Mathias Enard
Mathias Enard
di Fabio Donalisio

1.
Mathias Enard, con i suoi evidenti pregi e anche nei momenti difettosi, appartiene a una tipologia di autore quasi assente (per estinzione) nelle patrie lettere. Per anagrafe (nasce nel '72) andrebbe paragonato al folto gruppo degli autodefinitesi (qualche anno or sono), con sigla tautologica e cacofonica, TQ, ovvero Trenta-Quaranta. Curioso tentativo di autocanonizzazione “dal basso”, in polemica con una critica ritenuta asservita e con una generazione precedente colpevole di aver blindato tutti gli spazi d'azione (di potere?) culturale. Sorta di parabola rivoluzionaria presto riassorbita, ma certo non inutile, almeno per i capofila che infiammarono le “barricate”: mentre gli editor corrono dietro all'inesauribile mito del “giovane”, la zoccolo duro degli young adults viene ormai dato per scontato, complici i (pochi) lettori, ed è già brillantemente e strutturalmente in (cattivo) odore di establishment. Un pugno di scrittori prolifici, combattivi, spesso premiati (spesso da consanguinei) pronti a difendere (promuovere?) la propria idea e la propria visione del mondo da una o più prestigiosa tribuna o all'interno di una o più case editrici (ma non era la critica il nemico? Non era l'editoria? Se si deve dare atto di una cosa, una, al tramontante – occidente – Cavaliere, è di avere realmente scardinato il concetto di conflitto di interesse), onnipresenti, onniviaggianti, onnisocial(i). Ma, in tutto ciò, l'estetica? Non cosmetica, estetica. Leggi: i libri? Sotto il punto di domanda si apre un vuoto, si ripensa alla riproducibilità di Benjamin e piano piano scatta l'assuefazione, prono com'è ormai il nostro pensiero alla mancanza di alternative, un continuo bilancino a pesare il meno peggio (se c'è qualcuno che dovrebbe ringraziare i dolosi patroni del postmoderno...). E poi escono i libri di uno come Enard – esatto omologo francofono – che pochissimi lettori leggono, e che gli stessi critici-scrittori osannano, e la semplice algebra della disillusione si scompiglia almeno un po'. Niente messianesimo, per carità. Basta gridare al salvatore. Però, mannaggia, questo sembra davvero un libro scritto da uno scrittore. Ambizioso, ma non velleitario; colto, ma non respingente; dotato di stile, e consapevole. Ha addirittura una voce. Semplicemente un buon libro di un buon scrittore. Che ha pure vinto il Goncourt (IL premio letterario francese, eternamente accompagnato, anche lui, da polemiche, non ultimi i livori céliniani), con questa sua Bussola. Robe da matti. […]

…segue per 4 pagine nel numero 222 di Blow Up, in edicola a Novembre 2016 al costo di 6 euro

• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#222) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.

• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.

Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.

Tag: Mathias Enard
©2024 Blow Up magazine all rights reserved
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000