Black Rebel Motorcycle Club
Black Rebel Motorcycle Club
di Emanuele Sacchi
Il 2001 è con ogni probabilità l’ultimo anno in cui il rock ha provato a rialzare la testa, prima di accettare definitivamente un ruolo subalterno rispetto a hip hop e mainstream pop. Nella sbornia di proclami seguiti a “Is This It” degli Strokes e a “White Blood Cells” dei White Stripes, i Black Rebel Motorcycle Club sono rimasti sullo sfondo, un gruppo dei tanti a ingrossare le fila di questo curioso fenomeno di revival, esploso a un decennio esatto di distanza dall’ultimo anno di dominio assoluto del rock. Gli anni successivi, costellati one hit band stile Jet o Datsuns, hanno fatto il resto. Il primo disco, “B.R.M.C.”, un monolite nero (uscito quindi nell’anno ideale) di rock di cui quest’anno si celebra il ventennale, esce in aprile, qualche mese prima dell’ondata Strokes. I singoli rimbalzano tra le classifiche, soprattutto Whatever Happened to My Rock’n’Roll? (Punk Song), ma senza sfondare. Lo hype si concretizza ma in fondo lascerà più danni che benefici, anche grazie al tipico effetto New Musical Express: entusiasmo esagerato, saturazione e poi rifiuto sprezzante. “Raccomandati” da Oasis e NME, e quindi automaticamente squalificati agli occhi dei più snob, i tre da San Francisco – Peter Hayes, Robert Levon Been, Vince Jago – vantavano gli ascendenti più nobili del lotto di rocker in auge. Oggi sono gli unici di quell’ondata ancora alive and kicking (gli Strokes sono in attività, ma più che altro in teoria), capaci di contare su una fan base devota. Se vi è capitato di vederli dal vivo, quando ancora i concerti esistevano, Black Rebel Motorcycle Club resta una delle poche esperienze rock che valga il biglietto oggigiorno. Buone vibrazioni a base di colate di feedback e spleen tardo-adolescenziale, come se fosse la prima volta e come se non ci fosse un domani, generosamente elargite a fan in linea con l’estetica del gruppo, vestiti di scuro, silenziosi. Cool, ma con discrezione. […]
…segue per 4 pagine nel numero 284 di Blow Up, in edicola a gennaio 2022
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#284) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Il 2001 è con ogni probabilità l’ultimo anno in cui il rock ha provato a rialzare la testa, prima di accettare definitivamente un ruolo subalterno rispetto a hip hop e mainstream pop. Nella sbornia di proclami seguiti a “Is This It” degli Strokes e a “White Blood Cells” dei White Stripes, i Black Rebel Motorcycle Club sono rimasti sullo sfondo, un gruppo dei tanti a ingrossare le fila di questo curioso fenomeno di revival, esploso a un decennio esatto di distanza dall’ultimo anno di dominio assoluto del rock. Gli anni successivi, costellati one hit band stile Jet o Datsuns, hanno fatto il resto. Il primo disco, “B.R.M.C.”, un monolite nero (uscito quindi nell’anno ideale) di rock di cui quest’anno si celebra il ventennale, esce in aprile, qualche mese prima dell’ondata Strokes. I singoli rimbalzano tra le classifiche, soprattutto Whatever Happened to My Rock’n’Roll? (Punk Song), ma senza sfondare. Lo hype si concretizza ma in fondo lascerà più danni che benefici, anche grazie al tipico effetto New Musical Express: entusiasmo esagerato, saturazione e poi rifiuto sprezzante. “Raccomandati” da Oasis e NME, e quindi automaticamente squalificati agli occhi dei più snob, i tre da San Francisco – Peter Hayes, Robert Levon Been, Vince Jago – vantavano gli ascendenti più nobili del lotto di rocker in auge. Oggi sono gli unici di quell’ondata ancora alive and kicking (gli Strokes sono in attività, ma più che altro in teoria), capaci di contare su una fan base devota. Se vi è capitato di vederli dal vivo, quando ancora i concerti esistevano, Black Rebel Motorcycle Club resta una delle poche esperienze rock che valga il biglietto oggigiorno. Buone vibrazioni a base di colate di feedback e spleen tardo-adolescenziale, come se fosse la prima volta e come se non ci fosse un domani, generosamente elargite a fan in linea con l’estetica del gruppo, vestiti di scuro, silenziosi. Cool, ma con discrezione. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000