ECM
ECM
di Riccardo Bertoncelli
[nell'immagine: Derek Bailey, foto di Roberto Masotti]
IN UNO degli anni più straordinari della musica del nostro tempo, il 1969, un ventiseienne tedesco del sud decide cosa fare da grande. Si chiama Manfred Eicher, viene da una buona famiglia di Lindau, lago di Costanza, e la musica lo incanta fin da quando era piccolo. È cresciuto con Schubert, Schumann, Beethoven, ha cominciato presto a studiare il violino ma poi, ascoltando jazz e innamorandosi di Paul Chambers, è passato al contrabbasso. Quel tocco tanto elegante e un'idea di ritmo sconosciuta alla musica classica indirizzano il ragazzo verso la stella polare della sua vita: il jazz, appunto. Decisivo un viaggio a New York nel 1963 quale premio per aver passato la maturità, con lo straordinario incontro al Village Vanguard del già leggendario Bill Evans.
Tornato in Germania, il giovane Manfred si trasferisce a Berlino ma non ha voglia di colpi di testa e prova la via regolare della musica classica. Studia con Carl Schuritch alla Filarmonica di Berlino ma non dura molto; ha troppe idee per la testa e l'ultima cosa che desidera è passare la vita a timbrare il cartellino da orchestrale. Quei mesi saranno comunque uno snodo fondamentale della sua esistenza, come ricorderà con gioia; su e giù per Hardenbergstrasse, la scuola di musica nella parte nord, il cinema Am Steinplatz nella parte sud. Sono i giorni della nouvelle vague, Eicher si incanta per Godard e Truffaut, ammira Bresson, impara da Bergman, Antonioni, Rossellini. Quell'amore non lo distoglie dalla musica, anzi: “di tutte le forma artistiche, cinema e musica sono le più simili: entrambe sono ritmo ed energia, toni, suoni, e la declinazione della luce”. Suona sempre il contrabbasso, Manfred Eicher, ma un po' è timido e un po' ha coscienza dei propri limiti, e non coltiverà mai l'ambizione di emergere in quella veste. Però mette dita e testa nella scena d'avanguardia e nel 1968 debutta su disco per la piccola etichetta Calig. Leader è il pianista Bob Degen, l'album è Celebrations: al basso c'è Eicher e alla batteria Fred Braceful, un dimenticatissimo musicista che nella nostra storia avrà un ruolo non secondario. In un film del 1971 di Theodor Kotulla, See The Music, e in un raro bootleg live in Esslingen (18 dicembre 1970), Eicher è in ancor più nobile compagnia: ancora Braceful e Marion Brown, sax alto, Leo Smith, tromba, Thomas Stoewsand, violoncello. Saranno tutti prima o poi “suoi” musicisti, come vedremo. […]
…segue per 8 pagine nel numero 254-255 di Blow Up, in edicola a luglio e agosto 2019: NUMERO SPECIALE DI 196 PAGINE!
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#254/255) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nell'immagine: Derek Bailey, foto di Roberto Masotti]
IN UNO degli anni più straordinari della musica del nostro tempo, il 1969, un ventiseienne tedesco del sud decide cosa fare da grande. Si chiama Manfred Eicher, viene da una buona famiglia di Lindau, lago di Costanza, e la musica lo incanta fin da quando era piccolo. È cresciuto con Schubert, Schumann, Beethoven, ha cominciato presto a studiare il violino ma poi, ascoltando jazz e innamorandosi di Paul Chambers, è passato al contrabbasso. Quel tocco tanto elegante e un'idea di ritmo sconosciuta alla musica classica indirizzano il ragazzo verso la stella polare della sua vita: il jazz, appunto. Decisivo un viaggio a New York nel 1963 quale premio per aver passato la maturità, con lo straordinario incontro al Village Vanguard del già leggendario Bill Evans.
Tornato in Germania, il giovane Manfred si trasferisce a Berlino ma non ha voglia di colpi di testa e prova la via regolare della musica classica. Studia con Carl Schuritch alla Filarmonica di Berlino ma non dura molto; ha troppe idee per la testa e l'ultima cosa che desidera è passare la vita a timbrare il cartellino da orchestrale. Quei mesi saranno comunque uno snodo fondamentale della sua esistenza, come ricorderà con gioia; su e giù per Hardenbergstrasse, la scuola di musica nella parte nord, il cinema Am Steinplatz nella parte sud. Sono i giorni della nouvelle vague, Eicher si incanta per Godard e Truffaut, ammira Bresson, impara da Bergman, Antonioni, Rossellini. Quell'amore non lo distoglie dalla musica, anzi: “di tutte le forma artistiche, cinema e musica sono le più simili: entrambe sono ritmo ed energia, toni, suoni, e la declinazione della luce”. Suona sempre il contrabbasso, Manfred Eicher, ma un po' è timido e un po' ha coscienza dei propri limiti, e non coltiverà mai l'ambizione di emergere in quella veste. Però mette dita e testa nella scena d'avanguardia e nel 1968 debutta su disco per la piccola etichetta Calig. Leader è il pianista Bob Degen, l'album è Celebrations: al basso c'è Eicher e alla batteria Fred Braceful, un dimenticatissimo musicista che nella nostra storia avrà un ruolo non secondario. In un film del 1971 di Theodor Kotulla, See The Music, e in un raro bootleg live in Esslingen (18 dicembre 1970), Eicher è in ancor più nobile compagnia: ancora Braceful e Marion Brown, sax alto, Leo Smith, tromba, Thomas Stoewsand, violoncello. Saranno tutti prima o poi “suoi” musicisti, come vedremo. […]
…segue per 8 pagine nel numero 254-255 di Blow Up, in edicola a luglio e agosto 2019: NUMERO SPECIALE DI 196 PAGINE!
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000