Dolly Parton
Dolly Parton
di Federico Savini
“Quand’ero ancora una bambina, ricordo questa donna dai capelli giallissimi, il rossetto rosso, gli occhi pittati, gli abiti scollati e aderenti. Sapevo che la consideravano la sgualdrina del paese. Però, per me, era la cosa più bella che avessi mai visto. E quando la gente la chiamava ‘spazzatura’, io pensavo: ‘Ecco cosa sarò da grande! Spazzatura!’ ”. Prima di riscrivere la storia del punk, alla luce di queste dichiarazioni che una pop-star settantenne rilasciò qualche anno fa a una patinata rivista per ricchi borghesi del Sud degli Stati Uniti, il mondo della critica musicale dovrebbe non tanto chiedere scusa a Dolly Parton, visto che non l’ha mai filata di striscio, ma per lo meno cominciare ad occuparsene. A prenderla sul serio.
Se parliamo di sessismo, pregiudizi e roba simile, i critici musicali non si sono distinti per aver fatto particolari danni, ma visto e considerato che Dolly Parton è anzitutto una cantautrice, lo scarso entusiasmo da lei tipicamente suscitato fra i colleghi non dovrebbe essere motivo di vanto per chi in genere non perde l’occasione di sventolare proclami libertari e sciorinare vicinanza alle minoranze vessate, rivendicando spregiudicatezza morale e intellettuale attraverso la passione universale per la musica.
Chissà, quindi, che il libro di Sarah Smarsh “Una forza della natura. Dolly Parton e le donne delle sue canzoni”, appena pubblicato in Italia dalla casa editrice Black Coffee, non ottenga i riscontri che merita. Mai, in Italia, era stato pubblicato un testo tanto approfondito su una figura così “profondamente” americana. E poi Sarah Smarsh, già autrice del saggio “Heartland” che ha rischiato di vincere il National Book Award, è un’autrice assolutamente autorevole. Ha scritto un libro dominato dal filo rosso del confronto tra le istanze femministe intellettuali classiche (dalle suffragette ai movimenti degli anni ‘60, fino a quelli di oggi) e il naturale, strenuo, genuino e persino esplosivo femminismo incarnato da Dolly Parton (e pure dalla nonna di Sarah Smarsh, l’altra protagonista di un libro che ogni donna di campagna - di oggi, beninteso - dovrebbe leggere). […]
…segue per 12 pagine nel numero 290-291 di Blow Up, in edicola a luglio e agosto 2022
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#290/291) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come ‘piego di libri’ (chi desidera una spedizione rapida ci contatti via email).
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
“Quand’ero ancora una bambina, ricordo questa donna dai capelli giallissimi, il rossetto rosso, gli occhi pittati, gli abiti scollati e aderenti. Sapevo che la consideravano la sgualdrina del paese. Però, per me, era la cosa più bella che avessi mai visto. E quando la gente la chiamava ‘spazzatura’, io pensavo: ‘Ecco cosa sarò da grande! Spazzatura!’ ”. Prima di riscrivere la storia del punk, alla luce di queste dichiarazioni che una pop-star settantenne rilasciò qualche anno fa a una patinata rivista per ricchi borghesi del Sud degli Stati Uniti, il mondo della critica musicale dovrebbe non tanto chiedere scusa a Dolly Parton, visto che non l’ha mai filata di striscio, ma per lo meno cominciare ad occuparsene. A prenderla sul serio.
Se parliamo di sessismo, pregiudizi e roba simile, i critici musicali non si sono distinti per aver fatto particolari danni, ma visto e considerato che Dolly Parton è anzitutto una cantautrice, lo scarso entusiasmo da lei tipicamente suscitato fra i colleghi non dovrebbe essere motivo di vanto per chi in genere non perde l’occasione di sventolare proclami libertari e sciorinare vicinanza alle minoranze vessate, rivendicando spregiudicatezza morale e intellettuale attraverso la passione universale per la musica.
Chissà, quindi, che il libro di Sarah Smarsh “Una forza della natura. Dolly Parton e le donne delle sue canzoni”, appena pubblicato in Italia dalla casa editrice Black Coffee, non ottenga i riscontri che merita. Mai, in Italia, era stato pubblicato un testo tanto approfondito su una figura così “profondamente” americana. E poi Sarah Smarsh, già autrice del saggio “Heartland” che ha rischiato di vincere il National Book Award, è un’autrice assolutamente autorevole. Ha scritto un libro dominato dal filo rosso del confronto tra le istanze femministe intellettuali classiche (dalle suffragette ai movimenti degli anni ‘60, fino a quelli di oggi) e il naturale, strenuo, genuino e persino esplosivo femminismo incarnato da Dolly Parton (e pure dalla nonna di Sarah Smarsh, l’altra protagonista di un libro che ogni donna di campagna - di oggi, beninteso - dovrebbe leggere). […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000