di Luca Collepiccolo

AL MOMENTO di andare in stampa Chris Corsano potrebbe avere già pubblicato un’altra manciata di album collaborativi: la sua è tutt’altro che routine, è quasi una necessità motoria, un instancabile desiderio di fermare il momento, la singola jam o la più ardita delle composizioni. Complice la recente collaborazione con due luminari dell’alternative rock americano (quando il termine non era di comune dominio mainstream) come Mike Watt e Joe Baiza [vedi BU#317], non facciamo fatica ad associare la sua parabola a quella dei più sofisticati ed intraprendenti eroi del post-punk d’oltreoceano. Se pensiamo ai Black Flag del quasi strumentale “The Process Of Weeding Out” o alle molteplici pubblicazioni della sussidiaria di SST New Alliance (dai Blue Humans di Rudolph Grey ed Alan Licht agli Slovenly) non possiamo non ascrivere l’operato di Corsano a quelle stesse estroverse e tortuose traiettorie stilistiche. Ipotesi peraltro confermata dalla sua lunga associazione al collettivo/etichetta Ecstatic Yod (joint venture tra Thurston Moore e il leggendario giornalista musicale Byron Coley) con cui ha preso parte a numerosi progetti, foraggiando in primis l’ascesa della cosiddetta new weird America coi Sunburned Hand Of The Man.
Chi è Corsano? Sicuramente non un jazzista, non propriamente un rumorista, men che meno una personalità assuefatta alle droghe psichedeliche. L’improvvisazione è il suo motore e il suo habitat naturale, pur lasciando spazio a frequentazioni out-rock – i dischi pubblicati coi favolosi Rangda su Drag City (con le twin guitar di Sir Richard Bishop e Ben Chasny), il duo con Michael Flower dei Vibracathedral Orchestra o i Chikamorachi con l’ex You Fantastic Darin Gray (immortalati anche in memorabili jam live col sassofonista giapponese Akira Skata e l’obliquo e ubiquo Jim O’ Rourke) – che mantengono un labile contatto con la sua più archetipa formazione. […]

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