Luke Solomon
Luke Solomon
Christian Zingales
Fin dai ’90 è un vero guerriero house. L’inglese LUKE SOLOMON inaugura con lo splendido album “A Minor Digital Experiment” a nome The Digital Kid VS The World un ritorno che contempla quest’anno anche la pubblicazione del secondo album a suo nome e del quarto del progetto Freaks. Intervista e discografia degli album.
FREAKS È IL MITICO progetto portato avanti nel tempo con Justin Harris, “misfits”, vale a dire disadattati, è l’aggettivo che Luke Solomon usa di più in quest’intervista, per descrivere lui e quelli come lui, a partire da Derrick Carter, uno con cui nel 1995 ha stretto un’inaspettata alleanza in un’etichetta come la Classic. Inaspettata anche se quella partnership tra un londinese bianco e un chicagoano nero era nata un paio di anni prima in un viaggio nella città del vento da cui era scaturito il classico 12” a nome Heaven & Earth prodotto insieme a Rob Mello e Zaki D per la Prescription di Ron Trent e Chez Damier, in un gesto che aveva emozionato musicalmente ma poi culturalmente tutti noi europei che guardavamo alla scena americana come il Sacro Graal. Tornato a Londra Solomon avrebbe dato il via a un percorso produttivo intenso e sfaccettato, convulso nei tratti in un personale mix di jack, funk, electro e bleep, un’esperienza che passerà dai Freaks e poi dalle decine e decine di singoli prodotti con altrettanti pseudonimi, un viaggio che ora si rinnova con il ripristino di un alias storico, The Digital Kid, e la pubblicazione dello splendido nuovo album “A Minor Digital Experiment”, a cui seguirà molto altro. Intervista e discografia degli album a seguire.
Quand’è che hai iniziato ad appassionarti di musica?
Da bambino per un periodo ho vissuto a Cipro e collezionavo cassette. Bootleg. Un album per lato. C’erano dei negozi, tu sceglievi il disco e loro te li registravano per 3 sterline. Mettevo da parte tutto quello che potevo e ogni settimana passavo ad acquistare. Avevo così tutti gli album di Prince già quando ero quattordicenne.
So che una svolta per te da ragazzo è stato scoprire il punk…
Ho sempre gravitato attorno a musiche da disadattati. Non mi sono mai sentito parte di qualcosa, non mi sono mai sentito integrato in niente, sono un disadattato per natura, ancora adesso. Il punk era la perfetta incarnazione sonora di questa mia attitudine, e così il post punk. Non è stata tanto la musica in sé a travolgermi in ogni caso, piuttosto la sua dimensione culturale o emotiva diciamo, la spinta che mi ha dato a livello personale.
Quando è arrivata la svolta house?
Ho scoperto la musica house nel 1987. Tranne qualche rara eccezione non conoscevo i nomi dei produttori. L’acid-house era il mio regno, un regno dove i nomi del resto non avevano importanza, perlomeno in quella fase. Amavo quanto fosse selvaggia e diversa rispetto a tutto il resto, e amavo come ti facesse sentire quando eri fuori di testa, fossi in acido o in ecstasy… […]
…segue per 4 pagine nel numero 176 di Blow Up, in edicola nel mese di Gennaio 2013 al costo di 6 euro.
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#176) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con l’invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è abbonarsi (abbonamento): risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
FREAKS È IL MITICO progetto portato avanti nel tempo con Justin Harris, “misfits”, vale a dire disadattati, è l’aggettivo che Luke Solomon usa di più in quest’intervista, per descrivere lui e quelli come lui, a partire da Derrick Carter, uno con cui nel 1995 ha stretto un’inaspettata alleanza in un’etichetta come la Classic. Inaspettata anche se quella partnership tra un londinese bianco e un chicagoano nero era nata un paio di anni prima in un viaggio nella città del vento da cui era scaturito il classico 12” a nome Heaven & Earth prodotto insieme a Rob Mello e Zaki D per la Prescription di Ron Trent e Chez Damier, in un gesto che aveva emozionato musicalmente ma poi culturalmente tutti noi europei che guardavamo alla scena americana come il Sacro Graal. Tornato a Londra Solomon avrebbe dato il via a un percorso produttivo intenso e sfaccettato, convulso nei tratti in un personale mix di jack, funk, electro e bleep, un’esperienza che passerà dai Freaks e poi dalle decine e decine di singoli prodotti con altrettanti pseudonimi, un viaggio che ora si rinnova con il ripristino di un alias storico, The Digital Kid, e la pubblicazione dello splendido nuovo album “A Minor Digital Experiment”, a cui seguirà molto altro. Intervista e discografia degli album a seguire.
Quand’è che hai iniziato ad appassionarti di musica?
Da bambino per un periodo ho vissuto a Cipro e collezionavo cassette. Bootleg. Un album per lato. C’erano dei negozi, tu sceglievi il disco e loro te li registravano per 3 sterline. Mettevo da parte tutto quello che potevo e ogni settimana passavo ad acquistare. Avevo così tutti gli album di Prince già quando ero quattordicenne.
So che una svolta per te da ragazzo è stato scoprire il punk…
Ho sempre gravitato attorno a musiche da disadattati. Non mi sono mai sentito parte di qualcosa, non mi sono mai sentito integrato in niente, sono un disadattato per natura, ancora adesso. Il punk era la perfetta incarnazione sonora di questa mia attitudine, e così il post punk. Non è stata tanto la musica in sé a travolgermi in ogni caso, piuttosto la sua dimensione culturale o emotiva diciamo, la spinta che mi ha dato a livello personale.
Quando è arrivata la svolta house?
Ho scoperto la musica house nel 1987. Tranne qualche rara eccezione non conoscevo i nomi dei produttori. L’acid-house era il mio regno, un regno dove i nomi del resto non avevano importanza, perlomeno in quella fase. Amavo quanto fosse selvaggia e diversa rispetto a tutto il resto, e amavo come ti facesse sentire quando eri fuori di testa, fossi in acido o in ecstasy… […]
…segue per 4 pagine nel numero 176 di Blow Up, in edicola nel mese di Gennaio 2013 al costo di 6 euro.
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000