Il divino a fumetti
Il divino a fumetti
di Fabio Donalisio
Felicitazioni. Il fumetto è diventato adulto, dicono da un po'. Come se si potesse applicare il modello evoluzionistico alle forme d'arte. Si è fatto, si fa. Nella smania di comprendere, incasellare, dare un senso alle cose, di cui proprio l'umanità non riesce a fare a meno, in fondo è plausibile che si voglia estendere a tutti i campi semantici la maledizione della vita: nascita, crescita, “splendore”, decadenza, morte. Lo si è fatto, complici i paradigmi positivisti, scientisti, storicisti etc. Ancora oggi sui libri di scuola si scrive “decadenza dell'impero romano” come se i germi della sua mutazione non fossero già tutti nella sua “fondazione” (e come si fonda uno stato? Su questo punto la mitologia si sbizzarrisce). Piacciono le cesure perché comode. Fino al 476 d.C. c'è una cosa, dopo non c'è più. Colombo arriva in America per sbaglio e scatta il cronometro della modernità. E via dicendo. Sia chiaro, la visione della storia, qualunque storia, e gli studi sulla storia, sono molto più complessi e finalmente liberi dal paradigma biologico. Si mette in discussione addirittura, e ben si fa, la natura lineare del tempo, o l'esistenza stessa di quello che chiamiamo tempo. Ma spesso, anche come riflesso condizionato, o reminiscenza dei banchi, o semplice pigrizia, concetti di questo tipo fanno capolino nella critica, specie da parte di chi ha propositi di sistematizzazione, organizzazione, antologizzazione, ordinamento, canonizzazione. Il fumetto, poi, si può dire che soffra doppiamente di questo problema, in quanto arte ibrida di cui ancora oggi si fatica – incredibilmente – a riconoscere lo statuto di unicità. Il preconcetto che il fumetto sia sommatoria e non sintesi autonoma e in ogni caso superiore alla somma degli eventuali addendi (testo+disegno), pur rinnegato da tutti, risgorga fuori negli automatismi delle scritture, delle recensioni, dei discorsi, e di tutto l'apparato semiparassitario che l'arte da sempre si porta appresso. Le tracce che si lasciano scrivendo sono molteplici e, sempre, estremamente rivelatorie. Certo, il fumetto è cambiato, dalle sue “origini” a oggi. E non poco. Anche se non possiamo dire che sia “nato”. Tracce di accostamento grafico tra testo e disegno sono sparse dall'antichità, come le meraviglie degli affreschi di San Clemente a Roma (XI secolo), in cui oltre che un protofumetto leggiamo anche un protovolgare centroitaliano, segno evidente delle mutazioni del latino al servizio della nuova forma mentis cristiana totalizzante. […]
…segue per 4 pagine nel numero 226 di Blow Up, in edicola a Marzo 2017 al costo di 6 euro
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#226) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Felicitazioni. Il fumetto è diventato adulto, dicono da un po'. Come se si potesse applicare il modello evoluzionistico alle forme d'arte. Si è fatto, si fa. Nella smania di comprendere, incasellare, dare un senso alle cose, di cui proprio l'umanità non riesce a fare a meno, in fondo è plausibile che si voglia estendere a tutti i campi semantici la maledizione della vita: nascita, crescita, “splendore”, decadenza, morte. Lo si è fatto, complici i paradigmi positivisti, scientisti, storicisti etc. Ancora oggi sui libri di scuola si scrive “decadenza dell'impero romano” come se i germi della sua mutazione non fossero già tutti nella sua “fondazione” (e come si fonda uno stato? Su questo punto la mitologia si sbizzarrisce). Piacciono le cesure perché comode. Fino al 476 d.C. c'è una cosa, dopo non c'è più. Colombo arriva in America per sbaglio e scatta il cronometro della modernità. E via dicendo. Sia chiaro, la visione della storia, qualunque storia, e gli studi sulla storia, sono molto più complessi e finalmente liberi dal paradigma biologico. Si mette in discussione addirittura, e ben si fa, la natura lineare del tempo, o l'esistenza stessa di quello che chiamiamo tempo. Ma spesso, anche come riflesso condizionato, o reminiscenza dei banchi, o semplice pigrizia, concetti di questo tipo fanno capolino nella critica, specie da parte di chi ha propositi di sistematizzazione, organizzazione, antologizzazione, ordinamento, canonizzazione. Il fumetto, poi, si può dire che soffra doppiamente di questo problema, in quanto arte ibrida di cui ancora oggi si fatica – incredibilmente – a riconoscere lo statuto di unicità. Il preconcetto che il fumetto sia sommatoria e non sintesi autonoma e in ogni caso superiore alla somma degli eventuali addendi (testo+disegno), pur rinnegato da tutti, risgorga fuori negli automatismi delle scritture, delle recensioni, dei discorsi, e di tutto l'apparato semiparassitario che l'arte da sempre si porta appresso. Le tracce che si lasciano scrivendo sono molteplici e, sempre, estremamente rivelatorie. Certo, il fumetto è cambiato, dalle sue “origini” a oggi. E non poco. Anche se non possiamo dire che sia “nato”. Tracce di accostamento grafico tra testo e disegno sono sparse dall'antichità, come le meraviglie degli affreschi di San Clemente a Roma (XI secolo), in cui oltre che un protofumetto leggiamo anche un protovolgare centroitaliano, segno evidente delle mutazioni del latino al servizio della nuova forma mentis cristiana totalizzante. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000