Moodymann
Moodymann
di Christian Zingales
Introduction
“I miei sono di Detroit. Mia madre ha lasciato mio padre per qualche stronzata che non ho mai capito e mi ha avuto a Los Angeles. Ma quando avevo tre settimane mi ha riportato a Detroit. E a Detroit non c’è persona che non venda o compri dischi e che non li ascolti. Non c’è persona che non lavori per l’industria automobilistica. Non c’è persona a Detroit che non abbia una chiesa all’angolo della strada e un negozio di liquori proprio lì a fianco. Capisci? A Detroit o finisce che ti sparano o sei tu che sparerai a qualcuno, o qualcuno ti ha già sparato. Non mi metterò mai a mostrare i miei tatuaggi perché non ho tatuaggi del cazzo sul mio corpo. Ho dei buchi: ogni pallottola, ogni coltellata che ho sul mio corpo, Detroit mi ha dato abbastanza tatuaggi del cazzo. E non mi toglierò la mia cazzo di maglietta per farvi vedere quella merda”. Così, in una delle rare interviste rilasciate nella sua carriera, quella pubblica e filmata del 2010 alla Red Bull Music Academy, Kenny Dixon Jr. aka Moodymann inquadrava il suo retroterra, seduto mentre una delle sue black ladies gli spazzolava la chioma afro. Sciorinando altre perle: “Un sacco di gente finito di lavorare va a casa e si fa un bagno. Un sacco di gente torna a casa e fotte la moglie. Un sacco di gente arrivata a casa taglia l’erba al prato. Io arrivo a casa e fotto il fottuto MPC tutta la fottuta notte”. Poi: “Tutti mi chiedono se sono sposato, come fai ad avere tutte quelle donne attorno mi dicono. Queste sono delle donne meravigliose che mi aiutano a trovare l’ispirazione. Le mie puttane poi sono il mio MPC, il mio SP1200, il mio basso, la mia tastiera. Sono le mie troie. Le mando in giro per guadagnare i miei soldi”. E ancora: “Non importa cosa fai, ma come lo fai. Non mi interessa se spacci, spaccia bene. Non mi interessa se vendi figa, fottila bene. Non mi interessa quello che dice quel figlio di puttana lì davanti (indicando un tipo in platea, n.d.r.), perché quel figlio di puttana non mi paga le bollette. Non mi interessa quello che hai, ma quello che ci fai. Puoi prendere un registratore a cassette e un vinile e tirarci fuori un disco bomba domani stesso. E questi figli di puttana con studi da milioni di dollari non tirano fuori un cazzo, e sono sicuro che potete sentirlo tutti i giorni alla radio che non tirano fuori un cazzo”. Un anno prima dell’intervista, nel 2009, era intervenuto autorevolmente nel dibattito vinile VS digitale: nella busta interna dell’EP Anotha Black Sunday da un lato la scritta a caratteri cubitali “While you’re having the greatest time downloading my music…” e dall’altro una foto sua mentre fa una pecorina con la sua lady, lei brandendo un vinile della label di casa KDJ, con altra scritta “your freeki girlfriend is playing with my 12 inches”. […]
…segue per 10 pagine nel numero 242 / 243 di Blow Up, in edicola a luglio e agosto 2018 al costo di 9 euro: numero doppio estivo!
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#242-243) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Introduction
“I miei sono di Detroit. Mia madre ha lasciato mio padre per qualche stronzata che non ho mai capito e mi ha avuto a Los Angeles. Ma quando avevo tre settimane mi ha riportato a Detroit. E a Detroit non c’è persona che non venda o compri dischi e che non li ascolti. Non c’è persona che non lavori per l’industria automobilistica. Non c’è persona a Detroit che non abbia una chiesa all’angolo della strada e un negozio di liquori proprio lì a fianco. Capisci? A Detroit o finisce che ti sparano o sei tu che sparerai a qualcuno, o qualcuno ti ha già sparato. Non mi metterò mai a mostrare i miei tatuaggi perché non ho tatuaggi del cazzo sul mio corpo. Ho dei buchi: ogni pallottola, ogni coltellata che ho sul mio corpo, Detroit mi ha dato abbastanza tatuaggi del cazzo. E non mi toglierò la mia cazzo di maglietta per farvi vedere quella merda”. Così, in una delle rare interviste rilasciate nella sua carriera, quella pubblica e filmata del 2010 alla Red Bull Music Academy, Kenny Dixon Jr. aka Moodymann inquadrava il suo retroterra, seduto mentre una delle sue black ladies gli spazzolava la chioma afro. Sciorinando altre perle: “Un sacco di gente finito di lavorare va a casa e si fa un bagno. Un sacco di gente torna a casa e fotte la moglie. Un sacco di gente arrivata a casa taglia l’erba al prato. Io arrivo a casa e fotto il fottuto MPC tutta la fottuta notte”. Poi: “Tutti mi chiedono se sono sposato, come fai ad avere tutte quelle donne attorno mi dicono. Queste sono delle donne meravigliose che mi aiutano a trovare l’ispirazione. Le mie puttane poi sono il mio MPC, il mio SP1200, il mio basso, la mia tastiera. Sono le mie troie. Le mando in giro per guadagnare i miei soldi”. E ancora: “Non importa cosa fai, ma come lo fai. Non mi interessa se spacci, spaccia bene. Non mi interessa se vendi figa, fottila bene. Non mi interessa quello che dice quel figlio di puttana lì davanti (indicando un tipo in platea, n.d.r.), perché quel figlio di puttana non mi paga le bollette. Non mi interessa quello che hai, ma quello che ci fai. Puoi prendere un registratore a cassette e un vinile e tirarci fuori un disco bomba domani stesso. E questi figli di puttana con studi da milioni di dollari non tirano fuori un cazzo, e sono sicuro che potete sentirlo tutti i giorni alla radio che non tirano fuori un cazzo”. Un anno prima dell’intervista, nel 2009, era intervenuto autorevolmente nel dibattito vinile VS digitale: nella busta interna dell’EP Anotha Black Sunday da un lato la scritta a caratteri cubitali “While you’re having the greatest time downloading my music…” e dall’altro una foto sua mentre fa una pecorina con la sua lady, lei brandendo un vinile della label di casa KDJ, con altra scritta “your freeki girlfriend is playing with my 12 inches”. […]
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000