Il Grande Romanzo Americano
Il Grande Romanzo Americano
di Maurizio Bianchini e Fabio Donalisio

[nell'immagine: Ernest Hemingway]

1 / Premessa
UNA COSA che cerchereste invano nei manuali e nelle antologie scolastiche – da quelle austere e dottrinarie d’antan a quelle sbarazzine e contaminate di oggi? Un capitolo ignoto perfino alle storie della letteratura del paese, gli Stati Uniti d’America, che gli ha dato origine? Un genere non ancora censito che ne attraversa la produzione narrativa come una specie di scheletro portante? You name it, you got it. Il Grande Romanzo Americano. Così carico di valore aggiunto e così impegnativo, fin dalla sua denominazione, che lo citeremo d’ora in poi nel suo acronimo: GRA.
Vista la stretta pertinenza geografica, sarà bene partire dalla letteratura che per prima (e ad ora unica) l’ha prodotto, prima di addentrarsi nella sua analisi. Non che manchino altri Grandi Romanzi, da quello Spagnolo (Don Chisciotte), padre di tutti gli altri in una certa misura, a quello Italiano (I promessi sposi) o persino norvegese (Fame di Hamsun), ma non esistono Grandi Romanzi Spagnoli, Italiani o Norvegesi come genere letterario. Persino nazioni come la Francia, l’Inghilterra o la Russia, in cui la produzione romanzesca è stata, nell’Ottocento, molto più significativa che negli Stati Uniti, hanno prodotto bensì Grandi Romanzi, ma non Grandi Romanzi Francesi, Inglesi o Russi come genere letterario – e non perché non fossero grandi abbastanza, ma perché lo erano troppo. Così tanto, in effetti, da travalicare i confini nazionali e iscriversi più in una trasversale letteratura europea, se non universale tout court, che non in quella dei paesi che li hanno espressi. Stendhal fissa i lineamenti del romanzo introspettivo ed ‘egotista’; Flaubert quelli del realismo selettivo e Proust quelli della memoria come canone alternativo: senza di loro il romanzo non sarebbe mai diventato quel che è stato: ma chi si sente di ritenerli atleti impegnati a passarsi il testimone del Grande Romanzo Francese? Chi potrebbe sostenere che Gita al faro della Woolf o Ulisse di Joyce appartengano a un’epopea del Grande Romanzo Inglese (che avrebbe pochi altri titoli da aggiungere, a parte Dickens) più che alla Storia del Romanzo tout court – come, del resto, Tolstoj, Dostoevskij o Gogol’? E, al contrario, chi potrebbe attribuire a Furore di Steinbeck o a Una tragedia americana di Dreiser uno status letterario più alto di quello di ‘capitoli del Grande Romanzo Americano’? […]

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