Chris Whitley
Chris Whitley
di Luca Moccafighe
[nell’immagine: Chris Whitley, foto di Timothy White]
“Permettano che dica loro che sono un amico della sventura, e anche un amico molto intimo. Al primo momento non la comprendiamo. E’ una compagna così delicata che viene adagio, senza avvicinarsi e ci sorprende sempre. Chi ha l’abilità di sorprendere , deve essere di certo, qualunque cosa sia, da ovunque venga, qualcosa di straordinariamente delicato.”
Robert Walser “I fratelli Tanner” (Adelphi)
“Arte… cosa significa?… io lo so cosa significa, ma non riesco a guadagnarmi da vivere con l’arte.”
Chris Whitley, 2005
La storia di Chris Whitley è tragica, quasi mitologica, è la vicenda di un musicista che più volte, dopo anni di lotte sembra essere arrivato davanti alla porta per il successo, ed invece proprio da quella porta comincia una discesa negli inferi che verrà rallentata dall’amore e dalla dedizione per la propria arte. La frase su citata è una di quelle che compaiono nel trailer di un documentario in lavorazione da diversi anni e ancora non pubblicato, a cura di Jonathan Mayor e che, dagli spaccati che si possono intravedere, possiede sia il merito che la crudeltà di mostrare un’intervista in cui si vede un uomo ed un artista fisicamente e psicologicamente a pezzi, infatti di lì a qualche settimana dal girato, Whitley morirà di cancro ai polmoni fra l’affetto dei suoi cari.
Christopher Becker Whitley nasce a Houston, in Texas il 31 agosto 1960. È il maggiore di tre fratelli nonché figlio di un direttore artistico e di una pittrice e scultrice che hanno il merito, durante i suoi primi anni di vita, di farlo appassionare alla musica blues e rock grazie ad una collezione di dischi tutt’altro che convenzionale, Chris inizia quindi ad ascoltare John Lee Hooker, Muddy Waters e la voce cartavetrata di Bukka White, ma anche cose più contemporanee come gli ZZ Top, Led Zeppelin, Cream o Johnny Winter. Proprio il chitarrista albino, anch’egli texano, accenderà il desiderio in Whitley verso la chitarra resofonica ascoltata nel brano Dallas, uno dei più celebri di Winter. Egli si trova in un ambiente familiare con attitudini artistiche, ma la mentalità dei genitori è l’emanazione di uno stato come il Texas, fra i più intransigenti e conservatori di tutti gli Stati Uniti, un luogo dove la durezza d’animo è fondamentale per sopravvivere. […]
…segue per 8 pagine nel numero 210 di Blow Up, in edicola a Novembre 2015 al costo di 6 euro
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#210) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nell’immagine: Chris Whitley, foto di Timothy White]
“Permettano che dica loro che sono un amico della sventura, e anche un amico molto intimo. Al primo momento non la comprendiamo. E’ una compagna così delicata che viene adagio, senza avvicinarsi e ci sorprende sempre. Chi ha l’abilità di sorprendere , deve essere di certo, qualunque cosa sia, da ovunque venga, qualcosa di straordinariamente delicato.”
Robert Walser “I fratelli Tanner” (Adelphi)
“Arte… cosa significa?… io lo so cosa significa, ma non riesco a guadagnarmi da vivere con l’arte.”
Chris Whitley, 2005
La storia di Chris Whitley è tragica, quasi mitologica, è la vicenda di un musicista che più volte, dopo anni di lotte sembra essere arrivato davanti alla porta per il successo, ed invece proprio da quella porta comincia una discesa negli inferi che verrà rallentata dall’amore e dalla dedizione per la propria arte. La frase su citata è una di quelle che compaiono nel trailer di un documentario in lavorazione da diversi anni e ancora non pubblicato, a cura di Jonathan Mayor e che, dagli spaccati che si possono intravedere, possiede sia il merito che la crudeltà di mostrare un’intervista in cui si vede un uomo ed un artista fisicamente e psicologicamente a pezzi, infatti di lì a qualche settimana dal girato, Whitley morirà di cancro ai polmoni fra l’affetto dei suoi cari.
Christopher Becker Whitley nasce a Houston, in Texas il 31 agosto 1960. È il maggiore di tre fratelli nonché figlio di un direttore artistico e di una pittrice e scultrice che hanno il merito, durante i suoi primi anni di vita, di farlo appassionare alla musica blues e rock grazie ad una collezione di dischi tutt’altro che convenzionale, Chris inizia quindi ad ascoltare John Lee Hooker, Muddy Waters e la voce cartavetrata di Bukka White, ma anche cose più contemporanee come gli ZZ Top, Led Zeppelin, Cream o Johnny Winter. Proprio il chitarrista albino, anch’egli texano, accenderà il desiderio in Whitley verso la chitarra resofonica ascoltata nel brano Dallas, uno dei più celebri di Winter. Egli si trova in un ambiente familiare con attitudini artistiche, ma la mentalità dei genitori è l’emanazione di uno stato come il Texas, fra i più intransigenti e conservatori di tutti gli Stati Uniti, un luogo dove la durezza d’animo è fondamentale per sopravvivere. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000