John Rocca
John Rocca
di Christian Zingales

Getting On Down
Senza mai perdere un proprio timbro eccolo sfilare dal jazz-funk al boom electro/freestyle con i Freeez, e poi l’avvicinamento all’house da solista, fino a un divino canto del cigno in Midi Rain con uno dei momenti topici dell’urban inglese, passando per il pre-balearic di Pink Rhythm e una rovente stella nera come il progetto Pictures. Il percorso artistico di John Rocca non è per chi pensa la musica a compartimenti stagni. Perché la musica, come la vita, è fatta di colori differenti da indossare e frutti i più vari da gustare, e di una sola anima, che nella diversità deve essere nutrita ed elevata. John ha 20 anni quando nell’80 pubblica sull’etichetta personale Pink Rythm i primi due singoli dei Freeez. Lui voce percussioni e produzione, Andy Stennett tastiere, Peter Maas basso, Paul Morgan batteria, la band si muove pionieristicamente nel britfunk, nuova onda jazz-funk che attraversa in quel periodo l’Inghilterra. Il gruppo ha suoi crismi e un modo di suonare che lo distingue dal jazz-funk americano dei ’70 ma anche lo colloca in un suo pianeta rispetto a dirimpettai come Level 42 e Incognito. È un suono che filtra la lezione di jazz, funk e disco a stelle e strisce attraverso l’accelerazione del dopo punk ma soprattutto nell’innocenza di quattro ragazzi sud UK London town, con la passione che vince sull’esperienza, il tutto in un che di fascinosamente etereo, con una serie di jam che sanno essere anfetaminiche e dolci. Il fulminante singolo d’esordio è Keep In Touch del 1980, cremosissimo funk pastello in speed con epocale ultraserrata Mass bassline, Rocca alle congas e guest Bluey degli Incognito alla chitarra, seguito nello stesso anno dal secondo Stay, ancora Bluey in jam che scrive il pezzo e lo affida a una cantante non creditata, una pietra miliare del britfunk, con il retro Hot Footin’ It a sigillare tra scale di basso discendenti e nuove vocals femminili la classe dell’ensemble. Una partenza a razzo che culmina subito nello stesso anno nell’album “Southern Freeez”, preso in licenza nell’81 da Beggars Banquet, con la quale iniziano a pubblicare. Il disco si invola sulle ali di Mariposa (Butterfly), tocchi di piano volteggianti a mezz’aria, puntuti bassi in slap, golosi arzigogolanti synth, breaky breaks, pre-balearic spanish Rocca vocals in coda à la Frontera Manzanera+Wyatt. E poi è una pioggia di gemme, la rotolante funky freschezza di Caribbean Winter, il ponte jazz di Easy On The Onions, una Sunset tra golosi blocchi ripetitivi, armonie in amore e esotici “papaya” chant, i due classici singoli in Flying High, con fluttuante gancio vocale pronto a piantarsi nel cervello, e nel graffio soulful della title-track, cantata da Ingrid Mansfield Allman, un saggio stilistico jazz-funk come Roller Chase, i palpitanti chiaroscuri da ballata al tramonto di First Love, i titoli di coda solo piano di Finale. […]

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