Alice Sheldon
Alice Sheldon
di Umberto Rossi
Capita spesso, sui gruppi italiani di appassionati di fantascienza dei vari social forum, di sentire sparate del tipo “Il più grande scrittore di fantascienza è…” e seguono alcuni nomi alquanto prevedibili e in ordine alfabetico: Isaac Asimov, Ray Bradbury, Arthur C. Clarke, Philip K. Dick, e pochi altri… comunque, sempre gli stessi. Tutti uomini, tutti bianchi, quasi tutti morti; e generalmente autori che hanno dato il meglio di sé prima del 1980 (talvolta prima del 1970).
C’è un po’ di pregiudizio, allora, tra gli appassionati della fantascienza italiani? Anche un po’ (un bel po’) di conservatorismo? Effettivamente sì, anche se non è tutta colpa loro. Anche l’editoria italiana ci mette del suo, con distrazioni clamorose (libri mai tradotti) e dimenticanze vergognose (libri che non vengono ristampati, neanche in digitale). Inoltre Mondadori, che ormai detiene il grosso dei diritti degli autori di fantascienza degni di nota, campa di ristampe su ristampe (non solo su Urania); le traduzioni di opere recenti arrivano col contagocce. Ma bisogna anche tenere conto di un aspetto demografico della faccenda: i lettori di fantascienza non sono giovani. I giovani la fantascienza la conoscono tramite film, serie tv, videogiochi. Quelli che leggono fantascienza per lo più sono cinquantenni e sessantenni (se non settantenni e ottantenni) che hanno scoperto il genere grazie a Urania, dove si pubblicavano per lo più romanzi e racconti usciti in America e Regno Unito tra il 1940 e il 1970; e la vecchia guardia resta nostalgicamente attaccata alle letture della sua adolescenza e gioventù (ci sono eccezioni, ma mica tante). Ora, se andiamo a vedere cosa offriva la fantascienza di lingua inglese in quei trent’anni, dobbiamo riconoscere che la presenza femminile era esigua e marginale; allora sarebbe stato impensabile un exploit come quello di N.K. Jemisin, che ha vinto il premio Hugo (l’oscar della fantascienza) per ben tre volte di seguito dal 2016 al 2018. Pensate solo che il primo Hugo assegnato a un romanzo scritto da una donna risale al fatidico 1970; lo vinse La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. Le Guin. Insomma, fino a una cinquantina d’anni fa la fantascienza era un gioco per maschietti; e se ti sei formato come lettore più di cinquant’anni fa, le scrittrici o non le conosci o ne hai sentito parlare ma non le hai lette. […]
…segue per 4 pagine nel numero 301 di Blow Up, in edicola a giugno 2023
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• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Capita spesso, sui gruppi italiani di appassionati di fantascienza dei vari social forum, di sentire sparate del tipo “Il più grande scrittore di fantascienza è…” e seguono alcuni nomi alquanto prevedibili e in ordine alfabetico: Isaac Asimov, Ray Bradbury, Arthur C. Clarke, Philip K. Dick, e pochi altri… comunque, sempre gli stessi. Tutti uomini, tutti bianchi, quasi tutti morti; e generalmente autori che hanno dato il meglio di sé prima del 1980 (talvolta prima del 1970).
C’è un po’ di pregiudizio, allora, tra gli appassionati della fantascienza italiani? Anche un po’ (un bel po’) di conservatorismo? Effettivamente sì, anche se non è tutta colpa loro. Anche l’editoria italiana ci mette del suo, con distrazioni clamorose (libri mai tradotti) e dimenticanze vergognose (libri che non vengono ristampati, neanche in digitale). Inoltre Mondadori, che ormai detiene il grosso dei diritti degli autori di fantascienza degni di nota, campa di ristampe su ristampe (non solo su Urania); le traduzioni di opere recenti arrivano col contagocce. Ma bisogna anche tenere conto di un aspetto demografico della faccenda: i lettori di fantascienza non sono giovani. I giovani la fantascienza la conoscono tramite film, serie tv, videogiochi. Quelli che leggono fantascienza per lo più sono cinquantenni e sessantenni (se non settantenni e ottantenni) che hanno scoperto il genere grazie a Urania, dove si pubblicavano per lo più romanzi e racconti usciti in America e Regno Unito tra il 1940 e il 1970; e la vecchia guardia resta nostalgicamente attaccata alle letture della sua adolescenza e gioventù (ci sono eccezioni, ma mica tante). Ora, se andiamo a vedere cosa offriva la fantascienza di lingua inglese in quei trent’anni, dobbiamo riconoscere che la presenza femminile era esigua e marginale; allora sarebbe stato impensabile un exploit come quello di N.K. Jemisin, che ha vinto il premio Hugo (l’oscar della fantascienza) per ben tre volte di seguito dal 2016 al 2018. Pensate solo che il primo Hugo assegnato a un romanzo scritto da una donna risale al fatidico 1970; lo vinse La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. Le Guin. Insomma, fino a una cinquantina d’anni fa la fantascienza era un gioco per maschietti; e se ti sei formato come lettore più di cinquant’anni fa, le scrittrici o non le conosci o ne hai sentito parlare ma non le hai lette. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000