deve pur morire, non possono farlo sempre i meteoriti il lavoro sporco). Ma ci si chiede cosa possa avere reso, agli occhi dei millennial impegnati a raccontarla, la gioventù occidentale, che pure vive ancora in un suo Bengodi residuo a confronto di quella del resto del mondo, così delusa, accidiosa, vittimista e catatonica. Quasi che i disagi da welfare, gli sballi a Brighton invece che a Ibiza, siano fardelli più pesanti da portare della fame, la carestia, le guerre e i genocidi. […]
…segue per 6 pagine nel numero 240 di Blow Up, in edicola a maggio 2018 al costo di 6 euro
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#240) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
1.
Un nuovo genere letterario si avanza, tra i millennial: un raccontare in taglio basso di doglianze e impotenze, compulsioni e coazioni che popola romanzi lamentosi, introflessi e risentiti. Potremmo chiamare complaint tale questo vorrei-ma-non-posso, o potrei-ma-non-voglio. Viene al mondo, in genere, fornito già di supporto promozionale, collocato sotto l’egida di un grande autore (l’impressione è sempre di più che scriverli, i libri, sia diventato solo un preliminare del ‘piazzarli sul mercato’). Salinger è il più richiesto tra gli scrittori-rifugio, ma tira anche De Lillo; assenti Bernhard, Beckett o la Woolf che pure echeggiano tra righe. L’intento è di persuadere il possibile acquirente che la polpa nelle pagine è quella del modello, non della copia, anzi delle copie, visto che in gran parte quegli stessi romanzi paiono usciti dallo stesso tornio di scrittura ‘creativa’, o dalle forbici dello stesso editor: costruiti tutti intorno a un Io narrante dietro il quale si intravvede un Io empirico dietro al quale geme un Io generazionale ai ferri corti con l’esistente. Un piagnisteo da cui mi è arduo immaginare una cosa più lontana di ganci promozionali che rimandano alla più riottosa modernità (il Salinger che alla ‘happy young America’ della réclame anni ’50 contrappone l’olocausto adolescenziale dei Glass Bros; il De Lillo di Rumore Bianco in cui l’implosione consumista è fissata in termini icastici e iterativi, come una post-normalità ominosa). Troppo mutato e avulso il contesto storico: quella modernità è collassata già da un pezzo nella poltiglia entropica della junk-economy e dei giochi di specchi digitali. Va bene la guerra fra la generazioni, e passi pure la sana paranoia edipica contro i padri, ma complotti generazionali, no, non ce n’è, magari fosse; c’è solo la resa indiscriminata al convulso mondo senza futuro partorito dal capitalismo finanziario e dalla globalizzazione senza regole (l’ultima sponda degli ingegneri di anime e dei meccanici del moto sociale: i liberisti ottimizzatori del count-down): una nave impazzita che senza più strumenti di bordo punta a piena velocità gli scogli (e d’altro canto di qualcosa si deve pur morire, non possono farlo sempre i meteoriti il lavoro sporco). Ma ci si chiede cosa possa avere reso, agli occhi dei millennial impegnati a raccontarla, la gioventù occidentale, che pure vive ancora in un suo Bengodi residuo a confronto di quella del resto del mondo, così delusa, accidiosa, vittimista e catatonica. Quasi che i disagi da welfare, gli sballi a Brighton invece che a Ibiza, siano fardelli più pesanti da portare della fame, la carestia, le guerre e i genocidi. […]
…segue per 6 pagine nel numero 240 di Blow Up, in edicola a maggio 2018 al costo di 6 euro
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#240) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000