di Fabio Donalisio

1. A chi sei figlio?

Ci mancava. Effettivamente nella pletora di narrazioni sui traumi del XX secolo mancava un punto di vista interno sull'ascesa del fascismo italiano. I nazisti, come è noto, hanno occupato a mani basse l'estetica ancora prima che la guerra fosse finita. Ci sono volute le Benevole di Littell, però, per la perturbante soggettiva sui protagonisti del massacro. Sempre gregari, comunque. Qui, Scurati (scrittore da chi scrive mai amato, sia detto per correttezza) centra il perno sul capo, sul fondatore, sull'uomo (solo) al comando. Non il fascismo ma Mussolini. E non il Mussolini di “governo”, ma quello di lotta, quello che porta – complici circostanze propizie – un sogno a realtà (e per molti, a incubo). M il figlio del secolo è una narrazione monumentale nelle dimensioni, circoscritta nei tempi e ancorata in ogni modo possibile al documento. Più di un romanzo storico, una storia resa romanzo. Come da avvertenza d'autore, non c'è un momento della prosa che sia aliena allo specchio documentale, non ci si arrischia di un millimetro nella fiction, ci si limita a rendere raccontabile – ovvero divisa in una serie di scene, con coordinate spazio-tempo comprensibili e un narratore che tira le fila – la traccia controversa della realtà. Un procedimento alla Carrère, ma senza il personaggio narrante all'interno del racconto. Rendono bene l'idea, se si ha pazienza di leggerle e ci si perdona la digressione, queste righe di Houellebecq a proposito proprio di Carrère: […]

…segue per 6 pagine nel numero 248 di Blow Up, in edicola a gennaio 2019

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