DI ESTIVE BATTAGLIE
DI ESTIVE BATTAGLIE
Fabio Donalisio
Piccolo promemoria dei versi, e delle lotte ingaggiate con i medesimi, durante le sudate notti d’afa
[…] TIRA BUONA ARIA. Questo sono solito rispondere quando (e, buon segno anche questo, capita sempre più spesso) mi chiedono esternazioni di feeling su come e dove stia andando la poesia oggi. Dovessi argomentare razionalmente, avrei delle difficoltà. Sistematizzare è sempre impresa da titani, piena di insidie e di falle. Ne parliamo su queste stesse pagine con chi, recentemente, ci ha provato riguardo alla poesia del nostro recentissimo passato, ovvero Vincenzo Ostuni con i suoi “esordienti degli anni zero”. Io mi limito ad annusare, per ora. A vedere, leggere. Ascoltare. E su più fronti le sensazioni sono quelle emanate da cose vive. Negli ultimi anni, complice una fenomenologia di magagne assai intricata e complessa, emergevano ovunque segnali di stagnazione (e questo non ha impedito, come l’antologia di Ostuni, per fare uno solo degli esempi, testimonia, la nascita e la cresita di poeti ardui e resistenti), di scollamento, di separazione netta tra sacche di “antagonismo” e un mainstream sempre più sdilinquito e ridondante, ora sembra, e ribadisco sembra, che qualche rivolo cominci a scavallare le dighe prodromo, forse, di salutari allagamenti. La sensazione è multidimensionale. Coinvolge un gorgoglio di sommersi ancora non esorditi su pagina cartacea che, dribblando gli incagli quantitativi e di brutale naiveté propri della rete, riescono a urlare (è la parola giusta) una poesia ancora magari acerba, ma netta nella voce e consapevole nella volontà di infrangersi sul contesto, di smetterla con isolamento e autoreferenzialità. Ne daremo parziale conto, spero, su queste pagine. Per ora consigliamo di cercare online, sempre a titolo di esempio, i versi di Marco Montanaro, della cui prosa molto “poetica” abbiamo parlato un paio di numeri fa. Coinvolge gli esordi veri e propri, e di questi traccia più sotto una piccola mappa Francesco Targhetta partendo dall’uscita dell’XI Quaderno di poesia contemporanea di Marcos y Marcos. E coinvolge, infine, tutto un contesto. La virtuosità, quelle poche volte che è messa in atto, tende a essere contagiosa. E allora anche tutto il micragnoso micro-sistema dell’editoria di poesia, pure lui, sembra avere qualche micro-scossone. Non parliamo, ovvio, di terremoti ad alta visibilità, ma di piccole onde d’urto che i sismografi dei lettori, affinati all’immobilità, registrano con attenzione. Per dirla in due parole, se c’è linfa, se c’è rottura dell’incomunicabilità e se i poeti “giovani” e “italiani” cessano di sentirsi clandestini, o meglio giocano la loro clandestinità esistenziale in un isolamento meno assoluto, tutto ne trae giovamento. I poeti a fine “carriera” (ma si può ancora parlare di carriera?), le traduzioni di poeti stranieri, persino la vituperata poesia in dialetto. Ecco dunque un piccolo filo di segnali che si è accumulato, con la precisione puntuale del caos, sulla mia scrivania (anzi per terra, luogo deputato ai versi, molto più che il cielo). […]
[nella foto: Marco Giovenale]
…segue per 4 pagine nel numero 172 di Blow Up, in edicola nel mese di settembre 2012 al costo di 6 euro.
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#172) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con l’invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è abbonarsi (abbonamento): risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
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[…] TIRA BUONA ARIA. Questo sono solito rispondere quando (e, buon segno anche questo, capita sempre più spesso) mi chiedono esternazioni di feeling su come e dove stia andando la poesia oggi. Dovessi argomentare razionalmente, avrei delle difficoltà. Sistematizzare è sempre impresa da titani, piena di insidie e di falle. Ne parliamo su queste stesse pagine con chi, recentemente, ci ha provato riguardo alla poesia del nostro recentissimo passato, ovvero Vincenzo Ostuni con i suoi “esordienti degli anni zero”. Io mi limito ad annusare, per ora. A vedere, leggere. Ascoltare. E su più fronti le sensazioni sono quelle emanate da cose vive. Negli ultimi anni, complice una fenomenologia di magagne assai intricata e complessa, emergevano ovunque segnali di stagnazione (e questo non ha impedito, come l’antologia di Ostuni, per fare uno solo degli esempi, testimonia, la nascita e la cresita di poeti ardui e resistenti), di scollamento, di separazione netta tra sacche di “antagonismo” e un mainstream sempre più sdilinquito e ridondante, ora sembra, e ribadisco sembra, che qualche rivolo cominci a scavallare le dighe prodromo, forse, di salutari allagamenti. La sensazione è multidimensionale. Coinvolge un gorgoglio di sommersi ancora non esorditi su pagina cartacea che, dribblando gli incagli quantitativi e di brutale naiveté propri della rete, riescono a urlare (è la parola giusta) una poesia ancora magari acerba, ma netta nella voce e consapevole nella volontà di infrangersi sul contesto, di smetterla con isolamento e autoreferenzialità. Ne daremo parziale conto, spero, su queste pagine. Per ora consigliamo di cercare online, sempre a titolo di esempio, i versi di Marco Montanaro, della cui prosa molto “poetica” abbiamo parlato un paio di numeri fa. Coinvolge gli esordi veri e propri, e di questi traccia più sotto una piccola mappa Francesco Targhetta partendo dall’uscita dell’XI Quaderno di poesia contemporanea di Marcos y Marcos. E coinvolge, infine, tutto un contesto. La virtuosità, quelle poche volte che è messa in atto, tende a essere contagiosa. E allora anche tutto il micragnoso micro-sistema dell’editoria di poesia, pure lui, sembra avere qualche micro-scossone. Non parliamo, ovvio, di terremoti ad alta visibilità, ma di piccole onde d’urto che i sismografi dei lettori, affinati all’immobilità, registrano con attenzione. Per dirla in due parole, se c’è linfa, se c’è rottura dell’incomunicabilità e se i poeti “giovani” e “italiani” cessano di sentirsi clandestini, o meglio giocano la loro clandestinità esistenziale in un isolamento meno assoluto, tutto ne trae giovamento. I poeti a fine “carriera” (ma si può ancora parlare di carriera?), le traduzioni di poeti stranieri, persino la vituperata poesia in dialetto. Ecco dunque un piccolo filo di segnali che si è accumulato, con la precisione puntuale del caos, sulla mia scrivania (anzi per terra, luogo deputato ai versi, molto più che il cielo). […]
[nella foto: Marco Giovenale]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000