Le età dell'hipster
Le età dell'hipster
di Massimo Balducci

PRIMA DEGLI hipster, gli hipster si chiamavano bohémien. E prima ancora, bohémien è il nome che in Francia si usava dare agli zingari, i quali erano ritenuti (peraltro senza ragione) provenire dalla Boemia. La Carmen di Bizet ha come protagonisti dei “bohémiennes”, per esempio.
Ad un certo punto - nel corso dell’Ottocento - il termine comincia ad indicare non più gli zingari in senso stretto, ma quei francesi stessi che “si mischiavano con gli zingari”, andando ad abitare nei loro quartieri; e che in realtà erano giovani artisti o aspiranti tali. Pittori, musicisti, poeti, scrittori, intellettuali, modelle, attori, tutti accomunati da uno stile di vita volutamente povero, da un’indole antiborghese e iconoclasta, dal rifiuto della cultura e dei valori estetici tradizionali, dalla mancanza di un lavoro fisso, da un gusto non comune nel vestire, una condotta sessuale disinvolta, e più generalmente una spinta al nuovo in ogni campo. Questo fenomeno nel suo complesso veniva di conseguenza chiamato bohéme, diventando popolare dopo la pubblicazione (a partire dal 1845) dei racconti Scenes de le Vie de Bohême di Henri Murger. In questo libro si identificavano già le tre tipologie del bohémien: La Bohème ignorée (sconosciuti che vivono per l’arte e non cercano la notorietà, illudendosi che prima o poi arrivi da sola), Les Amateurs (farlocconi benestanti che scelgono questo stile di vita solo per divertirsi) e La vraie Bohème (artisti ambiziosi predisposti per il successo di pubblico e il riconoscimento accademico. La povertà è per loro solo una condizione temporanea). Alla prima categoria, la più sfortunata, si ispira anche l’opera di Giacomo Puccini del 1896: sarà questa a rendere gli “eroi della miseria” famosi in tutto il mondo, facendoli andare di moda perfino presso le medesime classi borghesi da loro così detestate.
Parigi diventa allora un centro di attrazione per i bohémien di tutto il mondo, in particolare per quell’intera classe di americani nati intorno al 1900 che Hemingway - ispirato da Gertrude Stein - definirà “lost generation”: e che comprendeva (solo tra gli scrittori) gente come F. Scott Fitzgerald, John Steinbeck, T. S. Eliot, Henry Miller, oltre allo stesso Hemingway. […]

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