Ezra Furman
Ezra Furman
di Alessio Budetta
Il nuovo che non avanza
Il “nuovo” in musica, oltre a non interessare più nessuno, sembra ormai configurarsi come mera abilità di inserire una propria originale cifra stilistica all’interno di codici comunicativi sempre e comunque prestabiliti e standardizzati (generi, forma canzone, ecc.). Questo “nuovo che non avanza” rimarrà tale probabilmente fino a quando non ci libereremo dell’idea di “disco” inteso come unità testuale universalmente riconosciuta per la popular music, ne sono convinto e vedrete che andrà a finire così. Nel frattempo tocca ribadire ancora una volta e tante altre volte ancora fino allo sfinimento che il concetto che il “nuovo” in musica non interessa più nessuno, specialmente coloro i quali si lamentano di copertine passatiste e retrospettive orientate ai decenni di culto della seconda metà del ‘900: ecco, a loro frega meno di una sega. Vorrebbero vivere in musica una nuova adolescenza, probabilmente, ma soprattutto incolpare qualcuno o qualcosa per la perdita dell’unica vera e vecchia gioventù ormai passata.
Percorsi formativi per aspiranti rock-star
Una tale premessa, a dire il vero non di certo rivoluzionaria nei concetti ma nemmeno troppo educata nel suo puntare il dito mi è parsa a priori adattissima a presentare il personaggio che andremo a trattare in questo articolo. Ezra Furman - classe 1986 - è un degno protagonista del rock odierno, addirittura potremmo assurgerlo a perfetto esempio di rock star stereotipata anni ’10 (decennio che lì per lì non ci fa venire in mente neanche mezzo disco memorabile), una sorta di Ty Segall meno prolifico e meno garage ma in egual modo intento solo e soltanto a fare bene (mai benissimo) e farlo sempre, costantemente, solo per ESSERCI, ESSERCI, ESSERCI. In entrambe le discografie non troverete capolavori né momenti di autentica rottura o di forte evoluzione. C’è solo il bisogno di rafforzare la propria visibilità, proprio come un meme accuratamente studiato e poi lanciato nel web a caccia di condivisioni. Auguriamo loro che dietro a questo sterile - sul piano artistico - presenzialismo rock si celi almeno un tornaconto più grande di quanto possiamo immaginare, anche se è lecito porsi qualche dubbio a riguardo. Ma vediamo a questo punto chi è Ezra Furman e come è arrivato fin qui. […]
…segue per 6 pagine nel numero 256 di Blow Up, in edicola a settembre 2019
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#256) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Il nuovo che non avanza
Il “nuovo” in musica, oltre a non interessare più nessuno, sembra ormai configurarsi come mera abilità di inserire una propria originale cifra stilistica all’interno di codici comunicativi sempre e comunque prestabiliti e standardizzati (generi, forma canzone, ecc.). Questo “nuovo che non avanza” rimarrà tale probabilmente fino a quando non ci libereremo dell’idea di “disco” inteso come unità testuale universalmente riconosciuta per la popular music, ne sono convinto e vedrete che andrà a finire così. Nel frattempo tocca ribadire ancora una volta e tante altre volte ancora fino allo sfinimento che il concetto che il “nuovo” in musica non interessa più nessuno, specialmente coloro i quali si lamentano di copertine passatiste e retrospettive orientate ai decenni di culto della seconda metà del ‘900: ecco, a loro frega meno di una sega. Vorrebbero vivere in musica una nuova adolescenza, probabilmente, ma soprattutto incolpare qualcuno o qualcosa per la perdita dell’unica vera e vecchia gioventù ormai passata.
Percorsi formativi per aspiranti rock-star
Una tale premessa, a dire il vero non di certo rivoluzionaria nei concetti ma nemmeno troppo educata nel suo puntare il dito mi è parsa a priori adattissima a presentare il personaggio che andremo a trattare in questo articolo. Ezra Furman - classe 1986 - è un degno protagonista del rock odierno, addirittura potremmo assurgerlo a perfetto esempio di rock star stereotipata anni ’10 (decennio che lì per lì non ci fa venire in mente neanche mezzo disco memorabile), una sorta di Ty Segall meno prolifico e meno garage ma in egual modo intento solo e soltanto a fare bene (mai benissimo) e farlo sempre, costantemente, solo per ESSERCI, ESSERCI, ESSERCI. In entrambe le discografie non troverete capolavori né momenti di autentica rottura o di forte evoluzione. C’è solo il bisogno di rafforzare la propria visibilità, proprio come un meme accuratamente studiato e poi lanciato nel web a caccia di condivisioni. Auguriamo loro che dietro a questo sterile - sul piano artistico - presenzialismo rock si celi almeno un tornaconto più grande di quanto possiamo immaginare, anche se è lecito porsi qualche dubbio a riguardo. Ma vediamo a questo punto chi è Ezra Furman e come è arrivato fin qui. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000