Cat Stevens
Cat Stevens
di Giovanni Vacca
Periodicamente l’attenzione dei media si concentra su Cat Stevens, ormai da tempo Yusuf Islam dopo la sua conversione alla religione musulmana avvenuta a metà degli anni ’70. L’occasione, stavolta, è il rifacimento di uno dei suoi dischi di maggior successo: Teaser and the Firecat, uscito nel 1970 e ripreso nel cinquantennio (recensione su BU#269). Altre volte il motivo era stato il suo impegno personale nella guerra jugoslava, le sue numerose attività di beneficenza, il suo ruolo di ambasciatore dell’Unicef per l’infanzia nei paesi poveri o la controversa presa di posizione sul caso Rushdie, quando l’ayatollah Khomeini condannò a morte nel 1989 lo scrittore Salman Rushdie accusato di aver offeso il profeta dell’Islam con il suo libro I versetti satanici. Tutto questo perché Yusuf Islam/Cat Stevens (il cui vero nome è in realtà Steven Demetre Georgiou) è stata una delle più grandi star dei primi anni ’70, un uomo che ha creato un repertorio di canzoni tra i più memorabili della popular music del secolo scorso: un repertorio di cui ripercorreremo la storia e che inaspettatamente ci permetterà, per alcune sue specifiche caratteristiche, di ragionare anche sulla canzone italiana.
Cat Stevens è indubbiamente un artista associato al rock ma che, se non fosse stato per il suo essere cresciuto nella Swinging London, intrisa degli umori di quegli anni (dai Beatles in giù), e per averne assorbito talmente lo spirito da restituirne comunque l’aggressività nelle sue composizioni, forse mai sarebbe entrato nella Rock ‘n Roll Hall of Fame quando musicisti ben più ‘rock’ di lui non vi hanno avuto accesso (Rage Against The Machine, per esempio, ma anche Radiohead, Soundgarden, Motorhead e perfino vecchie glorie come Judas Priest e Jethro Tull). Questo singolare fatto, non rivela tanto l’opinabilità delle scelte degli elettori di quella celebre istituzione americana, che si possono tranquillamente ignorare, quanto del perché Stevens/Islam sia percepito come ‘rock’, nonostante il fatto che di rock, nella sua musica, ci sia ben poco (essendoci, invece, molto di altro). […]
…segue per 8 pagine nel numero 277 di Blow Up, in edicola a giugno 2021
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#277) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Periodicamente l’attenzione dei media si concentra su Cat Stevens, ormai da tempo Yusuf Islam dopo la sua conversione alla religione musulmana avvenuta a metà degli anni ’70. L’occasione, stavolta, è il rifacimento di uno dei suoi dischi di maggior successo: Teaser and the Firecat, uscito nel 1970 e ripreso nel cinquantennio (recensione su BU#269). Altre volte il motivo era stato il suo impegno personale nella guerra jugoslava, le sue numerose attività di beneficenza, il suo ruolo di ambasciatore dell’Unicef per l’infanzia nei paesi poveri o la controversa presa di posizione sul caso Rushdie, quando l’ayatollah Khomeini condannò a morte nel 1989 lo scrittore Salman Rushdie accusato di aver offeso il profeta dell’Islam con il suo libro I versetti satanici. Tutto questo perché Yusuf Islam/Cat Stevens (il cui vero nome è in realtà Steven Demetre Georgiou) è stata una delle più grandi star dei primi anni ’70, un uomo che ha creato un repertorio di canzoni tra i più memorabili della popular music del secolo scorso: un repertorio di cui ripercorreremo la storia e che inaspettatamente ci permetterà, per alcune sue specifiche caratteristiche, di ragionare anche sulla canzone italiana.
Cat Stevens è indubbiamente un artista associato al rock ma che, se non fosse stato per il suo essere cresciuto nella Swinging London, intrisa degli umori di quegli anni (dai Beatles in giù), e per averne assorbito talmente lo spirito da restituirne comunque l’aggressività nelle sue composizioni, forse mai sarebbe entrato nella Rock ‘n Roll Hall of Fame quando musicisti ben più ‘rock’ di lui non vi hanno avuto accesso (Rage Against The Machine, per esempio, ma anche Radiohead, Soundgarden, Motorhead e perfino vecchie glorie come Judas Priest e Jethro Tull). Questo singolare fatto, non rivela tanto l’opinabilità delle scelte degli elettori di quella celebre istituzione americana, che si possono tranquillamente ignorare, quanto del perché Stevens/Islam sia percepito come ‘rock’, nonostante il fatto che di rock, nella sua musica, ci sia ben poco (essendoci, invece, molto di altro). […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000