Diaframma
Diaframma
di Stefano I. Bianchi
LA MANIERA in cui l’arte si palesa al mondo è spesso curiosa e sempre imprevedibile. Il più delle volte chi la realizza non ha cognizione di ciò che sta facendo, talvolta a produrla sono personaggi marginali e altrimenti insignificanti (Kafka, Pessoa), oppure adolescenti inconsapevoli (Rimbaud), oppure folli visionari disadattati e autolesionisti (Van Gogh) o ancora personaggi arroganti, discutibili e ambigui (Joyce, Mann, Céline). Si parva licet, i protagonisti delle nostre storie rock’n’roll non di rado riassumono tutto in uno, dalla trimurti Hendrix-Joplin-Morrison a Ian Curtis, da Lou Reed a David Thomas, dalla famiglia Buckley a Kurt Cobain, da Iggy Pop a Joni Mitchell, da Patti Smith a Tom Waits e tanti, tanti altri. Tutti i nostri sogni che si fanno carne sono il sintomo di un malessere che (non) sa (di) farsi arte, e tanto ci basta: nel nostro mondo chiuso e conforme a se stesso è sufficiente la (nostra) volontà, perché avvenga la (loro) rappresentazione.
Come Rimbaud, Federico Fiumani appartiene alla categoria degli (eterni) adolescenti inconsapevoli. Non sapeva, e forse ancora oggi non sa, cosa stava facendo mentre lo faceva. Sputava fuori le parole dalla sua introversione e le regalava a tanti altri che le trasfiguravano nella propria vita, quorum ego. D’altronde il simbolismo funzionava proprio così: espressione di emozioni personali che si fanno mondo perché il poeta è un tramite e un veggente, distanziamento dalla vita quotidiana e dalle sue maledizioni, immaginazione che si libera attraverso parole come simboli spesso e volentieri ambigui e interrogativi di un’interiorità esclusiva e rimossa. Federico è stato il poeta della nostra (tarda) adolescenza e, come l’amico Arthur prima di lui, non sapeva di esserlo.
“Siberia”, il primo album dei Diaframma, venne pubblicato il 5 dicembre 1984, quindi festeggia adesso il quarantennale dell’uscita. Per l’occasione il disco è stato ripubblicato in una splendida confezione in vinile rosa con accluso un CD che contiene l’originale più un “Live in Modena 1985”, un poster di grande formato e un booklet di sedici pagine. Mi è parsa l’occasione giusta per fare il punto e ripercorrere una vita. Anzi, due. […]
…segue per 12 pagine nel numero 319 di Blow Up, dicembre 2024, NUMERO SPECIALE DI 132 PAGINE!
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#319) al costo di 12 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come ‘piego di libri’ (chi desidera una spedizione rapida ci contatti via email).
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
LA MANIERA in cui l’arte si palesa al mondo è spesso curiosa e sempre imprevedibile. Il più delle volte chi la realizza non ha cognizione di ciò che sta facendo, talvolta a produrla sono personaggi marginali e altrimenti insignificanti (Kafka, Pessoa), oppure adolescenti inconsapevoli (Rimbaud), oppure folli visionari disadattati e autolesionisti (Van Gogh) o ancora personaggi arroganti, discutibili e ambigui (Joyce, Mann, Céline). Si parva licet, i protagonisti delle nostre storie rock’n’roll non di rado riassumono tutto in uno, dalla trimurti Hendrix-Joplin-Morrison a Ian Curtis, da Lou Reed a David Thomas, dalla famiglia Buckley a Kurt Cobain, da Iggy Pop a Joni Mitchell, da Patti Smith a Tom Waits e tanti, tanti altri. Tutti i nostri sogni che si fanno carne sono il sintomo di un malessere che (non) sa (di) farsi arte, e tanto ci basta: nel nostro mondo chiuso e conforme a se stesso è sufficiente la (nostra) volontà, perché avvenga la (loro) rappresentazione.
Come Rimbaud, Federico Fiumani appartiene alla categoria degli (eterni) adolescenti inconsapevoli. Non sapeva, e forse ancora oggi non sa, cosa stava facendo mentre lo faceva. Sputava fuori le parole dalla sua introversione e le regalava a tanti altri che le trasfiguravano nella propria vita, quorum ego. D’altronde il simbolismo funzionava proprio così: espressione di emozioni personali che si fanno mondo perché il poeta è un tramite e un veggente, distanziamento dalla vita quotidiana e dalle sue maledizioni, immaginazione che si libera attraverso parole come simboli spesso e volentieri ambigui e interrogativi di un’interiorità esclusiva e rimossa. Federico è stato il poeta della nostra (tarda) adolescenza e, come l’amico Arthur prima di lui, non sapeva di esserlo.
“Siberia”, il primo album dei Diaframma, venne pubblicato il 5 dicembre 1984, quindi festeggia adesso il quarantennale dell’uscita. Per l’occasione il disco è stato ripubblicato in una splendida confezione in vinile rosa con accluso un CD che contiene l’originale più un “Live in Modena 1985”, un poster di grande formato e un booklet di sedici pagine. Mi è parsa l’occasione giusta per fare il punto e ripercorrere una vita. Anzi, due. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000