Film Horror 2016
Film Horror 2016
di Pier Maria Bocchi
[nella foto: The Love Witch]
L’horror si sta riconfigurando. Ma solo perché sembra non avere più – nella buona parte dei casi – l’ambizione di rappresentare la realtà. Sono rarissimi in questi anni i titoli che aspirano alla creazione di uno scenario che possa dirsi specchio delle cose: mi vengono in mente solo i recenti It Follows (2014) e Baskin – La porta dell’inferno (2015) e, nel 2016 appena passato, The Wailing e The Girl With All the Gifts. Certamente ci sono film che tentano uno sguardo “politico” al passo coi tempi, come La notte del giudizio – Election Year di James DeMonaco, ma è soltanto un alibi alla prova dei fatti debolissimo, cartina di tornasole per una povertà ideologica e, purtroppo, anche di confezione.
Tuttavia, prima di lamentarci che non c’è più il genere di una volta, quello che rifletteva la e sulla società, ci penserei due volte. Perché se forse l’horror ha negli ultimi anni progressivamente abbandonato l’esercizio di forza sulla realtà applicato durante i suoi lustri entusiasmanti, nel mercato di genere del 2016 ha comunque dimostrato di sapersi intrufolare indesiderato altrove, nelle curvature private, in casa e nella camera da letto, negli armadi e nella mente. Tirando i nodi al pettine, meglio così: finalmente l’horror torna a piegarsi dentro i confini di un’intimità tormentata, a violare non invitato la segretezza e la santità dell’io. Invasion of privacy, però non esclusivamente delle mura domestiche. La privacy che l’horror dell’anno appena concluso si è impegnato a invadere è quella naturalmente famigliare (e ciò è scontato, per il genere) ma soprattutto è personale, riservata, confidenziale; una privacy esclusiva e recondita, spesso inconfessata. L’horror più abile del 2016 è quello che ha saputo chiudersi e lavorare fra i lembi fragili dell’individuo, interrogandolo e mettendolo sovente in ginocchio, e chiedendogli implicitamente di fare da espressione di qualcosa di più vasto. E allora il cerchio si chiude, e probabilmente l’horror è stato ancora una volta capace di parlare del mondo, perché se il singolo ne è un ambasciatore, un riverbero, un effetto, eccetera eccetera. […]
…segue per 6 pagine nel numero 225 di Blow Up, in edicola a Febbraio 2017 al costo di 6 euro
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nella foto: The Love Witch]
L’horror si sta riconfigurando. Ma solo perché sembra non avere più – nella buona parte dei casi – l’ambizione di rappresentare la realtà. Sono rarissimi in questi anni i titoli che aspirano alla creazione di uno scenario che possa dirsi specchio delle cose: mi vengono in mente solo i recenti It Follows (2014) e Baskin – La porta dell’inferno (2015) e, nel 2016 appena passato, The Wailing e The Girl With All the Gifts. Certamente ci sono film che tentano uno sguardo “politico” al passo coi tempi, come La notte del giudizio – Election Year di James DeMonaco, ma è soltanto un alibi alla prova dei fatti debolissimo, cartina di tornasole per una povertà ideologica e, purtroppo, anche di confezione.
Tuttavia, prima di lamentarci che non c’è più il genere di una volta, quello che rifletteva la e sulla società, ci penserei due volte. Perché se forse l’horror ha negli ultimi anni progressivamente abbandonato l’esercizio di forza sulla realtà applicato durante i suoi lustri entusiasmanti, nel mercato di genere del 2016 ha comunque dimostrato di sapersi intrufolare indesiderato altrove, nelle curvature private, in casa e nella camera da letto, negli armadi e nella mente. Tirando i nodi al pettine, meglio così: finalmente l’horror torna a piegarsi dentro i confini di un’intimità tormentata, a violare non invitato la segretezza e la santità dell’io. Invasion of privacy, però non esclusivamente delle mura domestiche. La privacy che l’horror dell’anno appena concluso si è impegnato a invadere è quella naturalmente famigliare (e ciò è scontato, per il genere) ma soprattutto è personale, riservata, confidenziale; una privacy esclusiva e recondita, spesso inconfessata. L’horror più abile del 2016 è quello che ha saputo chiudersi e lavorare fra i lembi fragili dell’individuo, interrogandolo e mettendolo sovente in ginocchio, e chiedendogli implicitamente di fare da espressione di qualcosa di più vasto. E allora il cerchio si chiude, e probabilmente l’horror è stato ancora una volta capace di parlare del mondo, perché se il singolo ne è un ambasciatore, un riverbero, un effetto, eccetera eccetera. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000