MILESTONES: Bob Dylan
MILESTONES: Bob Dylan
di AA.VV.
Dopo “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd e “Born In The USA” di Bruce Springsteen, nei nostri Milestones arriva “Blood On The Tracks” di Bob Dylan, un altro monumento della storia del rock ripreso, rivisto, riletto e corretto con angolature, prospettive e giudizi critici se non inediti quantomeno originali (e non necessariamente consonanti).
di Federico Guglielmi, Luca Majer, Riccardo Bertoncelli, Vittore Baroni, Pierluigi Lucadei e Stefano Lecchini
Per aspera ad astra. La complicata genesi di un album epocale
di Federico Guglielmi
Nella prima metà degli anni ’70, Bob Dylan si comportava in modo palesemente ondivago. Il doppio “Self Portrait”, edito nel giugno del 1970, aveva raccolto stroncature a iosa e non era certo stato un campione di vendite. Il successivo “New Morning” – giunto nei negozi solo quattro mesi dopo - aveva soddisfatto maggiormente la critica ma sul piano commerciale aveva anch’esso deluso, ottenendo negli USA “solo” il disco d’oro (i cinque album del periodo 1965-1969 erano invece arrivati tutti almeno a un platino). Nel 1971 l’uomo nato Robert Allen Zimmerman, all’epoca trentunenne, aveva inoltre voluto pubblicare il suo bizzarro libro Tarantula, riposto in un cassetto dal 1965, nonché due nuovi singoli, Watching The River Flow e quel George Jackson che aveva attestato una sorta di ritorno alla canzone di protesta. Nel 1972, mentre il doppio “Bob Dylan’s Greatest Hits Vol.II” uscito nel precedente novembre veniva acquistato da qualche milione di americani, Dylan si lanciava nell’avventura “Pat Garrett & Billy The Kid” (un altro mezzo flop, ma Knockin’ On Heaven’s Door sarebbe rimasta negli annales: infinite, oltretutto, le sue cover) addirittura recitando nel film di Sam Peckinpah del quale il 33 giri, in larghissima parte strumentale, costituiva la colonna sonora. Apparentemente confuso e alla ricerca di non si sa bene cosa, il musicista volle così affrancarsi dalla Columbia, la compagnia che nel lontano 1962 lo aveva voluto nella sua prestigiosa scuderia, e per la sua seconda vita discografica scelse la Asylum di David Geffen. Non andò come sperato: “Planet Waves”, del gennaio 1974, fu n.1 nella classifica di “Billboard” ma totalizzò appena seicentomila copie nonostante le notevoli fortune del tour – il primo dal 1966: quaranta date nel Nord America – con l’accompagnamento della Band, del quale in giugno diede testimonianza il doppio “Before The Flood”, gratificato del Platino e mostruosamente ampliato nel cofanetto “The 1974 Live Recordings” dell’anno scorso: ventisette CD!). È infine una certezza che, subito dopo i concerti, il matrimonio con Sara Lownds – la musa di Sad Eyed Lady Of The Lowlands, il brano che suggella “Blonde On Blonde” – era improvvisamente (e inaspettatamente, almeno visto da fuori) precipitato in una grave crisi, con comprensibile disagio del diretto interessato: assodare il deterioramento del rapporto con la madre dei propri figli (quattro, che diventano cinque se si conta quella adottiva) lascia tracce profonde, sanguinose. […]
…segue per 20 pagine nel numero 320 di Blow Up, gennaio 2025
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#320) al costo di 12 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come ‘piego di libri’ (chi desidera una spedizione rapida ci contatti via email).
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Dopo “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd e “Born In The USA” di Bruce Springsteen, nei nostri Milestones arriva “Blood On The Tracks” di Bob Dylan, un altro monumento della storia del rock ripreso, rivisto, riletto e corretto con angolature, prospettive e giudizi critici se non inediti quantomeno originali (e non necessariamente consonanti).
di Federico Guglielmi, Luca Majer, Riccardo Bertoncelli, Vittore Baroni, Pierluigi Lucadei e Stefano Lecchini
Per aspera ad astra. La complicata genesi di un album epocale
di Federico Guglielmi
Nella prima metà degli anni ’70, Bob Dylan si comportava in modo palesemente ondivago. Il doppio “Self Portrait”, edito nel giugno del 1970, aveva raccolto stroncature a iosa e non era certo stato un campione di vendite. Il successivo “New Morning” – giunto nei negozi solo quattro mesi dopo - aveva soddisfatto maggiormente la critica ma sul piano commerciale aveva anch’esso deluso, ottenendo negli USA “solo” il disco d’oro (i cinque album del periodo 1965-1969 erano invece arrivati tutti almeno a un platino). Nel 1971 l’uomo nato Robert Allen Zimmerman, all’epoca trentunenne, aveva inoltre voluto pubblicare il suo bizzarro libro Tarantula, riposto in un cassetto dal 1965, nonché due nuovi singoli, Watching The River Flow e quel George Jackson che aveva attestato una sorta di ritorno alla canzone di protesta. Nel 1972, mentre il doppio “Bob Dylan’s Greatest Hits Vol.II” uscito nel precedente novembre veniva acquistato da qualche milione di americani, Dylan si lanciava nell’avventura “Pat Garrett & Billy The Kid” (un altro mezzo flop, ma Knockin’ On Heaven’s Door sarebbe rimasta negli annales: infinite, oltretutto, le sue cover) addirittura recitando nel film di Sam Peckinpah del quale il 33 giri, in larghissima parte strumentale, costituiva la colonna sonora. Apparentemente confuso e alla ricerca di non si sa bene cosa, il musicista volle così affrancarsi dalla Columbia, la compagnia che nel lontano 1962 lo aveva voluto nella sua prestigiosa scuderia, e per la sua seconda vita discografica scelse la Asylum di David Geffen. Non andò come sperato: “Planet Waves”, del gennaio 1974, fu n.1 nella classifica di “Billboard” ma totalizzò appena seicentomila copie nonostante le notevoli fortune del tour – il primo dal 1966: quaranta date nel Nord America – con l’accompagnamento della Band, del quale in giugno diede testimonianza il doppio “Before The Flood”, gratificato del Platino e mostruosamente ampliato nel cofanetto “The 1974 Live Recordings” dell’anno scorso: ventisette CD!). È infine una certezza che, subito dopo i concerti, il matrimonio con Sara Lownds – la musa di Sad Eyed Lady Of The Lowlands, il brano che suggella “Blonde On Blonde” – era improvvisamente (e inaspettatamente, almeno visto da fuori) precipitato in una grave crisi, con comprensibile disagio del diretto interessato: assodare il deterioramento del rapporto con la madre dei propri figli (quattro, che diventano cinque se si conta quella adottiva) lascia tracce profonde, sanguinose. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000