Johnny Flynn
Johnny Flynn
di Marco Giappichini
Johnny Flynn è l’interprete del simpatico ragazzone che nella serie cult inglese Lovesick (Netflix 2014, in produzione) cerca di rintracciare le sue ex per informarle che potrebbe aver attaccato loro, inconsapevolmente, la clamidia. Con fare sornione e impacciato, tipico della generazione millennial (tra pose hipster e puro disadattamento sociale) Dylan, questo il nome del personaggio, dovrà affrontare ad ogni episodio una vecchia fiamma, bella incarognita con lui per i più disparati motivi, scontrandosi in primis con se stesso e con le mille versioni che di lui hanno e danno gli altri, in un picaresco racconto di formazione che non si risolverà del tutto nemmeno nell’ultimo (per ora) episodio della terza stagione. Specchio di questi tempi ingrati, il plot young-adult di Lovesick (che inizialmente portava il geniale nome di “Scrotal Recall”) riflette antropologicamente il fare di una generazione spaesata, oggi sulla quarantina, il cui vocabolario sembra non contemplare le parole “punto” e “fine”. Questa incompiutezza di fondo, sperimentando e cercando sempre qualcosa di “altro” e di diverso (esisterà veramente?) tra difficoltà economiche e sentimentali si rinfrange anche nella biografia di Johnny Flynn, figlio legittimo di questa generazione e artista poliedrico che non si è mai dato pace dividendosi, sin dalla tenera età, tra i suoi personaggi sul palcoscenico, quelli tra grande e piccolo schermo e il suono gentile della sua chitarra acustica folk usata nei suoi cinque dischi ufficiali. Insomma il nostro non ha mai escluso nessuna sfumatura di colore in una tavolozza espressiva che (un po’ per dote e un po’ per famiglia) appare molto ampia e diversificata, tra primi piani che acuiscono un’espressività spesso silente e scavata tra i pori ruvidi della pelle butterata e una voce peculiarissima e sgranata che pare spesso spezzarsi ma che riesce a toccare l’anima. Vicino ai quaranta e dopo tanta gavetta, oggi finalmente John sta raccogliendo i frutti meritati di tanto sudore grazie a un ultimo gran bel disco (recensione su BU#280) e alla parte da protagonista nei panni di David Bowie nel semi-biopic “Stardust”, passato lo scorso agosto anche in Italia al Cinzella Festival di Cave di Fantiano (TA). […]
…segue per 6 pagine nel numero 281 di Blow Up, in edicola a ottobre 2021
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#281) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Johnny Flynn è l’interprete del simpatico ragazzone che nella serie cult inglese Lovesick (Netflix 2014, in produzione) cerca di rintracciare le sue ex per informarle che potrebbe aver attaccato loro, inconsapevolmente, la clamidia. Con fare sornione e impacciato, tipico della generazione millennial (tra pose hipster e puro disadattamento sociale) Dylan, questo il nome del personaggio, dovrà affrontare ad ogni episodio una vecchia fiamma, bella incarognita con lui per i più disparati motivi, scontrandosi in primis con se stesso e con le mille versioni che di lui hanno e danno gli altri, in un picaresco racconto di formazione che non si risolverà del tutto nemmeno nell’ultimo (per ora) episodio della terza stagione. Specchio di questi tempi ingrati, il plot young-adult di Lovesick (che inizialmente portava il geniale nome di “Scrotal Recall”) riflette antropologicamente il fare di una generazione spaesata, oggi sulla quarantina, il cui vocabolario sembra non contemplare le parole “punto” e “fine”. Questa incompiutezza di fondo, sperimentando e cercando sempre qualcosa di “altro” e di diverso (esisterà veramente?) tra difficoltà economiche e sentimentali si rinfrange anche nella biografia di Johnny Flynn, figlio legittimo di questa generazione e artista poliedrico che non si è mai dato pace dividendosi, sin dalla tenera età, tra i suoi personaggi sul palcoscenico, quelli tra grande e piccolo schermo e il suono gentile della sua chitarra acustica folk usata nei suoi cinque dischi ufficiali. Insomma il nostro non ha mai escluso nessuna sfumatura di colore in una tavolozza espressiva che (un po’ per dote e un po’ per famiglia) appare molto ampia e diversificata, tra primi piani che acuiscono un’espressività spesso silente e scavata tra i pori ruvidi della pelle butterata e una voce peculiarissima e sgranata che pare spesso spezzarsi ma che riesce a toccare l’anima. Vicino ai quaranta e dopo tanta gavetta, oggi finalmente John sta raccogliendo i frutti meritati di tanto sudore grazie a un ultimo gran bel disco (recensione su BU#280) e alla parte da protagonista nei panni di David Bowie nel semi-biopic “Stardust”, passato lo scorso agosto anche in Italia al Cinzella Festival di Cave di Fantiano (TA). […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000