Ewan MacColl
Ewan MacColl
di Giovanni Vacca
IL COSIDDETTO ‘folk inglese’ (ancor più impropriamente chiamato anche folk ‘celtico’ o ‘anglo-celtico’), vale a dire la musica popolare delle isole britanniche, ha avuto un’enorme influenza su tutto ciò che è stato fatto negli ultimi cinquant’anni in Europa e negli Stati Uniti. Ne hanno risentito ovviamente i vari revival nazionali, la canzone d’autore americana (Dylan, innanzitutto), gruppi come Led Zeppelin, che in quelle melodie hanno trovato l’ispirazione per le giuste pause nel loro hard rock e l’idea stessa di canzone narrativa, di ‘ballata’, che, sebbene non esclusiva di quelle aree, si associa per lo più a quel mondo musicale, a quella tradizione. Quanto però si assimila a questo genere (un certo repertorio di canzoni, un certo numero di interpreti di successo, un certo modo di eseguire quel repertorio, con voci eteree e profluvio di chitarre acustiche, tamburi a cornice e arpe) ha una lunga storia, che affonda le sue radici nell’immediato dopoguerra in Gran Bretagna. Una storia che, a un certo momento, ha cambiato strada, dismettendo in gran parte l’impostazione delle origini per imboccare la direzione che è tuttora con essa identificata. È opportuno allora, nell’anno in cui si commemora il venticinquennale della morte di Ewan MacColl, pioniere e grande protagonista del primo folk revival inglese, scomparso il 22 ottobre del 1989, ripensare a quelle radici, mostrarne natura e consistenza e ragionare su come e perché esse furono divelte per essere talvolta integrate, ma per lo più sostituite, da altri suoni, altre logiche musicali, altri obiettivi artistici. […]
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