20 ESSENTIALS: Paisley Underground 1982-1989
20 ESSENTIALS: Paisley Underground 1982-1989
di Stefano I. Bianchi con Roberto Municchi

La bruciante stagione della new wave e del punk fu fondamentale per la storia del rock non solo per ciò che produsse in termini di appartenenza diretta, ma anche perché fornì le basi culturali e le fondamenta strutturali per un nuovo punto di partenza dopo che, nel giro di un paio di stagioni, l’eccitazione iniziale era inevitabilmente venuta meno. Col passaggio dagli anni ’70 agli ’80 il ‘movimento’ visse una cesura che, per quanto naturale e niente affatto traumatica, si rivelò emblematica delle diverse attitudini con le quali il brulicante nuovo mondo dei musicisti e delle etichette indipendenti aveva interpretato la ‘rivoluzione’ del ’76-‘77. Lo ‘sciogliete le righe’ dette vita, grosso modo e in maniera sbrigativa, a due filoni che potremmo definire l’uno ‘futuribile’ e l’altro ‘passatista’, o se si preferisce l’uno ‘progressista’ e l’altro ‘conservatore’.
La strada del primo fu quella di una continua sperimentazione sul suono e sulle tecniche compositive e si espresse in forme tra loro molto diverse ma ugualmente animate dalla medesima volontà di allargare a oltranza i confini del punk e della new wave: dall’hardcore all’hardcore ‘evoluto’, dall’elettronica al noise, dai Black Flag ai Minutemen, dai New Order ai Sonic Youth, erano la forma-canzone e il suono che vi era contenuto a essere rimessi in discussione. Il secondo filone, quello ‘passatista’ e ‘conservatore’ (e s’intendano le parole solo in termini tecnici e di metodo, non di merito), tornò ad ancorarsi al mondo del rock classico e della tradizione, alle loro logiche culturali, alle loro tecniche compositive e al loro suono inteso proprio come grana e qualità. I protagonisti di questa tendenza s’immersero nel passato cercandovi la necessaria linfa vitale per dare vita a quella massiccia operazione di ‘recupero creativo’ che lungo tutti gli anni ’80 divenne la presenza più costante, diffusa e commercialmente fortunata del mondo underground meno oltranzista: dai R.E.M. agli Smiths, dai Dream Syndicate ai Primal Scream alla generazione grunge, i Sixties (e poi i Seventies) rivisti e corretti furono il lasciapassare che permise a tante band ed etichette indie-alternative di fare il salto e rinnovare dalle fondamenta anche l’universo mainstream. […]

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