Ian McEwan
Ian McEwan
di Maurizio Bianchini
1.
Nella vulgata che racconta l’evoluzione del ‘romanzo borghese’ come un cammino poco meno che in linea retta, Flaubert rappresenta il punto di rottura da cui ha origine il romanzo moderno che passo dopo passo porterà, con opere come L’innominabile o Finnegan’s Wake al rifiuto della narrazione e alla narrazione del rifiuto, da un lato, e il postmoderno o l’école du regard dall’altro. È poco più di un luogo comune. E, come tutti i luoghi comuni, si rivela una coperta corta, una carta geografica con la pretesa di segnalare tutto, ma che in effetti non va oltre una selezione dei tratti più noti, definiti come ‘essenziali’, lasciando fuori un bel pezzo di realtà. Frugando nel panorama degli autori francesi venuti subito dopo Flaubert, si scopre che À rebours di Huysmans ha avuto sul proprio tempo un impatto non inferiore a Madame Bovary o l’Educazione sentimentale, e lo stesso si potrebbe dire di Dickens o di Zola. Eclatante addirittura è che non si sia ancora riconosciuto alle Memorie del sottosuolo un ruolo di rottura analogo, pur se non di pari statura letteraria, a quello di Madame Bovary. L’idea che “tutta la faccenda dell’uomo si riduca in realtà al dimostrare ogni istante a sé stessi di essere uomini e non tasti di pianoforte… e all’avere soltanto bisogno di una volontà indipendente, costi questa indipendenza quel che costa, e a qualunque punto possa menarlo”, perfino all’affermazione che non “non gli piaccia lo star bene, ma preferisca anzi la sofferenza” – ecco il diritto di poter dire di no a tutto, anche a sé stessi, ha camminato così tanto, e non su strade secondarie della letteratura, da ritrovarne l’influenza, per quanta circospezione richieda il termine, in testi diversi fra loro che vanno da La metamorfosi di Kafka a Fame di Hamsun, al Teatro di Sabbath di Roth, a Lo straniero di Camus. Neppure ora che, grazie al ‘tana liberi tutti’ dei social, gli uomini del sottosuolo sono diventati la voce più diffusa nella parte più ricca del pianeta, l’Occidente che si detesta ma non può fare a meno di sé stesso, e la loro lingua, quella dell’insoddisfazione, la rabbia, l’odio, il vittimismo di chi non avuto la sua parte di welfare benessere, è diventata una sorta di Manifesto dei renitenti. Life is so good in the US of A / You live out your dreams in Amerikay / If you’ve got the guts and the bucks, come cantavano i Pogues. E se non hai le palle e i dollari, puoi sempre trovare asilo nei siti QAnon e prima o poi dare l’assalto al Congresso americano.
È singolare che nella rocca assediata da ogni lato della democrazia realizzata – altre non ve ne sono, purtroppo, a meno di non credere alle favole – i pericoli maggiori vengano dall’interno, perché a brandire questa sorta di ‘sovranismo del sé’ non sono più autori di una qualche consistenza nietzschiana o célinista o cosa sia, ma intere ed agguerrite confederazioni di individui atomizzati ed esacerbati dal ‘non aver avuto la loro parte’, che la pubblicistica antidemocratica ha non solo sdoganato, ma cooptato come arma di pressione di massa, coltivandone l’ignoranza nutrita di fake news fino a fare di essa una sorta di conoscenza superiore in grado di svelare le trame dei nemici dell’America guidati da sette di pedofili (Biden? Hillary Rodham Clinton??). Un attacco rispetto al quale si misura appieno l’impotenza di una ‘rieducazione’ a colpi di polemiche gender o difese engagé contro la manomissione delle parole. Ciò che resta della letteratura impegnata, argine al male che nel cuore del Novecento sporcato dalla follia totalitaria, non va oltre il pattugliamento del ‘politicamente corretto.’ […]
…segue per 4 pagine nel numero 301 di Blow Up, in edicola a giugno 2023
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#301) al costo di 12 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come ‘piego di libri’ (chi desidera una spedizione rapida ci contatti via email).
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
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Nella vulgata che racconta l’evoluzione del ‘romanzo borghese’ come un cammino poco meno che in linea retta, Flaubert rappresenta il punto di rottura da cui ha origine il romanzo moderno che passo dopo passo porterà, con opere come L’innominabile o Finnegan’s Wake al rifiuto della narrazione e alla narrazione del rifiuto, da un lato, e il postmoderno o l’école du regard dall’altro. È poco più di un luogo comune. E, come tutti i luoghi comuni, si rivela una coperta corta, una carta geografica con la pretesa di segnalare tutto, ma che in effetti non va oltre una selezione dei tratti più noti, definiti come ‘essenziali’, lasciando fuori un bel pezzo di realtà. Frugando nel panorama degli autori francesi venuti subito dopo Flaubert, si scopre che À rebours di Huysmans ha avuto sul proprio tempo un impatto non inferiore a Madame Bovary o l’Educazione sentimentale, e lo stesso si potrebbe dire di Dickens o di Zola. Eclatante addirittura è che non si sia ancora riconosciuto alle Memorie del sottosuolo un ruolo di rottura analogo, pur se non di pari statura letteraria, a quello di Madame Bovary. L’idea che “tutta la faccenda dell’uomo si riduca in realtà al dimostrare ogni istante a sé stessi di essere uomini e non tasti di pianoforte… e all’avere soltanto bisogno di una volontà indipendente, costi questa indipendenza quel che costa, e a qualunque punto possa menarlo”, perfino all’affermazione che non “non gli piaccia lo star bene, ma preferisca anzi la sofferenza” – ecco il diritto di poter dire di no a tutto, anche a sé stessi, ha camminato così tanto, e non su strade secondarie della letteratura, da ritrovarne l’influenza, per quanta circospezione richieda il termine, in testi diversi fra loro che vanno da La metamorfosi di Kafka a Fame di Hamsun, al Teatro di Sabbath di Roth, a Lo straniero di Camus. Neppure ora che, grazie al ‘tana liberi tutti’ dei social, gli uomini del sottosuolo sono diventati la voce più diffusa nella parte più ricca del pianeta, l’Occidente che si detesta ma non può fare a meno di sé stesso, e la loro lingua, quella dell’insoddisfazione, la rabbia, l’odio, il vittimismo di chi non avuto la sua parte di welfare benessere, è diventata una sorta di Manifesto dei renitenti. Life is so good in the US of A / You live out your dreams in Amerikay / If you’ve got the guts and the bucks, come cantavano i Pogues. E se non hai le palle e i dollari, puoi sempre trovare asilo nei siti QAnon e prima o poi dare l’assalto al Congresso americano.
È singolare che nella rocca assediata da ogni lato della democrazia realizzata – altre non ve ne sono, purtroppo, a meno di non credere alle favole – i pericoli maggiori vengano dall’interno, perché a brandire questa sorta di ‘sovranismo del sé’ non sono più autori di una qualche consistenza nietzschiana o célinista o cosa sia, ma intere ed agguerrite confederazioni di individui atomizzati ed esacerbati dal ‘non aver avuto la loro parte’, che la pubblicistica antidemocratica ha non solo sdoganato, ma cooptato come arma di pressione di massa, coltivandone l’ignoranza nutrita di fake news fino a fare di essa una sorta di conoscenza superiore in grado di svelare le trame dei nemici dell’America guidati da sette di pedofili (Biden? Hillary Rodham Clinton??). Un attacco rispetto al quale si misura appieno l’impotenza di una ‘rieducazione’ a colpi di polemiche gender o difese engagé contro la manomissione delle parole. Ciò che resta della letteratura impegnata, argine al male che nel cuore del Novecento sporcato dalla follia totalitaria, non va oltre il pattugliamento del ‘politicamente corretto.’ […]
…segue per 4 pagine nel numero 301 di Blow Up, in edicola a giugno 2023
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#301) al costo di 12 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come ‘piego di libri’ (chi desidera una spedizione rapida ci contatti via email).
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000