Bunuel
Bunuel
di Federico Guglielmi

BAND INTERNAZIONALE composta da un musicista statunitense e tre italiani, i Buñuel hanno finora messo in fila gli album “A Resting Place For Strangers” (2016), “The Easy Way Out” (2018), “Killers Like Us” (2022) e il “Mansuetude” in uscita questo mese, tutti consacrati a un rock vigoroso, rumoroso e creativo che - non è un’iperbole - inchioda. Dell’inusuale vicenda del quartetto e della sua affascinante visione si è discusso con il frontman Eugene S. Robinson (ex degli appena sciolti Oxbow), con l’infaticabile ed eclettico chitarrista Xabier Iriondo (Afterhours e mille altre avventure) e con il batterista Franz Valente (Il Teatro degli Orrori), tutti membri fondatori; unico assente, Andrea Lombardini, che in “Mansuetude” c’è ma che ha da pochissimo lasciato il basso nelle mani di Carlo Veneziano.
Nonostante i presumibili problemi logistici, quattro album in nove anni testimoniano di una storia solida. La volontà di un percorso stabile e duraturo c’era dall’inizio, o si è cementata solo con il tempo?
(Xabier) Personalmente non affronto mai i progetti musicali pensando che abbiano una natura “episodica” o un termine/scadenza. All’inizio di questo viaggio ci siamo semplicemente chiusi per tre giorni nello studio La Sauna (sulla riva di un lago), abbiamo registrato con furore nove brani e li abbiamo inviati a Eugene che ci ha cantato sopra: i Buñuel sono nati così, senza pretese se non di fare quello che ci interessava fare. La prima volta che ci siamo incontrati di persona, per suonare dal vivo al Bloom di Mezzago e senza aver mai provato prima con Eugene, ho avuto la sensazione netta e precisa che quel tour non sarebbe stato l’ultimo. […]

[nell'immmagine: Bunuel con Carlo Veneziano, foto di Annapaola Martin]

…segue per 4 pagine nel numero 317 di Blow Up, ottobre 2024

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