Larry Heard
Larry Heard
di Christian Zingales
Tra i pionieri che a Chicago negli anni ’80 mettono le fondamenta dell’house Larry Heard, classe 1960, è quello che spinge subito giù quella nuova musica in una malinconia, in qualcosa d’altro, in una profondità, creando un sottogenere come la deep-house. E per quanto house si configuri dall’inizio come qualcosa che ha radici nella disco ma si pone automaticamente oltre, incrociando un’infinità di colori e suggestioni, poi Larry ha un retroterra differente: non ha mai frequentato club, non è cresciuto ascoltando grooves ma suggestionato da progressive rock e fusion, folgorato da gruppi come Yes e Return To Forever. Nonostante a catturare la sua immaginazione siano i fraseggi e il suono elettronico delle tastiere, lo intrigano anche i tempi ritmici avventurosi di queste band e a fine ’70, da adolescente, finisce a suonare la batteria in qualche gruppo tra r’n’b e jazz. Con gli ’80 che marciano sente il bisogno però di esprimersi a livello creativo. La prima cosa che fa è impegnare tutti i suoi soldi per comprare i primi sintetizzatori. A Chicago sta esplodendo l’house e capisce che con la sua ancora primitiva strumentazione può già produrre qualcosa di interessante in quell’ambito. Mezzi rudimentali, registrazione lo-fi su cassetta, se ne esce però al volo con una serie di pezzi che pur allineati al traxismo della città del vento, hanno un’impronta unica, un marchio inconfondibile. Lancia la voce delle voci in ambito house, Robert Owens, che con lui incide alcuni dei suoi più grandi classici. Il suo incastro di ritmiche ruvide e bassi sincopati e atmosfere venate di jazz e ambient diventa un modello destinato ad essere citato e replicato negli anni, con tributi illustri come quella traccia, Laricheard, che Aphex Twin pubblica nel 2005 nella sua serie Analord, o con maldestri tentativi di imitazione tra puristi e neo-oldskoolers calligrafici, fino a prelievi extraterritoriali, vedi Kanye West che campiona il primo pezzo prodotto da Heard, Mystery Of Love, nella sua Fade. La fase più di sintesi inaugurata nei ’90 con i “Sceneries Not Songs” album non sarà meno influente per tutte le recenti configurazioni balearic in odore di new-age. E soprattutto, a differenza di tanti pionieri che a un certo punto fanno fatica a rapportarsi al passare del tempo, Larry Heard manterrà un’autorevolezza imbattibile fino ai giorni nostri, e non sarà il rispetto dovuto a chi un tempo è stato grande, come spesso succede, ma quello per un vero maestro che ha saputo attraversare trent’anni in una serie di album - l’ultimo appena uscito, il sublime “Cerebral Hemispheres” - sempre urgenti e spesso imprescindibili. […]
…segue per 10 pagine nel numero 240 di Blow Up, in edicola a maggio 2018 al costo di 6 euro
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Tra i pionieri che a Chicago negli anni ’80 mettono le fondamenta dell’house Larry Heard, classe 1960, è quello che spinge subito giù quella nuova musica in una malinconia, in qualcosa d’altro, in una profondità, creando un sottogenere come la deep-house. E per quanto house si configuri dall’inizio come qualcosa che ha radici nella disco ma si pone automaticamente oltre, incrociando un’infinità di colori e suggestioni, poi Larry ha un retroterra differente: non ha mai frequentato club, non è cresciuto ascoltando grooves ma suggestionato da progressive rock e fusion, folgorato da gruppi come Yes e Return To Forever. Nonostante a catturare la sua immaginazione siano i fraseggi e il suono elettronico delle tastiere, lo intrigano anche i tempi ritmici avventurosi di queste band e a fine ’70, da adolescente, finisce a suonare la batteria in qualche gruppo tra r’n’b e jazz. Con gli ’80 che marciano sente il bisogno però di esprimersi a livello creativo. La prima cosa che fa è impegnare tutti i suoi soldi per comprare i primi sintetizzatori. A Chicago sta esplodendo l’house e capisce che con la sua ancora primitiva strumentazione può già produrre qualcosa di interessante in quell’ambito. Mezzi rudimentali, registrazione lo-fi su cassetta, se ne esce però al volo con una serie di pezzi che pur allineati al traxismo della città del vento, hanno un’impronta unica, un marchio inconfondibile. Lancia la voce delle voci in ambito house, Robert Owens, che con lui incide alcuni dei suoi più grandi classici. Il suo incastro di ritmiche ruvide e bassi sincopati e atmosfere venate di jazz e ambient diventa un modello destinato ad essere citato e replicato negli anni, con tributi illustri come quella traccia, Laricheard, che Aphex Twin pubblica nel 2005 nella sua serie Analord, o con maldestri tentativi di imitazione tra puristi e neo-oldskoolers calligrafici, fino a prelievi extraterritoriali, vedi Kanye West che campiona il primo pezzo prodotto da Heard, Mystery Of Love, nella sua Fade. La fase più di sintesi inaugurata nei ’90 con i “Sceneries Not Songs” album non sarà meno influente per tutte le recenti configurazioni balearic in odore di new-age. E soprattutto, a differenza di tanti pionieri che a un certo punto fanno fatica a rapportarsi al passare del tempo, Larry Heard manterrà un’autorevolezza imbattibile fino ai giorni nostri, e non sarà il rispetto dovuto a chi un tempo è stato grande, come spesso succede, ma quello per un vero maestro che ha saputo attraversare trent’anni in una serie di album - l’ultimo appena uscito, il sublime “Cerebral Hemispheres” - sempre urgenti e spesso imprescindibili. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000