Durutti Column
Durutti Column
di Paolo Bertoni

BAMBINO STUDIA piano al Royal Northern College, a sette anni la prima chitarra, ben oltre l’adolescenza da suonare in solitudine, senza cercare spiriti affini. L’estro e l’applicazione crescenti sono certo sprecati nel contesto di Nosebleeds. Ha già ventiquattro anni quando esce l’unico singolo del gruppo per cui compone, ancora come Vincent Riley e con il cantante Ed Banger, Ain’t Bin To No Music School/Fascist Pigs, pubblicato Rabid nel ‘77. Volto spaurito, eccentrica giacca ma educata postura, le mani sotto al banco, nella foto di copertina scattata in una classe, due punk songs che sin dal titolo aspirano, vanamente, ad essere elette ad anthem. La band viene invitata da Tony Wilson per una comparsata nel suo programma, What’s On, a Granada TV, è l’inizio di un legame indissolubile tra i due, anche se in quell’occasione si limitano ad un formale saluto. E’ il 24 gennaio del ‘78 quando Tony chiede a Vini di unirsi a Durutti Column. La sigla è creatura sua e di Alan Erasmus, è lui a volere Reilly, il nome un riferimento a ‘Le retour de la Colonne Durutti’ - quattro pagine umoristiche di André Bertrand, diffuse a Strasburgo nel ‘66 col contributo di altri studenti simpatizzanti dell’Internazionale Situazionista, carpendo, per l'azione, fondi universitari - che citava la ‘colonna’ dell’anarchico Buenaventura Durruti, che, durante la guerra civile spagnola, con seimila uomini aveva tentato la liberazione di Saragozza nel ‘36, anno della sua morte. I due, a breve fondatori di Factory Records, reclutano Dave Rowbotham e i già Alberto Y Lost Trios Paranoias Chris Joyce e Bruce Mitchell, poi fanno e disfanno e si susseguono gli avvicendamenti nella line-up, tanto che nel debutto discografico, una facciata del ‘Factory Sampler’ del dicembre ‘78, le note del doppio 7” gatefold che ospita anche Joy Division, John Dowie e Cabaret Voltaire, recitano formazione a tre, Vini, Colin Sharp e Stephen Hopkins, e rammentano gli epurati Phil Rainford, Tony Bowers, Rowbotham e Joyce. Mitchell non è neanche nominato, ma lo rivedremo presto. I brani Durutti sono No Communication, post-punk grezzo ed esageratamente dilatato, e Thin Ice (detail), incerta psichedelia, sembra che a suonare, nell’agosto ‘78, siano Reilly, Bowers, Joyce e Rowbotham, alla produzione accreditati Martin Hannett e Laurie Latham, col primo che cerca di dare senso, in sede di remix, a quanto raccolto dal secondo. Il debutto dal vivo è nella prima delle serate The Factory organizzate da Wilson presso il Russell Club di Hulme, il 19 maggio del ‘78, come spalla di Jilted John. La fanzine New Manchester Review Sounds scrive ‘Durutti Column were making their debut this evening in the belief that agit-prop psychedelia is the next big thing’, la prima fuori Manchester è come support act di Joy Division a Leeds, nel luglio successivo. […]

…segue per 12 pagine nel numero 204 di Blow Up, in edicola ad Maggio 2015 al costo di 6 euro

• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#204) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.

• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.

Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.

Tag: Durutti Column
©2024 Blow Up magazine all rights reserved
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000