No Wave Japan
No Wave Japan
Federico Savini
Fra l’hard-rock di Japrocksampler e l’esplosione del Japanoise, dribblando la new wave più visibile. Tra il 1978 e l’inizio degli anni ’80 anche il Giappone ha avuto una sua NO WAVE, una scena reietta e avvolta nel mistero che ha partorito le derive musicali più estreme e bizzarre del Sol Levante. Grazie a una serie di provvidenziali ristampe e filologiche riesumazioni, da qualche tempo sta venendo alla luce un autentico reliquiario del rumore...
[nella foto: i Friction]
LA NO WAVE È UNA COSA che è successa a New York. Punto. Chi avesse dubbi in merito vada a rileggersi la prima puntata dello speciale che Valerio Mattioli dedicò al più nichilista dei movimenti della storia del rock, su BU#125. Sgombrato il campo da ogni equivoco, è pur vero che il violento rigetto verso ogni forma di ortodossia musicale pre-esistente che animò le band di Soho e della Lower East Side a fine anni ’70 fu solo il sintomo più evidente e peculiare di un germe della devianza ultra-punk (chiamiamola così...) che attecchì anche altrove, in modi e con esiti differenti. Dal Michigan dei Destroy All Monsters alla California della Subterranean records e della Los Angeles Free Music Society, al netto di scorie hippie-freak ancora piuttosto evidenti, si agitavano anche lontano dalla Grande Mela pulsioni scomposte di sperimentazione indigesta sul corpo della musica rock. Al di fuori del mondo anglossassone fu il Giappone, con i suoi complessi d’inferiorità e l’accelerazione verso una modernizzazione traumatica, il Paese che più si avvicinò al nichilismo antimusicale della No Wave, al punto che nel 1979 c’erano manifesti che parlavano esplicitamente di “Kansai No Wave” e nelle viscere di Tokyo c’era chi si bullava di avere preso fattivamente parte alla scena del Lower East Side.
L’anello di congiunzione fra la controcultura giapponese e la New York “No” è un musicista di nome Reck. La sua storia comincia alla fine degli anni ’60, quando il nostro entra a far parte dei Maru Sankaku Shikaku, sballatissima compagine ultra-freak che riuscì persino a realizzare un album triplo, un ubriacante dedalo di percussioni disperse e primitivismo dilagante. Reck fu tra i pochi a continuare a far musica anche una volta sciolta la comune: nei 3/3 coinvolse il fido batterista Chico Hige per rabberciare una traballante imitazione degli Stooges, dopo di che pensò bene di trasferirsi per un po’ negli Stati Uniti e vedere che aria tirava da quelle parti. Insieme a Chico Hige, Reck sbarcò a New York con l’obiettivo di avviare una sua rivoluzione, e già che c’era portò con sé la fidanzata dell’epoca, una certa Ikue Mori. Ebbri di velleità sperimentali e fieri dei loro precedenti musicali, i tre sbandati si misero subito a frequentare le cattive compagnie, e nella fattispecie entrarono in contatto con il giro di James Chance e Lydia Lunch. Quando i Teenage Jesus & the Jerks nacquero attorno a Lydia, Reck si inserì suonando il basso. Questo accadeva nel 1977 e qualche registrazione della formazione con Reck è rintracciabile, vedi “Pre Teenage Jesus And The Jerks” e il cdr “Live at Max Kansas City 1977”, entrambi usciti postumi. Ci vorrà poco però a rimpiazzare Reck con Gordon Stevenson, mentre per quanto riguarda i Contortions, Chico Hige fece parte della loro prima incarnazione, tanto che esiste un live al Cbgb’s del ’77 nel quale suonano con James Chance entrambi i nipponici. […]
…segue per 8 pagine nel numero 174 di Blow Up, in edicola nel mese di novembre 2012 al costo di 6 euro.
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#174) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con l’invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è abbonarsi (abbonamento): risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nella foto: i Friction]
LA NO WAVE È UNA COSA che è successa a New York. Punto. Chi avesse dubbi in merito vada a rileggersi la prima puntata dello speciale che Valerio Mattioli dedicò al più nichilista dei movimenti della storia del rock, su BU#125. Sgombrato il campo da ogni equivoco, è pur vero che il violento rigetto verso ogni forma di ortodossia musicale pre-esistente che animò le band di Soho e della Lower East Side a fine anni ’70 fu solo il sintomo più evidente e peculiare di un germe della devianza ultra-punk (chiamiamola così...) che attecchì anche altrove, in modi e con esiti differenti. Dal Michigan dei Destroy All Monsters alla California della Subterranean records e della Los Angeles Free Music Society, al netto di scorie hippie-freak ancora piuttosto evidenti, si agitavano anche lontano dalla Grande Mela pulsioni scomposte di sperimentazione indigesta sul corpo della musica rock. Al di fuori del mondo anglossassone fu il Giappone, con i suoi complessi d’inferiorità e l’accelerazione verso una modernizzazione traumatica, il Paese che più si avvicinò al nichilismo antimusicale della No Wave, al punto che nel 1979 c’erano manifesti che parlavano esplicitamente di “Kansai No Wave” e nelle viscere di Tokyo c’era chi si bullava di avere preso fattivamente parte alla scena del Lower East Side.
L’anello di congiunzione fra la controcultura giapponese e la New York “No” è un musicista di nome Reck. La sua storia comincia alla fine degli anni ’60, quando il nostro entra a far parte dei Maru Sankaku Shikaku, sballatissima compagine ultra-freak che riuscì persino a realizzare un album triplo, un ubriacante dedalo di percussioni disperse e primitivismo dilagante. Reck fu tra i pochi a continuare a far musica anche una volta sciolta la comune: nei 3/3 coinvolse il fido batterista Chico Hige per rabberciare una traballante imitazione degli Stooges, dopo di che pensò bene di trasferirsi per un po’ negli Stati Uniti e vedere che aria tirava da quelle parti. Insieme a Chico Hige, Reck sbarcò a New York con l’obiettivo di avviare una sua rivoluzione, e già che c’era portò con sé la fidanzata dell’epoca, una certa Ikue Mori. Ebbri di velleità sperimentali e fieri dei loro precedenti musicali, i tre sbandati si misero subito a frequentare le cattive compagnie, e nella fattispecie entrarono in contatto con il giro di James Chance e Lydia Lunch. Quando i Teenage Jesus & the Jerks nacquero attorno a Lydia, Reck si inserì suonando il basso. Questo accadeva nel 1977 e qualche registrazione della formazione con Reck è rintracciabile, vedi “Pre Teenage Jesus And The Jerks” e il cdr “Live at Max Kansas City 1977”, entrambi usciti postumi. Ci vorrà poco però a rimpiazzare Reck con Gordon Stevenson, mentre per quanto riguarda i Contortions, Chico Hige fece parte della loro prima incarnazione, tanto che esiste un live al Cbgb’s del ’77 nel quale suonano con James Chance entrambi i nipponici. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000