Le divinatrici del disastro
Le divinatrici del disastro
di Antonio Ciarletta

Le donne salveranno il mondo? Chissà, chi può può dirlo. Per la verità sono in molti a pensarlo. Dopotutto la pulsione salvifica del femmineo è iscritta nell'ordine naturale delle cose. Il mondo inteso come parto delle loro sofferenze, il grembo materno, il senso di protezione: concetti archetipici, certo. Non è un caso che il processo di distruzione della concezione dominante del mondo contemporaneo – la concezione del mondo liberale che ci ingloba da almeno quarant'anni – abbia trovato come strenui oppositori, sia nella sfera del simbolico che nella sfera del materiale, proprio due essere umani di sesso femminile. Una giovane donna e una ragazzina. Carola Rackete e Greta Thunberg. Lo sguardo trasfigurato dalla determinazione della Rackete, l'invettiva rabbiosa della Thunberg. Approvazione aprioristica da parte dei sostenitori, derisone crudele e altrettanto aprioristica da parte dei detrattori.
La legittimazione mediatica e istituzionale della Rackete e della Thunberg ha mobilitato l'intero universo liberale. Uno sforzo spettacolare e forse ultimativo di costruzione del consenso, avente l'obiettivo di convogliare verso la rispettabilità democratica la rabbia del popolo degli abissi, in maniera da sottrarlo alle malie ingannatrici di una destra reazionaria rampante come non mai. Un popolo degli abissi offeso da almeno quattro decenni di neoliberismo rapace e da più di due decenni di globalizzazione non governata o tutt'al più pessimamente governata. Ma siamo poi così sicuri che il mondo vada salvato a ogni costo? Per meglio dire, c'è davvero da augurarsi che questa concezione del mondo, una concezione del mondo che continua a fare guasti, vada preservata e mantenuta così come la conosciamo? E se invece, anche a costo di un rischio esiziale, il cambiamento passasse da una qualche forma di distruzione e poi da una successiva e augurabile palingenesi? Chissà, forse. Be', comunque anche in quel caso pochi dubbi: sarebbero il corpo e la mente di una donna a preannunciare e forse a innescare il disastro. Ce lo insegna il mito. Nell'antica Roma le parche presiedevano al destino dell'uomo. Stavano a rappresentarne il destino ineluttabile. Nel mondo greco le Erinni simboleggiavano il topos della vendetta. […]

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