di Carlo Babando

SE IL MESE PASSATO avevamo percorso sentieri persi tra le brume del tempo, affrontando le paludi della Louisiana e gli sterminati campi di cotone del Mississippi, appoggiando l’orecchio ai legni fradici del juke joint per sentire il battito del cuore di quegli stessi uomini che la domenica contorcevano le ugole tra gli spalti della chiesa, adesso gli eventi iniziano a prendere una nuova piega. Gli anni ’30 erano passati da un bel pezzo eppure, per certi versi, molte cose erano rimaste le stesse: bianchi e neri erano lungi dal considerarsi davvero uguali – ammesso che fosse davvero questo il fine ultimo a cui puntare e non la solita, ingenua, scorciatoia – mentre le schiere del paradiso continuavano ad affollare i sogni e gli incubi di un popolo, quello afroamericano, che guardava alla Bibbia come una metafora della propria difficile condizione sociale. Non che la musica sacra, ormai standardizzata nelle forme precise del gospel, avesse preso il sopravvento su quella profana, semmai è possibile dire che il r&b si fosse infine acclimatato in una nicchia commerciale che, lungo gli otto anni che vanno dal 1958 al 1966, allargava progressivamente il proprio bacino di interesse fino ad attrarre un pubblico enorme e quanto mai eterogeneo. Se fino a qualche tempo prima difficilmente un vinile solcato dalla voce di Ruth Brown avrebbe raggiunto il giradischi di un giovane professionista di estrazione borghese e dalla pelle color latte, adesso un sette pollici vergato Supremes o Martha & The Vandellas lo faceva viceversa con estrema naturalezza. […]

…segue per 18 pagine nel numero 244 di Blow Up, in edicola a settembre 2018 al costo di 9 euro: è il secondo numero doppio estivo!

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